"Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?".
Questo è l'incipit utilizzato da Cicerone per aprire la prima delle quattro orazioni, dette "catilinarie", nel tentativo di denunciare le nefandezze del controverso Lucio Sergio Catilina.
Il grande oratore di Arpino non passò alla storia, solo nelle vesti di grande accusatore, dimostrando doti sublimi anche nella difesa dei propri assistiti, come nel caso dell'omicida Milone. Non penso, in cuor mio, di avere il physique du role, per compiere un'arringa degna dell'arpinate, tuttavia, mi arrogo il diritto di difendere l'operato di un uomo, da tempo immemore seduto sul banco degli imputati. Massimiliano Allegri da Livorno, tecnico da cinque anni della Signora, l'individuo più odiato dalla stragrande maggioranza dei tifosi juventini. Perchè tanto astio nei suoi riguardi?
Approfitterò del Foro di "Vivo Per Lei" per compiere la mia accorata e maldestra arringa.

Probabilmente, non è arrivato a Torino, nella calda estate 2014, con una buona nomea, essendo stato acerrimo rivale della Juve, nella corsa allo scudetto 2011\2012. Un'altrettanto calda accoglienza tributatagli da un paio di tifosi, in quel di Vinovo, pareva il preludio a un annus horribilis per le tinte bianconere. Tutt'altro: in cinque anni sono arrivati 5 Scudetti, 4 Coppe Italia, 2 Supercoppe Italiane. Ah, la Juve si è presa anche il lusso di calcare il palcoscenico di due finali di Champions, a distanza di dodici anni dalla finale di Manchester. Numeri esaltanti, per un tecnico, a detta di molti, sopravvalutato. Max è il terzo tecnico più vincente della storia della Juve, preceduto solo da Trap e Lippi. Niente male!

3-5-2, eredità di Conte e primo modulo utilizzato dall'Allegri juventino. 4-3-1-2, suo sistema prediletto e impartito con il contagocce sino a diventare abito di gala di Madama, specie nelle notti d'Europa. L'anno dopo si torna al 3-5-2. 4-2-3-1 è l'all-in da giocatore di poker che contraddistingue la seconda parte di stagione del 2016-2017, azzeccando la mossa di far convivere contemporaneamente Cuadrado, Dybala, Mandzukic e Higuain. Nondimeno è Pjanic ad acquisire un ruolo di primo piano, da regista, nella nuova alchimia di gioco. 4-3-3, invece, la creatura plasmata dal demiurgo livornese. Qualcuno diceva che di tattica capisse poco o niente. Leggendo i numeri appena citati, emerge un quadro abbastanza evidente: la Juve, non solo ha alternato più sistemi di gioco, ma ha, spesso, adeguato i propri ritmi a quelli dell'avversario. Pragmatismo, mica pizza e fichi.

Signori, a nessuno piacciono i numeri, tantomeno a Max. Riluttante a moduli e tatticismi, sebbene fosse necessaria una parentesi sull'argomento, come non soffermarsi sulla grande abilità nel leggere la partita dalla panchina?
Esempi molto pratici. 2015, derby della Mole. Risultato bloccato sull'1-1. Entrano Cuadrado e Alex Sandro. La Juve trova il gol nei minuti di recupero. Rete di Cuadrado, assist di Sandro. Touchè.                                       
Sempre in quella stagione. Finale di Coppa Italia contro il Milan. Fermi sullo 0-0, con il match ai supplementari, Acciughina inserisce, in corso d'opera, Alex Sandro, Cuadrado e Morata. Alex Sandro contiene la verve dell'ispirato Calabria. Cuadrado, a pochi minuti dalla fine, crossa in mezzo. Morata, in girata, insacca.                     
Quest'anno, Lazio-Juve 1-0. Dentro Cancelo, fuori Douglas. Il portoghese prima pareggia i conti e, nel finale di gara, si procura il rigore del sorpasso. Fattore C o bravura? 

Indicando un pallone di colore bianco, paragonò, durante una conferenza stampa, il colore di quella sfera al pallore dei volti dei giocatori, prima della sfida di Champions con il Malmo. Per carità, il tremolio della Juve in Europa è una costante sulla linea spazio-tempo, ciò non toglie che, nel quinquennio allegriano, la consapevolezza delle proprie capacità ha rasentato gli standard visti con Marcello Lippi, qualche decennio fa. Borussia, Real, Monaco, Barcellona, Manchester City e United, Atletico Madrid, solo per citare qualche vittima dell'ultimo lustro.

Quest'anno Allegri ha, in parte, delle colpe nell'economia dei 180 minuti giocati contro l'Ajax. Una Juve molle, incapace di reagire, lontana parente della combattiva e cinica Signora ammirata recentemente. Il suo staff, poi, non è stato da meno, poiché non vi è una spiegazione logica dietro alla mole sproposita di infortuni, se una preparazione impostata male è finita peggio. Dybala è come "cervo che esce di foresta" di boskoviana memoria. Vaga per il campo, in cerca di una posizione, risultando isolato dalle trame di gioco degli ultimi venti metri. Tanti aspetti suggeriscono l'opportunità di optare per un cambio di guida tecnica, a fine stagione. Soprattutto, ieri, era Antonio Conte il favorito per la sostituzione di Max.

Agnelli sembra orientato a confermare il livornese, sicuramente per i motivi di cui ho disquisito precedentemente. In secondo luogo, eccezion fatta per questa stagione, quasi sempre la Juve ha lottato per la vittoria di tre competizoni su tre. In due occasioni è sfuggita solo la Champions. "Datti all'ippica", la frase più gentile elargita al povero livornese. Se non fosse che lui accetterebbe volentieri un invito simile, avendo più volte esternato una passione forte per il mondo dei cavalli.

Concludo, signori miei, con una grande amarezza che pervade il mio animo. Se Allegri merita tanto livore, allora starete rimpiangendo i tempi di Ferrara, Maifredi o chi per loro.
Vincere non è semplice, confermarsi nell'atto di vincere ancor più complicato. Max ha dimostrato di saper coniugare alla perfezione entrambi i verbi, compito non alla portata di tutti. Vincere è l'unica cosa che conta, in casa Juve, ma, a quanto pare, sono gli stessi juventini a non sopportare chi riesce nell'impresa.
 Sarebbe giusto cambiare, se non fosse che successori in grado di eguagliare o superare l'operato del Conte Max, ce ne sono ben pochi in circolazione.