L'inizio della stagione sportiva lasciava ben sperare i tifosi del Diavolo: a sensazione, sembrava essersi concretizzato un vero e proprio colpaccio - più succulento perché si riteneva fatto in barba alla Juventus - con l'arrivo del bomber argentino Gonzalo Higuain e del difensore Mattia Caldara, reduce da una strepitosa stagione con l'Atalanta, in cambio del mai veramente amato Leonardo Bonucci, rispedito al mittente con ignomia (sarebbe il caso di osservare che solo un anno prima anche questo giocatore era stato accolto con i medesimi toni trionfalistici spesi per l'arrivo dell'attaccante argentino e l'investitura, addirittura, dei gradi di capitano).

Altri acquisti di completamento della rosa ritenuti funzionali alla causa (Bakayoko, Halilovic, Reina, Strinic, Laxalt, Castillejo), uniti alla piacevole sensazione di aver potato parecchi rami secchi (tra cui spiccavano i deludenti Bacca, Kalinic, André Silva, Lapadula) facevano sognare che la stagione potesse essere all'altezza della storia della società rossonera e portare a raggiungere l'obiettivo fondamentale: il ritorno nell'Europa che conta, nell'habitat naturale per i meneghini, quella Champions League che li ha sempre visti tra i principali protagonisti.

L'annata calcistica sta ormai volgendo all'epilogo e la storia, salvo i colpi di scena che il pallone può sempre riservare, sembra aver proiettato un film ben diverso da quello del trailer con il finale - rimandando in ambito cinefilo - che sembra quello del penultimo film sugli Avengers: il dissolvimento degli eroi.

Il tutto partendo da quelle aspettative iniziali: Higuain, tra vistosi cali di forma e crisi di nervi e di identità, non si è mai ambientato, non ha mai reso per quella che è stata la sua carriera e, da corpo estraneo,  ha ben presto fatto le valigie; Caldara è stato perseguitato dagli infortuni e solo adesso sta facendo le prime apparizioni in campo; gli altri acquisti, eccezion fatta per Bakayoko, sono sempre state riserve con un contributo minimo alla causa.

Il sole sembrava essere tornato a splendere con gli arrivi invernali di Piatek e Paquetà ma, dopo un inizio abbastanza incoraggiante in cui i due giocatori sembravano essere la panacea di tutti i mali, l'inconsistenza di fondo non è mai sparita e il sentiero tracciato è rimasto il medesimo: il Milan è fuori da tutto, distanziato di 32 punti dalla prima classifica, con la concreta possibilità di rimanere fuori dall'Europa che conta.
E, come sempre accade in questi casi, non volendo o non potendo puntare l'indice contro la qualità complessiva della squadra che, volente o nolente, devi tenerti così almeno fino a fine anno, il responsabile della situazione è stato individuato nell'allenatore di cui si richiede la testa a gran voce.

E' una situazione ormai tipica in Italia. Ci sono passati e ci stanno passando tutti i tecnici delle squadre più blasonate: Di Francesco (poi esonerato), Spalletti (che comunque sta ottenendo quello che gli si chiedeva), Ancelotti e, paradossalmente, Allegri benché sia, almeno nel panorama nazionale, un vincente seriale.  
Questo per dire che il tifoso non è mai soddisfatto: se non vince, perchè non vince; se vince, perchè non gioca in modo spettacolare.
Il motivo è presto detto: siamo o no la nazione con sessanta milioni di allenatori?

E allora ognuno - dall'ultimo dei tifosi da bar fino al barbuto opinionista della grande emittente televisiva - si sente in diritto, seduto in poltrona, di pensare di avere la batteccha magica.  

Di immaginare che avrebbe fatto meglio lui - magari forte dei successi nel videogame Football Manager - al timone della squadra: spostando Tizio al posto di Caio, pressando alto, con il 3-5-2 invece del 4-2-3-1, con due punte, tre, mille e così via discorrendo. Forte, più che altro, della tranquillità che la controprova non si avrà mai e, pertanto, cullato dalla profonda convinzione di aver sicuramente ragione.

