"Da una vita così
Che anche quando ti spettina è splendida sì
È una specie di corsa ad ostacoli
Anche quando va tutto a puttane...".

"La luceeeee! È mai possibile che quando uscite da una stanza per recarvi in un'altra non abbiate l'accortezza di spengere l'interruttore? Oh Pia, che c'hai i'ganzo all'Enel?".
"I'gasseeeee! Va bene che a casa nostra siamo buongustai e la nostra famiglia ci ha tramandato le ricette della nonna ma fare i'brodo a settembre ti sembra normale? Oh Pia, ma allora a Natale i'cche tu fai la panzanella?".

Mettiamo un po' di ordine.
Tanto per cominciare, visto che le tradizioni, non solo a tavola, sono tutto, bisogna che spieghi cosa è la panzanella o "pan molle", come dicevano i contadini in Valle.
La panzanella è un piatto estivo povero e semplice tipico di Firenze, ancora prima che della Toscana. Ho la necessità, chiedendo venia, di dare ricetta e procedimento altrimenti Frankie, ancora prima di discutere (come sempre) dell'articolo che mi accingo a scrivere, mi chiederà, come accaduto anche recentemente: "Fratellì mi dai a' lizzetta di sta' cosa?". E io obbedisco caso mai qualcun altro volesse provare...
Ingredienti:
500g pomodori maturi sodi;
400g pane toscano raffermo;
1 cipolla rossa;
1 cetriolo;
15 foglie di basilico;
aceto di vino bianco;
olio extravergine di oliva;
sale;
pepe.
Procedimento:
1. Per la ricetta classica della panzanella, tagliate il pane in fette spesse circa 1 cm e adagiatele ben stese in una larga pirofila. Bagnatele con 250 g di acqua, premetele leggermente con le mani per farle inzuppare, quindi lasciatele riposare per 40-45'.
2. Mondate la cipolla, tagliatela a fettine sottili e raccoglietele in una ciotola con 70 g di acqua e 70 g di aceto di vino: fatele macerare per 15-20', mescolandole spesso. Infine sgocciolatele.
3. Spuntate e sbucciate il cetriolo, tagliatelo a metà per il lungo, quindi affettate tutto in modo molto sottile. Riducete i pomodori in una piccola dadolata.
4. Sbriciolate il pane ammollato in una grande ciotola e, se è molto bagnato, strizzatelo leggermente.
5. Unitevi le cipolle sgocciolate precedentemente, poi mescolatevi anche i cubetti di pomodoro, le fettine di cetriolo e il basilico spezzettato a mano.
6. Fate riposare la panzanella ottenuta in frigorifero per circa 1 ora, poi conditela con 4 cucchiai di olio, 15 g di aceto, un pizzico di pepe e uno di sale: ricordatevi che il pane toscano è insipido, quindi salate generosamente.
Portate la panzanella in tavola. Se la preparate il giorno prima, evitate di condirla per non rovinare la consistenza delle verdure.
Mi rammenterete!

La Pia è mia madre che, non raramente, si doveva "sorbire" la ramanzina del babbo che, anche grazie o purtroppo alle umili origini, non poteva accettare di sprecare il superfluo. Non mi sono mai lamentato di niente (anche perché a farlo sono capaci tutti; meglio non trovare difetti ma rimedi...), ma il "disperdere per noncuranza" era inaccettabile. "Vi manca qualcosa?" - affermava, quando sentiva sbuffare. Rispondevo: "Riborda" [cit. dialettale: ancora, un'altra volta], quasi sfidandoti. Adesso, se potessi, mi piacerebbe dirti, ancora una volta, che avevi ragione. Su molte cose...

