Il rispetto dell’altro è il valore principale che dovrebbe guidare la nostra esistenza. “Homo homini lupus” recitavano gli antichi. Più tardi Hobbes, nel suo De Cive, sfruttò questo modo di dire per indicare l’egoismo della nostra specie. La volontà del singolo individuo di calpestare il suo simile al fine di sopravvivere. Si tratta di un’ottica davvero pessimistica del genere umano, ma che ahimè non si discosta troppo dalla realtà. Sarebbe favoloso, quanto utopistico, immaginare che ogni persona si prodigasse a favore dell’altra. E’ chiaro che tale situazione paradisiaca consentirebbe alle creature di vivere al meglio. L’egocentrismo, però, sembra triste parte della nostra essenza e così è necessario conviverci. In ogni caso, non smetto di combattere perché possa concepirsi sempre maggiormente un diverso progetto futuro. Immaginavo che la pandemia non sarebbe stata utile allo scopo. Dove regnano la morte e la disperazione è difficile trovare spazio per il seme della filantropia. Avete mai avuto un incontro ravvicinato con dei cani affamati? Ve lo sconsiglio. E’ uguale per tutti. Nell’istante in cui la sofferenza raggiunge certi livelli ogni creatura sembra innescare meccanismi innati di autotutela. Non siamo santi. Il comportamento di Adamo ed Eva ci ha allontanato dalla perfezione dell’Eden. E’ importante saper gestire i propri limiti e comprendere quali siano le situazioni propizie per migliorarsi. Non è dall’angoscia che può derivare l’armonia. Urge accelerare la fuoriuscita dall’attuale dramma anche e proprio nell’intento di non peggiorarlo con violente derive. Intanto, però, si monti la corazza e si attendano tempi migliori. Occorre rimanere sulla difensiva.

DELA E I COMPLOTTISTI DEL CALCIO

Non intendo certo accusare De Laurentiis di quanto sopra scritto. Il parallelo rappresenta sicuramente un’iperbole che non descrive la situazione legata alle particolari richieste del Presidente Azzurro. Il chiarimento migliore giunge dell’ad della Lega Serie A De Siervo. Leggo su Ansa.it che il dirigente ha utilizzato il vocabolo “provocazione” associandolo alla istanza di ADL. Il numero uno dei vesuviani intendeva spostare la finale di Superoppa Italiana tra Napoli e Juventus in programma il prossimo 20 gennaio. Motivo? La gara si disputerà al Mapei Stadium di Reggio Emilia e per il patron partenopeo, in quella zona, la pandemia vedrebbe numeri troppo importanti. A onor del vero la Provincia Padana non viaggia su cifre molto diverse da svariate località, Capoluogo Campano compreso. Si pensi, poi, a tutte le altre compagini che devono soggiornare nella Città del Tricolore per sfidare il Sassuolo. Gli uomini di De Zerbi giocano lì i propri match casalinghi. Lo stesso vale per la Reggiana che milita in cadetteria. Qualcuno penserà a una palese differenza. La partita tra i bianconeri e i vesuviani può trovare differente location. Quelle dei neroverdi, e dei granata no. E’ vero, ma non modifica troppo la sostanza del discorso. Ciò che realmente provoca rammarico, infatti, non è tanto una legittima richiesta di un Presidente quanto piuttosto la motivazione su cui pare poggiare. Serve rispetto per tutti. Occorre onorare un sistema che consente al movimento di proseguire. Con queste allusioni al covid-19, DeLa rischia di condannare l’impianto grazie a cui campa pure una delle sue società. Non credo gradisca operare alla stregua del marito autolesionista per dispetto alla moglie. Ho già riportate un simile paragone in un recente pezzo e mi sembra assurdo dover ancora sostenere tale tesi. Il pallone ha impiegato fatica, sangue e sudore per ripartire difendendo migliaia di posti di lavoro. Seppur con qualche fisiologica difficoltà, il protocollo funziona e garantisce sicurezza. Non vedo proprio il motivo di “calpestarlo”. Non è un caso se De Siervo, rifacendomi sempre alla citata fonte, avrebbe aggiunto come urga tutelare “calendario e campionato”.

In molti sostengono che pensare male sia sbagliato, ma non allontani dal vero. Non ho mai creduto a tale teoria e non voglio nemmeno immaginarla. E’ chiaro, però, che qualcuno potrebbe anche associare questo fatto a un noto precedente. Il 4 ottobre 2020, il Napoli sarebbe dovuto andare a Torino per sfidare la Vecchia Signora. Non partì perché l’Asl competente impedì il viaggio. La storia è arcinota quindi non spreco inchiostro e pazienza del lettore. Il Giudice Sportivo assegnò il 3-0 a tavolino a favore della Juve che si era regolarmente presentata all’incontro. Sanzionò gli azzurri pure con un punto di penalità. L’appello, sempre opera della Figc, confermò la sentenza che fu ribaltata dal terzo grado di giudizio affidato al Coni. Il match si disputerà e i campani hanno recuperato la lunghezza oggetto della sanzione. Beh… ADL ci riprova proprio con motivazioni simili e proprio contro i sabaudi. E’ manna piovuta dal cielo per i “complottisti” del calcio. Con tale espressione non voglio alludere ad alcun giudizio di sorta: né positivo, né negativo. Sono assolutamente convinto che De Laurentiis non abbia spinto l’Autorità Sanitaria a un determinato comportamento e rimango fermo su questa tesi, ma chi si ostina a vederla diversamente potrebbe leggere nella nuova richiesta un argomento a suo favore.

