Doveva essere una giornata di campionato favorevole al Milan, poichè le rivali dirette, Napoli e Inter, erano impegnate in due trasferte impegnative, contro Atalanta e Juventus. Doveva essere la giornata dell'allungo, giocando in casa contro il Bologna, privo del suo allenatore, Mihajlovic, ancora fermato dalla malattia.

Viceversa è stato un lunedì amaro. La squadra partenopea, allenata da Mister Spalletti, vince da grande squadra con un perentorio 3 a 1, confermando tutto ciò di positivo che viene scritto da mesi, accreditando la squadra napoletana come la reale favorita allo scudetto. Non deve infatti sfuggire che, in un eventuale arrivo a pari punti con il Milan, sarà decisiva la differenza reti, dato che gli scontri diretti sono finiti con il medesimo risultato, vittoria di entrambe, in trasferta per uno a zero. Attualmente il Napoli è in vantaggio di 6 gol sulla squadra rossonera. Sarebbe l'unica soluzione favorevole agli azzurri che sono in svantaggio con la squadra allenata da Mister Simone Inzaghi e che se invece il campionato proponesse una conclusione con arrivo a pari punti delle prime tre formazioni, la classifica avulsa premierebbe la squadra allenata da Mister Pioli. L'Inter espugna Torino. I nerazzurri di Milano avevano un solo risultato a disposizione per stare agganciata alle prime posizioni, in attesa di recuperare la partita contro il Bologna e non se lo sono fatti sfuggire.
Per quanto la prestazione non sia stata né brillante né degna di citazione, troppi i giocatori fuori condizione, ciò amplifica ancora di più l'importanza di una vittoria che sembrava quasi impossibile.
La squadra bianconera conferma tutte le difficoltà di una stagione iniziata male e continuata peggio. Chi, come me, aveva pensato che l'arrivo di Vlahovic fosse sufficiente a rimontare i troppi punti di ritardo dalla vetta, è stato ampiamente deluso dalla prestazione di ieri sera. Il giovane serbo è sembrato l'ombra del giocatore che tanto abbiamo ammirato ad inizio stagione, con altra maglia. Se pensiamo al prezzo pagato e alla eliminazione in Champions, la sola qualificazione alla prossima edizione sarebbe sufficiente a giustificarne l'investimento? Certamente l'infortunio di Chiesa pesa in modo determinante, ma il problema resta a centrocampo, dove Locatelli non è sufficiente e pesa l'assenza di Mc Kennie. Per rivedere una Juventus vincente, specialmente oltre frontiera, servirà fare almeno due innesti di spessore, anche in funzione del fatto che Dybala sarà in partenza e altri necessitano di mettersi alla prova in altre formazioni. Aggrapparsi all'arbitro per giustificare una sconfitta, comunque immeritata, non è un percorso consono ad una "grande squadra", per quanto manchi all'appello un calcio di rigore che il var avrebbe dovuto assegnare ai padroni di casa. La Juventus saluta i tenui sogni che aveva cullato in queste ultime settimane, impossibile rimontare tre squadre, meglio guardarsi alle spalle anche perchè dovrà ancora affrontare la Lazio e la Fiorentina e gli scontri diretti sono stati tutti ampiamente sfavorevoli. 