Da quasi sette mesi, oltre al problema del conflitto tra Russia e Ucraina, stanno cominciando a scricchiolare le certezze sulla riserva del gas. Gli amministratori di condominio hanno già inviato mail di ramanzina. Oltre a questo, a pochi giorni dalle nuove elezioni, il governo ha messo a punto il "decreto bollette", per i fatidici aumenti, e il nuovo "piano gas" che intima il rispetto delle norme affinché nelle case e negli edifici pubblici i termosifoni siano accesi per un'ora in meno abbassandoli di un grado da 20° a 19°. Per le attività industriali e artigianali la temperatura sarà di 17°, con due gradi di tolleranza.
Si stanno arrampicando sugli specchi; non sanno dove parare. Hanno partorito un topolino quando invece ci doveva essere una profonda gestazione. Che fossero alla frutta, e già in fase digestiva, era evidente e appurato. Visto il teatrino, si potevano inventare altro, il cosiddetto "trio disgustoso ricco di energia":
1) L'urina, metabolizzata da dei batteri, produce elettroni in grado di sostenere il fabbisogno energetico di una batteria;
2) Le feci, invece, una volta fermentate sono una riserva naturale di metano. Ad esempio, in alcuni parchi del Massachusetts, il metano prodotto dalle cacche animali aziona una turbina che genera energia elettrica;
3) Il liquame essiccato e bruciato produce una biomassa utilizzabile come carburante economico e non inquinante.
Mi viene quasi da pensare che a qualcuno convenga perdere le elezioni per non trovarsi in una situazione drammatica in quanto "la cigna" [cit. dialettale: cintura] andrà talmente a stringersi rischiando il soffocamento di decine di migliaia di famiglie e aziende già sull'orlo di un baratro conosciuto e riconducibile a "un matto che comanna e a vantaggio pure d'una fede per un Dio che nun se vede".
Cumannari è megghiu di futtiri!
Abbiamo deriso una marea umana, per lo più adolescenti, che ha voluto mettere il dito nella piaga in un momento storico in cui il potente "serve da riparo al re macellaro che sa bene che la guerra è un gran giro de quattrini che prepara le risorse pè li ladri delle borse". 
Ninna nanna, ninna nanna, na...
Li abbiamo osservati curiosamente con i nostri occhi di adulti sfilare per le città di tutto il mondo al grido virale di "NO BLA BLA BLA", e certo, ci sono sembrati un po' illusi e un po' ingenui, ma le voci della loro protesta sono state unite e multiformi come non riescono ad esserlo quelle degli adulti, governanti del mondo. Tra loro abbiamo visto i ragazzi dei "Friday for Future", i pellegrini cristiani, i giovani ambientalisti, i rappresentanti degli Indios e quelli degli stati africani a maggior rischio per le conseguenze del surriscaldamento del pianeta. Insomma, erano tutti lì, uniti, compatti, tutti i ragazzi del mondo.
Le ragioni della loro protesta, culminata il 6 novembre scorso (tre mesi abbondanti prima di una guerra a cui nessuno pensava) nella giornata del "Global day for climate justice", in contemporanea in tantissime città nel mondo, vanno, se non comprese, almeno approfondite. Quanto fondate sono le loro ragioni e cosa stanno chiedendo? I grandi obbiettivi della conferenza, con i relativi "Buoni propositi", rischia di restare lettera morta anche alla luce delle attuali vicende geopolitiche.
1) Azzerare le emissioni nette di gas serra a livello globale entro il 2050 e puntare a limitare l'aumento delle temperature a 1,5° max 2°, con la riduzione del 10% entro il 2030, tramite l'eliminazione del carbone, la riduzione della deforestazione, l'accelerazione della transizione verso i veicoli elettrici e l'incoraggiamento degli investimenti nelle rinnovabili.
2) La salvaguardia delle comunità e degli habitat naturali, incoraggiando i paesi colpiti dai cambiamenti climatici a proteggere e ripristinare gli ecosistemi, costruire difese, sistemi di allerta, infrastrutture e agricolture più resilienti per contrastare la perdita di abitazioni e mezzi di sussistenza.
3) Mobilitare finanziamenti per il clima, pubblici e privati, per circa 100 miliardi di dollari l'anno.
4) Collaborazione di tutti i paesi del mondo, dei governi, delle imprese e della società civile. 

Cosa c'è che non va secondo i nostri giovani? Nel 2050 molti non ci saranno, ma loro sì, e molti saranno anche già nonni: che mondo lasceranno ai propri figli e nipoti? È a quel mondo che stanno pensando mentre sfilano per le strade delle nostre città e magari ci fanno innervosire perché bloccano il traffico. Ma proviamo a riflettere insieme con loro ripercorrendo quei quattro obiettivi alla luce sia della loro protesta, sia della mutata situazione geopolitica a causa del conflitto Russia/ Ucraina.

