Vincere in Europa è, da quando si disputano le competizioni internazionali, l’obiettivo più importante per le squadre di club.

Con l’avvento della Champions League quasi tutte le attenzioni si sono focalizzate sulla Coppa dalle grandi orecchie, ma prima di questo “monopolio” di fatto, c’erano tre competizioni che facevano sognare chiunque riuscisse ad arrivare all’ambito traguardo di partecipare.

Generalmente, nella Coppa dei Campioni/Champions League hanno sempre trionfate le migliori squadre dei campionati nazionali, considerate le più costanti anche nei campionati domestici, eccezioni a parte (Nottingham su tutte).

Nelle due competizioni minori, invece, si è assistito a delle imprese memorabili anche da parte di squadre non costantemente competitive nelle leghe di appartenenza, ma che, in alcuni periodi, sono riusciti a farsi notare pur senza mai vincere nel corso della loro storia il titolo di campione nazionale.

Con l’articolo di oggi, si vuol dare spazio alle uniche quattro squadre che hanno provato almeno per una volta il brivido di poter sollevare un trofeo UEFA, pur senza mai riuscire ad ottenere l’ambito riconoscimento in campionato.

 

PARMA (Italia)

Il caso più eclatante è tutto italiano ed è quello della squadra ducale.

I gialloblù, dopo 77 anni trascorsi tra B, C e addirittura dilettantismo sul finire degli anni ’60, approda nel massimo campionato al culmine del campionato di Serie B 1989/90. Al timone di quella squadra Nevio Scala, idolo indiscusso di quel periodo.

Dallo sbarco in Serie A, le soddisfazioni furono immense: il primo titolo ufficiale venne conquistato nel 1991/92 con la conquista della Coppa Italia, pass necessario per la disputa e la conquista della Coppa delle Coppe nella stagione successiva da parte della squadra di capitan Minotti. A questa seguirono la vittoria in Supercoppa Europea contro il Milan, la seconda finale consecutiva in CdC, persa contro l’Arsenal, e la vittoria in Coppa UEFA nel 1994/95 contro la Juventus nella doppia sfida andata e ritorno, che ancora oggi è annoverata tra i più bei ricordi di sempre da parte dei supporters emiliani.

Nel 1998/99, con alla guida Malesani, venne conquistata la seconda Coppa UEFA della storia, ormai arcinota ultima affermazione di una squadra tricolore nella odierna Europa League.

In questo decennio di successi straordinari (a cui si debbono aggiungere 2 Coppe Italia e una Supercoppa Italiana, più un’altra Coppa Italia nel 2001/02) uno solo è il grande rammarico: non essere riusciti a fregiarsi del titolo di Campione d’Italia, con delle rose che erano potenzialmente valide per poter coronare il sogno. Nelle fila parmensi hanno infatti militato calciatori del calibro di Buffon, Cannavaro, Thuram, Zola, Crespo, Chiesa, Boghossian fino al campione del Mondo Taffarel o al Pallone d’Oro Stoichkov (anche se deludente). E la lista sarebbe molto più lunga!

L’impresa fu sfiorata già con Scala nel 1993 e nel 1995 con due terzi posti, ma il vero rimpianto è targato Ancelotti, alla guida della squadra nella stagione 1996/97, che non riuscì a condurre la squadra ad uno storico trionfo per due sole lunghezze dalla Juventus di Lippi.

Dopo questa epopea, il Parma ha poi conosciuto momenti difficili, con una prima retrocessione in B nel 2008 (seguita da un’immediata risalita dall’inferno cadetto) fino al tragico fallimento del 2015, che causò la ripartenza dalla Serie D.

La squadra ha compiuto un cammino pazzesco, salendo in tre anni nuovamente nella massima serie.

 

West Ham (Inghilterra)

Quando si parla di Londra, le squadre di riferimento sono Arsenal, Chelsea e Tottenham. Ma c’è una quarta squadra che è riuscita nell’impresa, come le altre tre, di vincere un titolo internazionale, ovvero il West Ham.

La squadra inglese, fondata nel 1895 come attività dopolavoristica dal direttore di un cantiere navale (da qui i due martelli simbolo del club, a dimostrazione della radice operaia, che sovrastano il castello “Green Street House”), visse il periodo sportivo migliore a metà degli anni ’60: nel 1963/64, capitanati dallo storico Bobby Moore, capitano dell’Inghilterra Campione del Mondo due anni dopo, gli “Hammers” vinsero una rovente finale di FA Cup contro il Preston North End per 3-2, con la rete di Boyce decisiva a 5 minuti dal gong.

L’anno dopo, conquistato il Community Shield a inizio stagione [1], la sorte vuole che la finale di Coppa delle Coppe abbia come sede Wembley: nel tempio del calcio mondiale, la doppietta di Sealey nella ripresa stese il Monaco 1860 e condusse la squadra di Londra al successo internazionale.

La società della capitale britannica riuscirà a sfiorare il bis a metà degli anni ’70, con la vittoria in FA Cup nel 1974/75 e la finale di Coppa delle Coppe l’anno dopo, stavolta, però, persa per mano dell’Anderlecht con il risultato di 4-2.

Negli anni a venire, la squadra conobbe la retrocessione in Second Division, ma anche in questo caso metterà a segno un piccolo record, conquistando la FA Cup nel 1979/80 da squadra non in massima serie, andando poi a risalire l’anno dopo in First Division e sfiorando un’altra impresa, stavolta nella Coppa di Lega, dove giunse fino alla finale, perdendola.

Una squadra che confermò anche sul finire del millennio la sua propensione europea, vincendo il Torneo Intertoto nel 1999, considerato ufficiale dagli almanacchi UEFA.