Il vecchio cuore rossonero Gattuso non è stato sottratto a questa gogna: ha visto ben presto scemare l'iniziale consenso intorno a sé, guadagnato più per i meriti acquisiti come calciatore che per quelli effettivi come allenatore, fino a venire additato da una buona fetta dei propri tifosi, delusione dopo delusione, come vero incapace e causa di tutti i mali.
Il mister calabrese ha sicuramente messo qualcosa del suo con il senso di insicurezza che ultimamente sta trasmettendo all'intero ambiente: continua a parlare di figure imbarazzanti di cui si sente il primo responsabile, di mancanza di fiducia in sè stessa della squadra che percepisce anche in allenamento, di interrogativi che si pone egli stesso sulla sua bravura come tecnico. Se si è convinti di questo, se si hanno queste percezioni, coerenza ed amore per quei colori richiederebbero, a mio parere, un passo indietro. Ma questa è più una questione personale che un'effettiva soluzione ai problemi che affliggono il Milan.
La verità, purtroppo cruda ma lampante, celata solo agli occhi di chi si vuol sforzare di non vederla, è che il Milan ha, attualmente, una rosa poco più che mediocre.
Mi rendo conto che un tifoso questo non vorrà mai accettarlo e vedrà sempre qualcosa di positivo nei propri idoli del momento (da juventino ci sono passato quando la nostra maglia la indossavano giocatori improponibili come i vari Krasic, Esnaider, Diego, Felipe Melo e compagnia cantante) ma è così e, per piantare un seme della rinascita senza crearsi false aspettative, l'ambiente farebbe bene accettarlo.
Nelle principali squadre europee in quanti giocatori, del Milan attuale, potrebbero avere qualche speranza di giocare?
Forse in due o tre: Donnarumma, comunque un ottimo portiere e con margini di crescita esponenziali nonostante qualche amnesia, forse Romagnoli (giudizio prettamente personale) e forse, sebbene io  nutra grandissime riserve sull'effettiva tenuta a lungo termine dopo la repentina esplosione e le misure che tutti i difensori gli stanno prendendo, Piatek.

Il pur decantato Paquetà non mi sembra, almeno non mi sembra ancora, un giocatore, per dirla alla Bonucci, che sposta gli equilibri. Mi sembra ancora tutto allo stato embrionale ed in divenire: il giocatore fa belle giocate ma fini a se stesse e la sostanza è ancora pochina. Ma parliamo pur sempre di un giocatore giovane e nel giro della nazionale brasiliana: il tempo, come per Piatek del resto, gioca senz'altro a suo favore e magari mi dimostrerà che sono solo l'ennesimo allenatore da tastiera.
E il resto della squadra rossonera ? Mi sembra composto di giocatori normali decisamente sopravvalutati e di altri, la maggior parte, tristemente inadeguati.
Spesso ho letto sui social incensamenti per i vari Bakayoko (di cui il Chelsea, è bene ricordarlo, si è sbarazzato a cuor leggero) e Kessiè: due giocatori che, se non sorretti da quella fisicità e dirompenza muscolare che in alcune occasioni ha permesso loro di emergere, hanno una tecnica abbastanza limitata. Diciamo, con più attinenza alla realtà, che i due giocatori, forse anche con Caldara, Cutrone e Calabria  (questi due sempre per un discorso anagrafico) sono giocatori che in un contesto di rosa da rifondare potrebbero ancora starci non potendo mandarli via tutti.
Gli altri giocatori, sia detto senza il minimo intento offensivo, sono davvero modesti mestieranti del pallone con punte di inadeguatezza che a mio parere sono evidenti nei vari Calhanoglu, Borini, Laxalt, Ricardo Rodriguez, Castillejo e finanche Suso, ormai persosi per strada.

Gattuso, pur nella sua confusione e nel suo scoramento, cosa può tirare fuori da questo contesto? E al suo posto chi altri potrebbe fare meglio col materiale umano a disposizione?
Un vecchio proverbio dice che non si possono fare le nozze con i fichi secchi. E mi pare perfettamente calzante. Il restyling del Vecchio Diavolo dovrà essere cosa lunga e complessa e, se non ci saranno gli introiti garantiti dall'entrata in Champions, alquanto complicata. Richiederà qualche cessione eccellente ? Io, purchè abbia le stimmate del predestinato, Donnarumma lo cederei (Reina o chi per esso il loro dovere lo farebbero egregiamente, il problema del Milan non è in porta) per fare cassa (e qualche anno fa l'entrata sarebbe stata ancora più generosa) e costruire una rosa più ragionata.
Inevitabilmente con un nuovo tecnico, visto che l'attuale ha perso fiducia in se stesso: magari uno che provi a insegnare calcio e sopperire, col gioco, ai limiti della rosa (che,  ricordiamolo sempre, è figlia del far play finanziario, dell'ultimo Berlusconi presidente e della farsa cinese).

Una nota di speranza: il Milan è attualmente settimo con una rosa mediocre e si vocifera di Antonio Conte come allenatore per la prossima stagione. Andatevi a vedere come si classificò la Juventus nella stagione precedente all'arrivo del tecnico leccese e che rosa schierava.
Non ci credo ai corsi e ricorsi storici ma... ha visto mai...