Obiettivo n° 1: contiene due paradossi per loro inaccettabili; il primo è la time line al 2050 che prevede un aumento e non un fermo o una diminuzione dell'incremento delle temperature; il secondo è che per tutti gli interventi individuati è stato dato tempo, per andare a regime, fino al 2030. Questo significa altri 10 anni di deforestazione con ulteriore aumento delle temperature e quindi, con dubbia possibilità, di riuscire effettivamente a contenerne l'aumento a 1,5 gradi nel 2050. A queste considerazioni dobbiamo aggiungere quella relativa all'embargo del gas e petrolio russi che sta costringendo l'economia di molti stati a rivedere le politiche di riduzione del carbone quale fonte energetica. In Italia questo pronto soccorso energetico sarebbe sostenuto dalle sette centrali a carbone che nel 2025 avrebbero dovuto essere spente in nome della transizione e presenti in Friuli, Veneto, Liguria, Lazio, Puglia, Sardegna. 

Obiettivo n° 2: incoraggiare i paesi colpiti dai cambiamenti climatici a proteggere e ripristinare gli ecosistemi. Peccato che proprio i popoli indigeni non partecipino alla Cop 26 e che i paesi più colpiti dall'emergenza climatica siano proprio quelli esclusi e quelli dalle economie più povere. I giovani attivisti dei paesi meno sviluppati di molti stati dell'Africa, Colombia, Pakistan, Brasile, Uganda, Giamaica, Argentina, Papua, raccontano storie di fame e disastri naturali e accusano il Global North, cioè le nazioni ricche, di sfruttare i loro paesi, senza aiutarli a combattere la crisi climatica con la complicità dei tiranni locali che sono gli unici ad arricchirsi grazie agli accordi di sfruttamento. L'Africa, pur essendo responsabile solo del 3% delle emissioni storiche, soffre il peso maggiore della crisi climatica. Gli indigeni del globo costituiscono solo il 6% della popolazione mondiale, ma proteggono l'80% della biodiversità. Come può esserci giustizia climatica se non si ascoltano i paesi più colpiti?

Obiettivo n°3: a fronte dei 100 miliardi annui di finanziamento globale previsti da Cop 26, gli stessi ministri delle finanze, i capi delle istituzioni e dei grandi gruppi finanziari internazionali avevano già dichiarato un fabbisogno di gran lunga superiore, quantificabile in trilioni di dollari per potersi concretamente muovere verso un sistema di produzione di energia a bassa emissione di Co2. Ma queste risorse finanziarie, che già costituivano un impegno molto importante per le economie di tutti gli stati, che per farvi fronte hanno previsto piani eccezionali come quelli inseriti nel nostro PNRR, con le nuove vicende geopolitiche e con la conseguente prevedibile ricostruzione, rischiano di essere distratte verso necessità di gran lunga più impellenti. E di fatto questo è già in atto: la guerra ha raddoppiato i costi dell'energia e reso irrecuperabili sul mercato materie prime come bitume, acciaio e alluminio che stanno portando al fermo dei cantieri edili e alla chiusura forzosa delle aziende. Tutto ciò sta spingendo il governo verso l'adozione di provvedimenti in parte di distrazione di quei fondi.

Infine, l'obiettivo n° 4: della Cop che prevede la collaborazione a livello mondiale tra governi, imprese e società civile, di fatto sembra del tutto eluso, e non solo alla luce dell'attuale conflitto, ma perché già a novembre scorso mancavano all'appello grandi potenze tra le quali Cina, India, Stati Uniti e Australia, che sono proprio i più grandi utilizzatori del carbone. Come si può sperare, si chiedono i giovani, che queste economie si adeguino al dettato di Glasgow che prevede l'uscita dal carbone a livello mondiale nel 2040?

E per concludere e più attuale che mai, nel mirino della protesta dei giovani non c'erano solo i 4 obiettivi strategici, ma anche tutte le questioni morali irrisolte dell'economia globalizzata. Gli adulti non riescono a trovare una strada comune di crescita e progresso per tutti gli esseri viventi di questa piccola casa nell'universo, auguriamoci mai disabitata, che chiamiamo mondo.

Sicuramente, perché giovanissimi come lo eravamo noi, anche loro hanno sogni, più o meno condivisibili, credendo che la loro pelle liscia, il loro entusiasmo, la loro forza di pensiero, possa abbattere muri di circostanze ormai invalicabili. Mi viene da pensare che il loro vederci come cassandre non potrà redimerci e, al momento, noi ci accorgiamo che il loro pensiero bruco non potrà mai diventare un sogno da farfalla.

"Amati più che puoi
E poi amati come vuoi
Lascia stare chi ti punta sempre il dito
Lascia stare chi non l'ha capito
Splendida malinconia
Splendida quella bugia
Di dire a tutti che ora vuoi di più, di più
E poi chiediti come stai
Tu che eri una che viveva d'istinto
Ora al futuro ci credi a stento...".