Nel pomeriggio di ieri, il Milan ha mescolato le carte in attacco, presentandosi con uno schieramento eccentrico che, se ha tolto peso ai rossoneri in area di rigore, ha conferito, tuttavia, al Diavolo una dose aggiuntiva di imprevedibilità. Il Milan, infatti, schierava Rebic prima punta, ma non proprio centravanti, dal momento che il croato si allargava a sinistra facendo reparto con il solito straripante Hernandez. Diaz giocava trequartista sulla destra, un po' arretrato rispetto a Rebic e pronto a fare reparto con Saelemaekers per sfruttare i varchi aperti al centro dai movimenti a sinistra della prima punta. Chala giocava mezzo sinistro, quale raccordo fra il centrocampo e l'attacco, con un cono visivo che aveva il suo vertice, appunto, sulla mezza sinistra, ma si allargava fino a ricomprendere tutto il settore di centro destra. L'equilibrio di questa specie di assetto a zigzag, poco convenzionale e quindi poco comprensibile per la Fiorentina, era assicurato da Tonali e da Kessie, il quale giocava da interno destro e guardava le spalle a Brahim Diaz, scaricandolo da compiti di copertura che non fossero di mera routine. In questa maniera, il Milan ha tolto punti di riferimento alla difesa della Fiorentina, compensando la conseguente debolezza nell'area di rigore avversaria.

Prandelli, tecnico che è stato l'ultimo c.t. della Nazionale a portare gli azzurri in finale di una competizione (Campionato Europeo nel 2012), aveva studiato le ultime partite del Milan. Aveva, quindi, preso a prestito dal Lille il pressing altissimo sui rossoneri e concentrato la fase offensiva sulla destra dello schieramento rossonero, esattamente come aveva fatto il Verona di Juric, quando si era ritrovato in vantaggio di due gol a metà del primo tempo. Tale zona del campo gli  consentiva di sfruttare a pieno la classe e l'esperienza di Ribery, compensandone i limiti atletici attuali con il dinamismo di Biraghi e Amrabat e con la gioventù di Vlahovic, un giovane di notevole talento. Era quanto Prandelli doveva fare per mettere in difficoltà un avversario come il Milan, che non è, in effetti, una squadra da battaglia, ma un undici che ama manovrare in velocità con scambi in cui i giocatori, grazie ai movimenti senza palla, si trovano a memoria. Il tecnico dei toscani non ha, pertanto, nulla da rimproverarsi, ma il suo problema è stato che i rossoneri hanno ormai fatto tesoro di quanto accaduto negli ultimi 2 match prima della sosta. Come a Lille non si sono vergognati di adattarsi agli avversari, ieri pomeriggio si sono chiusi in difesa contro un avversario meno quotato e hanno lasciato che si sfogasse. Il Verona, inoltre, aveva fruito dei rimpalli a suo favore su entrambi i gol, cosa che ieri non è accaduta a favore della Fiorentina.

La svolta del match avveniva appena superato il quarto d'ora. La Fiorentina le aveva provate tutte, bersagliando idealmente il Milan di colpi che i rossoneri avevano schivato e attenuato, chiudendosi e dondolandosi sulle corde come un pugile. I toscani rifiatavano un attimo, giusto il tempo di cui i rossoneri avevano bisogno per conquistarsi un calcio d'angolo sulla destra del proprio attacco. Kessie entrava di testa, dando l'impressione di voler spizzare la palla in porta verso l'angolo opposto. Il tocco riusciva troppo largo e si trasformava un un assist per Romagnoli appostato, come da manuale, sul secondo palo. Il gol scatenava una reazione di rabbia dei viola, che concludevano con Vlahovic, servito sempre dalla fascia destra della difesa del Milan. Il sogno viola si infrangeva sull'incrocio dei pali e la Fiorentina, che aveva già speso molte delle proprie energie, si lasciava infilare da Saelemaekers, lanciato a rete da uno splendido lancio filtrante di Calabria (ieri il terzino sembrava Braccio di Ferro dopo aver ingurgitato gli spinaci). Saelemaekers, in realtà, veniva steso quando era ormai a tu per tu col portiere e Kessie trasformava l'inevitabile penalty. Lo stesso Kessie non riusciva a realizzare un altro rigore, meno netto in verità, procurato dall'indiavolato Hernandez.

