Dopo la sconfitta shock di Oporto, analizziamo i tre giocatori “up” e i tre “down” in casa Juventus:
I TRE PIU’: Federico Chiesa è stato, come già accaduto spesso in questa stagione, il miglior juventino in campo. Schierato a destra o a sinistra il suo rendimento è sempre nettamente oltre la sufficienza con punte di assoluto valore che lo rendono un giocatore da top club. Sa saltare l’uomo così come mettere palloni invitanti in mezzo e, non per ultimo, segnare gol. Come quello di ieri sera, quando ha trasformato in oro il primo pallone giocabile che gli è arrivato tra i piedi. Rete che tiene accesa una flebile fiammella riguardo al passaggio del turno dei bianconeri. Oltre al gol segnato l’esterno ex viola ha avuto il grande merito di combattere senza mai fermarsi, dimostrando di essere sceso in campo con la voglia di dare tutto, senza risparmiarsi.
Gli altri due juventini che, pur non disputando una partita che entrerà negli annali, si sono guadagnati una più che meritata sufficienza sono due tra i calciatori più contestati fino ad ora dal popolo bianconero, Alex Sandro e Rabbiot. Il terzino brasiliano ha sì partecipando al festival degli orrori che hanno portato al raddoppio dei portoghesi, dal momento che l’azione incriminata si è sviluppata sull’out di sua competenza, ma al di la di questo episodio si è dimostrato nettamente in crescita rispetto sia all’Alex Sandro della scorsa stagione che a quello delle prime uscite di quest’anno. 95 minuti disputati ad alta intensità, grande impegno, e uno degli pochi a non arrendersi, spingendo fino in fondo per cercare la rimonta. Non a caso è proprio il suo piede quello che innesca Rabbiot, autore del filtrante che viene poi tradotto in gol da Federico Chiesa.

Il francese Rabbiot, dal canto suo, oltre che ad essere l’autore dell’assist propiziatore del goal, gioca una gara di grande sostanza e sacrificio, doti che finora non sembravano far parte del repertorio di questo giocatore anarchico e compassato. Pur alla presenza di un compagno di reparto, Bentancur, autore di una partita indecorosa, il nazionale francese cerca di cucire il gioco e di dargli un senso. Non perde palloni banali, come spesso gli accade, e mette in mostra buoni tocchi nel fraseggio con i compagni, andando anche a difendere davanti e dentro l’area di rigore. Sfiora pure il gol con una rovesciata degna del miglior CR7.

I TRE MENO: La palma del peggiore la porta a casa di diritto Rodrigo Bentancur. In primis a causa dello scellerato passaggio a Szczesny che trasforma una gara sulla carta non impossibile in una scalata dolomitica fin dal primo chilometro, per proseguire con un atteggiamento di sufficienza e di poca concentrazione. Non è Arthur, e questo lo abbiamo capito. Ma, proprio perché non possiede i piedi e la raffinatezza tecnica del brasiliano, questo centrocampista uruguaiano ha il dovere di scendere in campo con un approccio mentale completamente differente, sin dal primo minuto di gioco.
A ruota, il portiere Szczesny, che disputa una delle peggiori prestazioni da quando indossa la casacca bianconera. Ancora una volta dimostra di avere piedi non tollerabili per un portiere moderno, soprattutto se inserito in una squadra che basa buona parte del proprio gioco sulla volontà di far partire l’azione con la manovra da dietro. Il polacco divide la colpa del primo gol con Bentancur, ma anche sul raddoppio dei lusitani si dimostra alquanto incerto facendosi infilare sul palo che dovrebbe difendere prima di qualsiasi altra cosa, da una conclusione per nulla trascendentale.
Il terzo gradino in negativo del podio se lo aggiudica un altro membro del gruppo squadra, anche se questa volta non si tratta di un giocatore, bensì del mister, Andrea Pirlo. La colpa più grave del tecnico bresciano è quella di non capire che, quando al posto di Bonucci e Arthur si ha a disposizione Bentancur e Chiellini, non ci si può intestardire nel far partire a tutti i costi l’azione da dietro. Così facendo, infatti, non solo ci si espone ad un suicidio annunciato, ma anche e soprattutto si dà l’impressione di un atteggiamento integralista e di una totale mancanza di adattabilità, dote che il Piaget identificava come la principale forma di intelligenza. Quando non c’è Arthur, non si può giocare esattamente come quando il brasiliano è presente in campo. Ma ciò che più di ogni altra cosa stupisce è che sia proprio un tecnico come Pirlo, che nel ruolo di play basso è stato un fuoriclasse assoluto, a non capire ciò. Inoltre si è avuta la netta impressione che Morata e Ramsey, giocatori che una volta entrati in campo hanno portato un po’ di brio e freschezza alla squadra pur non essendo al massimo della condizione, potevano essere inseriti prima, quando ancora si poteva correggere la partita, conducendola su binari diversi.

Ora Pirlo avrà tempo fino al 9 marzo, giorno della gara di ritorno, per metabolizzare e prendere spunto dai propri errori, senza dimenticare che già lunedì della prossima settimana è atteso da un Crotone che nella gara d’andata gli fece vedere i sorci verdi. Tre punti quelli in palio contro calabresi, che CR7 e compagni dovranno assolutamente far loro per non mettere a repentaglio non tanto la corsa scudetto (sulla quale si nutrono ormai ben poche speranze) quanto la conquista di quel quarto posto che garantirebbe alla squadra la partecipazione alla prossima edizione della Champions League.
Condizione quest’ultima, indispensabile per poter programmare in serenità i futuri programmi del club piemontese.