Nella sua recente volontà, il patron del Napoli pare poter essere pure guidato da motivazioni economiche che sarebbero più confacenti alla situazione. Per carità, non si intende sostenere che l’attuale emergenza non sia fondamentale. Ma ho già spiegato in precedenza il motivo per cui l’allusione non regge in riferimento alla vicenda de quo. DeLa giustificherebbe un rinvio con la mancata possibilità dell’accesso del pubblico. E’ chiaro che, se la gara fosse disputata al termine della stagione, esisterebbe qualche minima maggiore chance di un numero molto contingentato di spettatori. Questo significherebbe guadagno? Partecipazioni molto esigue paleserebbero maggiori spese rispetto agli utili, ma si valuterebbe l’evenienza di studiare soluzioni consone. ADL potrebbe pure aver pensato alla differenza tra la contesa italica e l’evenienza di soluzioni esotiche in grado di riempire le casse dei club pur di aggiudicarsi il privilegio. Recentemente la Supercoppa ha scelto location come Doha o Pechino. Visto il periodo è difficile pensare a situazioni simili pure a lungo termine. In sostanza, il gioco non vale la candela. De Laurentiis potrebbe quindi risparmiarsi inutili “provocazioni” che rischiano di arrecare danno al sistema soffiando pure sul fuoco di strane teorie precedentemente citate.

IL RATTO DELLE SABINE

Non mi permetterei mai di giudicare i rapporti tra la Juventus e il Napoli, ma posso sostenere che molti tifosi bianconeri non siano propriamente in sintonia con le mosse di ADL. Esiste chiaramente il rovescio della medaglia perché i tifosi azzurri non amano certo la Vecchia Signora. La rivalità è stata persino inasprita dalle vicissitudini degli ultimi anni. Le 2 compagini si sono sovente sfidate per lo Scudetto o per altri importanti trofei. Se in campionato la Juve è stata una schiacciasassi, nelle altre manifestazioni ha concesso qualcosa di più. Gli azzurri, infatti, l’hanno sconfitta sia nella Supercoppa del 2014 che nella finale di Coppa Italia disputata nel 2012 e durante la scorsa stagione. Al palmares campano si aggiunge la vittoria del trofeo sei annate or sono. I partenopei, poi, non dimenticano “il ratto di Higuain e Sarri”. I piemontesi hanno strappato ai vesuviani quelle che venivano considerate 2 bandiere della Città. Tra l’altro, questi sgarbi sono avvenuti in una distanza temporale davvero risicata. E’ chiaro che non è così, ma è come se la dirigenza sabauda godesse nel trapiantare a Torino ex amori partenopei. “Non c’è due senza tre” e il rischio è che il terzo porti il nome di Arek Milik. Lo “scippo” di Arkadiusz non sarebbe certamente paragonabile a quello degli illustri predecessori. La passione concessa dalla Città a Gonzalo e Maurizio è totalmente diversa da ciò che è accaduto al polacco. Non che l’attaccante non abbia le potenzialità per meritarsi il medesimo calore, ma le varie peripezie del suo corpo di cristallo non gli hanno consentito di esprimersi al 100percento. Ha un ottimo fisico ed è proprio ciò che serve a Pirlo per riuscire a trovare soluzioni differenti rispetto al gioco con palla a terra. Nel momento in cui la squadra soffre è possibile lanciare la sfera sull’ariete per tenerla lontano dalla propria area e, magari, far salire i compagni. Morata è chi nella rosa bianconera si avvicina di più a questa fattispecie, ma solo rischia di non bastare. L’attaccante del Napoli dispone di un gran fiuto del gol ed è abile tecnicamente. Basti osservare le sue facoltà nel tiro. Rigorista, sa pure calciare le punizioni.

LA TREGUA

Milik è ormai escluso dal progetto azzurro. Il suo contratto con i partenopei scadrà nel prossimo mese di giugno e i campani rischiano di perderlo senza incassare una lira. Il problema è ancora De Laurentiis. Trattare con lui non è mai agevole nemmeno quando all’apparenza parrebbe aversi miriadi di vantaggi. Arek, infatti, sta rifiutando ogni possibile destinazione. Sembra gradire solo quella piemontese, ma il suo Presidente chiede una cifra che non garba Paratici e soci. Troppo alta. Che fare? Beh, dalle parti dell’ex Capitale d’Italia si potrebbe pensare serenamente di attendere l’estate per concretizzare lo sposalizio, ma la Juve ha la forte attuale necessità di un centravanti e il calciatore sta rischiando un anno intero di inattività. Non sarebbe la prima occasione in cui il polacco deve fare i conti con un eterno periodo di assenza dai campi. Questa carriera intermittente rischia di non agevolarlo. La Vecchia Signora dovrebbe poi garantirgli il tempo del recupero. E’ giovane. Ha 26 anni, ma è il momento di trovare continuità. Qual’è quindi la soluzione che umilmente proporrei? La sessione di calciomercato invernale è ancora molto lunga. Siamo circa a metà. Si chiuderà, infatti, il primo febbraio. Esiste tutto il tempo per imbastire una trattativa che soddisfi entrambi mettendo da parte l’orgoglio. La Juve potrebbe pagare una cifra “simbolica” che comunque consentirebbe al Napoli di levarsi il peso dell’ingaggio del bomber e di non privarsene senza percepire un euro. I bianconeri, così, risolverebbero egregiamente il problema del vice Morata. Pensavate che suggerissi ai dirigenti della mia amata compagine di fare uno sgarbo agli eterni rivali?! Eh invece no! Battute a parte, la volontà è proprio quella di mostrare rapporti distesi tra le società magari riavvicinando pure le tifoserie. Assecondare le esigenze altrui venendosi incontro è sovente una soluzione utile che conduce vantaggi a tutte le parti.
E Scamacca? Beh, quello sarà il futuro...