Il Milan aveva sulla carta l'impegno più facile. Superare in casa il Bologna, squadra tradizionalmente a noi favorevole, ciò avrebbe consolidato il primo posto in classifica, seppur senza incrementarlo, avvicinando il traguardo finale. Il calore del pubblico non è stato sufficiente, riempire San Siro di lunedì sera, non è cosa che succede in molte altre piazze, ma la spinta costante dei tifosi per tutti i 99 minuti di gioco, non è bastata a mutare il risultato iniziale. Finisce, zero a zero, un pareggio amaro, una battuta d'arresto a cui avremmo fatto tutti volentieri a meno. Analizzare la partita è fin troppo semplice.         
Il Milan non ha giocatori in grado di risolvere le partite con giocate singole, deve affidarsi alla manovra, ma quando le squadre si difendono in modo ordinato, non rinunciano a giocare e magari hanno anche un buon portiere, in grado di parare le due, massimo tre, occasioni veramente pericolose, ecco che la squadra allenata da Mister Pioli, si inceppa regolarmente. Queste tipo di partite, le abbiamo già analizzate in moltissime altre occasioni, rischiando di essere ripetitivi. Ad una difesa oramai collaudata, dove Kalulu si dimostra la più bella sorpresa della stagione e un centrocampo con Bennacer in costante crescita e un ottimo, ma meno brillante, Tonali, sono tutti gli interpreti della fase offensiva a confermare i limiti di cui ho scritto ripetutamente. Per quanto piangere da primi in classifica sia sbagliato e superfluo, è innegabile che la brutta frenata di ieri sera regala ai nostri avversari molte più possibilità di sorpasso, visto le insidie di un calendario ben più difficile di quello di Napoli e Inter.

Ma torniamo alla partita e agli interpreti scelti da Mister Pioli per l'attacco. I due ruoli su cui chiedevamo un miglioramento, possibilmente attraverso quegli acquisti che non si sono potuti o voluti fare, sono l'esterno destro, dove si alternano Messias e Salamandra e il centrocampista centrale, dove Brahim Diaz, non ha praticamente sostituti in grado di garantire i tempi di gioco per il reparto offensivo. Purtroppo sia il giovane spagnolo, che il brasiliano, sono incappati nell'ennesima giornata, poco brillante. Se Mister Pioli, che apprezzo e stimo, ci ha messo del suo, decidendo, prima di proporre una soluzione alternativa, con l'attacco a tre, Leao, Giroud, Rebic e poi levando il francese, l'unico in grado di segnare, per inserire Ibra, che invece di occupare l'area di rigore, usciva per creare spazio, i giocatori non hanno saputo trovare quelle giocate che sarebbero servite. A mio parere serviva altro.
Il Bologna aveva già speso tanto nel primo tempo e rinunciava ad attaccare, viceversa più attenta a perdere tempo che, a quanto pare, è diventato un atteggiamento standard per chi viene a Milano, quindi avrei riempito l'area con le due torri, Giroud e Ibra, proponendo cross dalle fasce, ma  a partita finita è fin troppo facile dirlo. Su Leao, qualsiasi cosa io possa scrivere, resta un dato fin troppo chiaro, se un attaccante non segna i gol che servono per vincere, può anche essere bravo, veloce e bello da vedere, ma resta inutile. Alla fine le due occasioni da gol più nitide capitano a Calabria, non nella sua serata migliore, ma specialmente troppo nervoso. Forse è proprio questo il dato che più è stato percepibile: il nervosismo. Dall'allenatore ai giocatori, non si percepiva quella serenità utile alle "grandi squadre" per vincere le partite, sapendo aspettare lo sbaglio avversario, che capita regolarmente. Troppi giocatori hanno giocato con poca intensità, ma molta frenesia, dannosa per proporre le scelte migliori. A sette giornate dalla fine avremmo rinunciato volentieri a questo pareggino casalingo, chi vuole sognare è libero di farlo, la cosa certa è che il Milan ha allungato sulla quinta in classifica e quella qualificazione alla Champions, su cui poggia il prossimo mercato di rafforzamento, appare oramai assicurato. A questo punto manca "solo" la posa della prima pietra dello Stadio e forse, ribadisco forse, si potrà giocare con undici giocatori in grado di competere per la vittoria finale e non in nove, come ci è spesso capitato in questa stagione.

Una polemica certamente evitabile, ma dettata dall'amarezza del risultato, a cui va aggiunto che i vari Ballò Tourè, Bakajoko, Casty, Maldini, Mirante e Lazetic anche se liberano i rispettivi armadietti di Milanello dubito che qualche tifoso se ne possa accorgere.
Doveva essere una giornata favorevole, viceversa i nodi vengono sempre al pettine e per arrivare primi, non basta avere un pubblico così numeroso e caloroso, purtroppo.