La Serie A è spaccata: 3 sono le linee di pensiero. C’è chi vuole riprendere al più presto il campionato (Lazio, Napoli, Roma, Sassuolo, Cagliari), chi vuole congelarlo lasciando invariata la classifica attuale (Milan, Inter, Sampdoria, Genoa, Brescia) e chi ha posizioni più moderate, in attesa che l’emergenza Coronavirus cessi o quantomeno dia segnali di forte ridimensionamento.

Tutto ciò rende impossibile conciliare le esigenze così disparate tra i club della Serie A. Poi c’è la posizione della FIGC che ha ipotizzato 3 soluzioni: play off per lo scudetto e play out per la retrocessione; oppure non assegnazione del titolo; oppure ancora rinvio delle partite dal prossimo mese di maggio o anche giugno e conclusione dei campionati fino a luglio.
Fatto strano che mentre per la Serie B varrebbe l’attuale classifica ai fini della promozione in Serie A, per l’assegnazione dello scudetto la FIGC non riterrebbe valida l’attuale classifica e il titolo dovrebbe essere si assegnato, ma non tenendo conto dell’attuale classifica. Strana disparità di trattamento. La FIGC sembra voler in qualsiasi modo evitare che la Juventus vinca il nono scudetto consecutivo, ma questa è una mia personalissima opinione.

Tornando al problema principale, a me sembra che la questione dei campionati nazionali di calcio vada preliminarmente subordinata all’attuale emergenza sanitaria che attanaglia il Paese ormai da oltre un mese. Secondo me non si dovrà giocare né a porte aperte né a porte chiuse, fintantoché non ci saranno condizioni sanitarie ottimali che possano far escludere qualsiasi forma di contagio non solo fra gli spettatori ma anche fra i protagonisti (calciatori, dirigenti, magazzinieri, stewards, giornalisti e tutti gli altri soggetti a qualsiasi titolo coinvolti) o fino a quando coloro che hanno contratto il virus non siano perfettamente guariti e ciò per evitare qualsiasi disparità di trattamento.

Allo stato non è possibile fare previsioni su quando si potrà riprendere a giocare, ma a larghe linee si possono ipotizzare alcuni scenari. Va da sé che ove la situazione attuale rimanesse tale per molti mesi (ma nessuno se lo augura) non resterebbe che prenderne atto e bisognerebbe dire addio ad ogni velleità di rivedere il calcio giocato in tempi ragionevolmente brevi. E questa è l’ipotesi più pessimistica. Per contro l’ipotesi più ottimistica (cioè di riprendere i campionati entro il mese di maggio) al momento sembra avveniristica ed è contrastata anche dagli Organi di Governo oltre che da alcune importanti club della Serie A.

A questo punto non resta che formulare un’ipotesi intermedia, quella cioè di vedere migliorare le condizioni sanitarie del Paese in un periodo compreso tra i mesi di luglio-agosto-settembre. Molti sostengono che in questa eventualità i campionati dovrebbero essere considerati chiusi già dal mese di giugno perché, tra l’altro, in tale data vengono a scadere i contratti di prestazioni sportive con i calciatori e perché in tale periodo dovrebbe essere già iniziata la prossima stagione calcistica.

A mio modesto avviso queste controindicazioni potrebbero essere superate ove ci fosse buona volontà da parte di tutte le parti interessate.
Ma come salvare capra e cavoli?

Dal mio punto di vista una soluzione si potrebbe trovare qualora lo scenario ipotizzato sia quello intermedio: cioè proseguire i campionati non appena le condizioni sanitarie lo consentiranno giocando ogni tre giorni fino alla loro regolare conclusione. Restano da giocare 12 partite in serie A e 10 in Serie B il che implica che occorre un mese e mezzo per la Serie A e circa un mese per la Serie B.
In tale ipotesi tutte le Società di calcio vedrebbero realizzati sul campo i rispettivi obiettivi: lotta scudetto, lotta per l’accesso all’Europa League e lotta per la retrocessione e nessuno potrebbe sostenere di essere stato penalizzato in quanto il rinvio dei campionati è stato determinato da cause di forza maggiore.
Il prossimo campionato potrebbe iniziare circa un mese dopo la fine di questo in modo da dare respiro ai giocatori e consentire una campagna acquisti in tale arco di tempo.
Analogamente i prossimi campionati di A e B dovrebbero essere compressi con numerose partite infrasettimanali per recuperare il tempo perduto. Ovviamente nessun cambiamento dovrebbe essere adottato per quanto riguarda il numero delle squadre iscritte ai tornei summenzionati.

Questa potrebbe essere la soluzione per il regolare svolgimento dei campionati nostrani. Ma cosa succederebbe per quanto concerne gli altri aspetti: campagna acquisti, contratti dei calciatori, sponsorizzazioni ecc.? Secondo me anche questi problemi sono risolvibili con la volontà delle parti interessate.
Come dicevo prima, le compravendite potrebbero iniziare subito dopo la fine di questo campionato e protrarsi per un mese o più, eliminando la finestra invernale in quanto non più necessaria perché troppo ravvicinata alla precedente sessione di mercato.
I contratti dei calciatori rimangono validi con le attuali scadenze e quelli che hanno scadenza al 30 giugno 2020 potrebbero essere prorogati per alcuni mesi (cioè fino alla conclusione della stagione 2019-2020) mediante apposita contrattazione sindacale. Al riguardo non ci sarebbe neanche motivo per ridurre lo stipendio dei calciatori visto che la stagione prosegue e che le prestazioni continuano ad essere svolte regolarmente.
Anche gli sponsor non avrebbero nulla da eccepire in considerazione del fatto che gli eventi sportivi riprenderebbero regolarmente, anche se procrastinati rispetto alla tempistica inizialmente prevista e conseguentemente dovrebbero mantenere gli impegni assunti. E allora qual è il problema?

Un problema in realtà c’è ed è quello delle competizioni internazionali. Il campionato europeo è stato già ufficialmente rinviato e pertanto da questo punto di vista nulla quaestio.
Restano da risolvere la Champions League e l’Europa League. Anche per queste competizioni potrebbe ipotizzarsi uno scivolamento in avanti magari utilizzando anche il periodo natalizio durante il quale nel nostro Paese si usa riposarsi mentre in Inghilterra si gioca regolarmente (gli Inglesi infatti hanno una competizione in più rispetto a tutte le altre Federazioni), oppure ipotizzando per la prossima annata un sistema che consenta di giocare meno partite come avviene per la nostra Coppa Italia, laddove nei primi turni si gioca una sola partita senza il ritorno.

Una cosa appare assolutamente certa: i programmi e le regole si fanno in anticipo sia per i campionati nazionali che per le competizioni europee. Quelle regole stabilite per quest’anno vanno rispettate anche se le partite dovessero giocarsi a cavallo del nuovo anno. Per queste ragioni non appare condivisibile la proposta di effettuare play off e play out come ventilato da Gravina, che in qualità di Presidente della FIGC, dovrebbe essere il primo a garantire l’osservanza delle regole e non quello che per primo ne propone la disapplicazione.

27.03.2020
Pierluigi



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