La stagione attesa ormai da tempo, che non si esprimesse attraverso l'ormai solito monologo juventino, sembra essere davvero arrivata. A testimoniarlo non è solamente la posizione in classifica di Milan e Inter, comparata a quella della Juventus, ma ci sono fattori, magari anche meno immediati, che ne danno prova.

In primis è lampante come le squadre milanesi abbiano finalmente raggiunto un'idea di gioco ben definita, abbinata a una forza caratteriale e, soprattutto, uno spirito di squadra che da anni ormai mancavano. L'Inter grazie ad un allenatore ingaggiato principalmente con questo obiettivo, il Milan grazie ad un gruppo che si è ritrovato sotto il carisma di innesti più esperti e sotto la guida di un allenatore che ha sorpreso tutti, forse anche gli stessi giocatori.

Il fattore che, d'altra parte, è emerso maggiormante con il derby di ieri sera, è la rabbia e la cattiveria con cui i giocatori affrontano una partita così importante: nessuno ci sta a perdere e quando si sente veramente un match, spesso capita di lasciarsi andare ad episodi di rabbia. Con questo non s'intende giustificare lo spettacolo indecoroso di cui sono stati protagonisti Lukaku ed Ibra, ma è parsa evidente la differenza tra i due derby stagionali e quelli delle passate stagioni. Di questi ultimi, infatti, si ricorda magari giusto il risultato, non di certo lo spettacolo offerto dalle prestazioni delle due squadre; spesso a spuntarla era la squadra "meno peggio". Già nella passata stagione il discorso era cambiato e quest'anno i due match hanno evidenziato consapevolezza nei propri mezzi e rabbia agonistica da parte dei giocatori.

Lo spirito del derby, che ormai sembrava riguardare solo i tifosi, si è finalmente riacceso anche nelle società, negli allenatori e nei giocatori che scendono in campo, ed andrà ad infiammare anche il proseguimento del campionato, con l'Inter che tallona il Milan, costringendo entrambe a spingersi oltre e a mettere pressione alla stessa Juventus.
Si riaccendono le milanesi, si riaccende (finalmente) il campionato.