Questa grande tradizione non ha però mai trovato risposta in campionato, nel quale si è dovuta accontentare nella stragrande maggioranza dei casi di campionati tranquilli o a metà classifica.

Da segnalare solo il terzo posto conquistato nel 1985/86.

 

Bayer Leverkusen (Germania)

Leggendo questo nome, molti potrebbero essere tentati dal controllare la pagina di Wikipedia per smentire quanto appena letto.

Una delle squadre universalmente considerate tra le top del calcio teutonico non è mai riuscita a vincere il campionato.

In realtà, fino al 1979, la squadra è stata impantanata nelle categorie inferiori, fino all’approdo in Bundesliga.

Dopo i primi anni di assestamento (rischiando la retrocessione nel 1982), ottenne le prime qualificazioni in Europa e al secondo tentativo fece bingo: nel 1987/88, la squadra rossonera arrivò alla doppia finale contro l’Espanyol da imbattuta, facendo fuori squadre prestigiose, su tutti il Barcellona ai quarti di finale con uno storico successo al Camp Nou, a cui seguì il sentito derby contro il Werder Brema, sconfitto nella gara di andata 1-0 (il ritorno finì a reti bianche).

La doppia finale fu a due facce: nella gara di andata, i catalani travolsero i tedeschi con un perentorio 3-0 e la gara di ritorno a Leverkusen non iniziava coi migliori auspici.

Eppure, il 18 Maggio 1988, ebbe luogo una delle serate più emozionanti di tutta la storia del club: per 55 minuti la partita restò in bilico, fino al goal di Tita e alla rete di Gotz qualche minuto più tardi. Ci credono tutti, fino a spingere verso il 3-0 firmato Cha Bum-Kun. Gli spagnoli sono al tappeto e dal dischetto l’emozione li tradisce: un incubo per loro, ma un sogno inaspettato per gli avversari. E’ il primo storico trofeo conquistato in assoluto, che la rende unica rispetto alle altre tre squadre che rientrano nella categoria protagonista dell’articolo.

Da quella notte, la squadra si è quasi sempre piazzata in orbita europea, vincendo nel 1992/93 la Coppa di Germania e partecipando per la prima volta alla Coppa delle Coppe.

Sul finire degli anni ’90 divenne l’antagonista principale del Bayern, giungendo alle sue spalle nel 1996/97 e nel 1998/99, fino alla clamorosa beffa nel 1999/00, dove arrivò a pari punti ma perse il titolo per la peggior differenza reti nei confronti dei bavaresi.

Ma il più grande rimpianto della storia arriverà due anni dopo: una squadra con elementi quali Butt, Lucio, Ballack, Basturk e Berbatov disputò una stagione straordinaria, chiudendo però clamorosamente secondo in tutte e tre le competizioni a cui partecipava.

Il Borussia Dortmund soffiò per un punto l’ambito primo posto, mentre lo Schalke 04 impedì la conquista della Coppa nazionale.

In Europa arrivò fino all’atto conclusivo di Glasgow (nessuna squadra non campione in patria ha mai fatto meglio tuttora): il Real Madrid vinse 2-1, con le reti tutte nel primo tempo di Raul, Lucio e il capolavoro di Zidane che consegnò la nona coppa alle Merengues.

Dopo quella stagione, la squadra è rimasta sempre ai piani alti ma senza riuscire ad avvicinare le dominatrici Bayern e Borussia.

 

Real Saragozza (Spagna)

Infine, gli aragonesi.

Fondati nel 1903, approdarono in massima serie al termine della stagione 1939/40 e per circa venti anni fecero saliscendi tra Prima e Segunda Division.

Solo verso la metà degli anni ’60, grazie ad una crescita economica importante del club, ottenne due Coppe del Re ed una Coppa delle Fiere (trofeo non riconosciuto dalla UEFA) ed anche una semifinale in Coppa delle Coppe.

La squadra, nel corso della sua storia, ha brillato poche volte nella Liga, ottenendo il massimo risultato nel 1974/75 con un secondo posto, sebbene a dodici lunghezze dal Real campione (nell’era dei due punti), ma vanta una buona tradizione in Coppa del Re, avendola conquistata sei volte (oltre alle due succitate, nel 1986, nel 1994, nel 2001 e nel 2004) e perdendo altre cinque volte in finale.

Proprio il successo del 1994 (unito ad un buon terzo posto in campionato) permise di accedere alla grande avventura della Coppa delle Coppe 1994/95.

Dopo aver raggiunto agevolmente i quarti, l’ostacolo Feyenoord fu il primo realmente pericoloso: in Olanda, gli spagnoli persero 1-0, ma nel match di ritorno ribaltarono Pardeza ed Esnaider (sì, proprio lui, il futuro juventino non ricordato benissimo dai bianconeri, per utilizzare un eufemismo).

La semifinale con il Chelsea sembra una passeggiata dopo il 3-0 casalingo dell’andata, ma a Londra se la vede brutta, perdendo 3-1 e accedendo alla finalissima di Parigi contro l’altra squadra di Londra, quell’Arsenal già vincitore l’anno prima e a caccia di uno storico bis.

La sfida è tesissima: alla rete di Esnaider risponde Hartson per i “Gunners”: si va ai supplementari.

Sembra tutto apparecchiato per i calci di rigore, ma al 120’ Nayim, per gli spagnoli, si inventa una delle prodezze più spettacolari della storia del calcio: un pallonetto da circa 40 metri che scavalca Seaman e che manda in delirio il Saragozza.

E' l’attimo più intenso di tutta la storia del club, che grazie a questo goal rientra tra le speciali società protagoniste di questo racconto.

 

[1] La partita contro il Liverpool finì 2-2 ma secondo il regolamento dell’epoca, in caso di pareggio, il trofeo era condiviso.