Nel secondo tempo la Fiorentina continuava a giocare, ma i rossoneri non concedevano spazi. Arretravano, ma non in maniera passiva, bensì dinamica, perché quando si esauriva la folata avversaria, tornavano in avanti e facevano girare la palla senza trascurare la possibilità che si aprisse qualche varco. Chala, apparso in crescita, centrava il palo con un diagonale di sinistro che attraversava tutta l'area viola come una palla da biliardo quando fa la barba al tavolo verde. Ribery avrebbe potuto riaprire la partita, nel momento in cui approfittava dell'unico errore del Milan e si involava verso la porta partendo sul filo del fuorigioco. Donnarumma, perfetto in tutti gli interventi, gli andava incontro e restava in piedi. In qualche maniera, dettava il pallonetto e Ribery ci cascava: il suo tocco felpato era molto bello, quasi da manuale, ma era proprio quello che il portiere rossonero attendeva. La partita finiva con il risultato di 2-0, anche se ci sarebbe stato un altro rigore, piuttosto netto, su Saelemaekers penetrato di prepotenza in area. Ma questo è un dettaglio e niente più.

Cosa dire? La Fiorentina ha fatto la sua partita, ma le speranze si sono infrante su quell'incrocio dei pali colpito da Vlahovic nel primo tempo sul risultato di 1-0. Ribery ha poi avuto l'occasione di mettere pressione ai rossoneri, ma è stato bravo Donnarumma a ipnotizzarlo. Giocando come ieri, i viola si riprenderanno, sempre che a Firenze non chiedano a questa squadra miracoli di classifica, perché allora sì che i tifosi sarebbero i primi nemici.
Nel Milan hanno giocato bene tutti. Se proprio dovessi indicare il migliore, senza considerare la tranquillità olimpica di Donnarumma, direi Calabria, tanto in difesa che in fase offensiva. Il giocatore sembra aver dimenticato il primo tempo orripilante col Verona, quando era evidente che aveva perso il senso dei propri limiti a causa della convocazione in nazionale. Saelemaekers era in grande spolvero, mentre Romagnoli ha disputato, gol a parte, un'ottima partita. Tuttavia, proprio Romagnoli si è reso protagonista di un gesto avventato, quando ha ostentato il gesto del quacquaracquà di fronte alla telecamera dopo il gol. Sì, è stato pesantemente criticato, ma dopo aver inanellato una serie di errori grossolani fra Roma, Udinese, Lille e Napoli. Ora, se accetti le lodi quando giochi bene, devi accettare le critiche quando ne combini più di Carlo in Francia, in quanto o sei il compianto Diego Armando Maradona, cui si è perdonato giustamente tutto oppure prendi atto delle critiche e cerchi di superare il momento. Del resto, certe bizze in fase di rinnovo del contratto, quando vengono da un giocatore bravo, ma normale, non invitano certo la gente alla benevolenza. 

Donnarumma ha fatto capire di aver dato istruzioni a Raiola per accelerare il rinnovo del contratto. Non ho motivo di dubitare che tale rinnovo stia per essere firmato, ma parafrasando Vujaidin Boskov, "Rinnovo è quando contratto firmato e depositato in Lega". Da troppo tempo sento dire che mancano solo i dettagli e che Gigio vuole restare. Mi riservo di festeggiare, quindi, nel momento in cui il sito ufficiale della società annuncerà il lieto evento. Si dice, del resto, che Chala stia per venire incontro alla società abbassando le pretese e, se fosse vero, sarebbe la conferma che il suo era il classico bluff, perché nessuno gli avrebbe dato 6-7 milioni di euro netti annui. Ma anche in questo caso, festeggeremo nell'eventualità dell'annuncio ufficiale.

Giovedì i rossoneri riceveranno la visita del Celtic, di fatto eliminato nel girone di Europa League, il quale cercherà il risultato di prestigio per non essere eliminato come squadra materasso. Ci vorrà la dovuta attenzione, per evitare di doversi poi giocare tutto a Praga, città il cui nome inizia con P come Pireo. E poiché Pireo significa Olympiakos... ci siamo capiti: uomini avvisati mezzi salvati!