Dopo una serie di indiscrezioni circa la possibilità che Juventus-Inter, programmata per domani, contrariamente a quanto già paventato per effetto delle disposizioni riguardanti il tentativo di limitare la diffusione del Coronavirus, potesse essere giocato con gli spalti gremiti di folla, nella serata di ieri è invece arrivata la conferma che Juventus- Inter sarebbe stata disputata a "porte chiuse", tenuto anche conto, che appariva praticamente impossibile disporre di una data utile, a fronte di un calendario già saturo di impegni (e con Inter-Sampdoria già da recuperare).

Stamane però, ad ulteriore smentita delle notizie di ieri, la Lega Serie A ha diffuso un comunicato con il quale ha annunciato il rinvio al 13 maggio 2020 (con conseguente slittamento della finale di Coppa Italia al 20 maggio) delle partite che avrebbero dovuto giocarsi a “porte chiuse”.

Insomma, un susseguirsi di notizie contrastanti da un giorno all’altro. Ma, a fronte di una situazione sanitaria, che deve essere ritenuta oggettivamente delicata, riusciamo, come al solito, a stupire per le nostre ineffabili contraddizioni e cerco di spiegarmi.

Porte chiuse e porte aperte

Oltre a Juventus-Inter era previsto che si sarebbero giocate a" porte chiuse": Udinese-Fiorentina; Milan-Genoa; Parma- Spal; Sassuolo – Brescia e, forse, Sampdoria – Verona; mentre sarebbero state regolarmente disputate a "porte aperte" Lazio- Bologna; Napoli-Torino; Lecce-Atalanta; Cagliari-Roma.

Ciò dovrebbe significare che Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Emilia Romagna e (forse) Liguria sono le regioni a rischio contagio; mentre si respira aria salubre nel Lazio, in Campania, Puglia e Sardegna. Ebbene, auspicando che le cose stiano effettivamente così, quelle volpi della FIGC, dopo aver stabilito che i tifosi residenti nelle Regioni a rischio avrebbero avuto il divieto recarsi ad assistere alle partite aperte al pubblico, avranno dato per scontato che tutti gli spettatori, che potranno accedere negli stadi delle partite “a porte aperte” non abbiano effettuato trasferte per motivi di studio, lavoro, turismo nelle altre regioni d’Italia, nelle scorse settimane. Se così non fosse, infatti, tutti i "trasfertisti" potrebbero aver contratto l’infezione e diffonderla negli stadi.

Insomma, in un Mondo in cui la globalizzazione riguarda, ahimè, anche la circolazione del Coronavirus che – come immagino i dirigenti FIGC sappiano – ormai si sta diffondendo, inevitabilmente, in Europa e nel resto del Mondo; noi riusciamo, con le nostre minuscole autonomie regionali (dove ogni Presidente di Regione ritiene di essere invece il Presidente del Texas) ad “imporre” un sistema nazionale non omogeneo, basandoci su astruse decisioni che, purtroppo, poggiano su motivazioni dettate o dall’incompetenza o da calcoli di convenienza “politica”.

I nostri dirigenti FIGC - anziché varare finalmente un campionato di serie A a sedici squadre, che possa consentire lo svolgimento di un torneo più competitivo, pause adeguate per impegni della Nazionale e per allenamenti adeguati (in grado di limitare infortuni gravi) e date disponibili per gestire eventuali rinvii - brillano per incapacità o sono completamente asserviti alle lobbies che li hanno eletti e quindi non in grado di assumere decisioni, che vadano oltre la creazione dell’inno della serie A di cui noi tutti sentivamo effettivamente la mancanza.

Il caso Juventus-Inter

Il derby d’Italia, qualora si fosse giocato domani, si sarebbe quindi svolto all'interno di un clima surreale, anche perché a fronte degli spalti deserti, ci sarebbero stati 170 Paesi collegati per la trasmissione televisiva del match.

In sostanza, gli appassionati e i mass media di tutto il Mondo avrebbero potuto prendere direttamente atto di come l’Italia e, in particolare il Nord, sia in uno stato di paralisi, per effetto del contagio del Covid 19. A questo punto, sarebbe stato di plastica evidenza che le notizie, che stanno rimbalzando ormai da diversi giorni, nei notiziari di tutto il Mondo rispondono drammaticamente al vero. L’Italia è il Paese, che sta diffondendo il virus in tutta Europa e non solo; è del tutto legittimo non raggiungere l’Italia in questo periodo, perché il contagio è quasi una certezza; è di conseguenza lecito impedire agli italiani di raggiungere gli altri Paesi (addirittura, tra gli altri Stati, non ci vogliono più in Cina e in…Eritrea!!!).

Eppure, dopo la prima settimana in cui abbiamo sottoposto al tampone per il Coronavirus, i sintomatici, gli asintomatici, i contatti degli uni e degli altri, i contatti dei contatti dei sintomatici e degli asintomatici, Pluto, Paperino, Topolino e i Tre Porcellini, abbiamo scoperto che siamo andati ben oltre quelle che erano le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (solo i sintomatici e se provenienti dalla Cina), peraltro seguite dagli altri Paesi Europei, tranne l’Italia. La nostra meravigliosa penisola, in un eccesso di zelo, che si è ripercosso paradossalmente contro, ha permesso di evidenziare casi (asintomatici) che, altrimenti, non sarebbero mai stati scoperti.

Di conseguenza, al fine di evitare che la nostra già disastrata economia subisse una irreversibile battuta d’arresto (crollo del turismo; delle esportazioni; dei voli, sospensione attività nelle c.d. zone rosse, fulcro della nostra economia: Lombardia, Veneto ed Emilia), da almeno due giorni il messaggio universale è stato: cerchiamo di tornare, per quanto possibile, ad uno stato di normalità, facendo comprendere alla Comunità Internazionale che l’Italia non è un Paese appestato ma che sta reagendo, con fermezza e controllo ad un’emergenza sanitaria, nell’interesse proprio e degli altri Stati.

Ebbene, alla prima occasione di “mostrarsi al Mondo” in modo “normale”, stabiliamo preliminarmente che Juventus - Inter andrà in Mondovisione a porte chiuse !!!!. Ma allora o siamo ad un livello di demenza, che non è più accettabile; oppure non c’erano e non ci sono le condizioni per consentire al pubblico di recarsi allo Stadio.

Partiamo dalla seconda considerazione, auspicando che esaurisca il tema, in quanto la prima sarebbe clamorosa.

L’ultimo aggiornamento della Regione Piemonte (21,30 del 28 febbraio) recita che sono una quindicina le persone attualmente positive al Coronavirus. Per tutte (tranne che per un torinese 40enne ospedalizzato) c’è attesa per l’esito delle controanalisi (uno di questi risulta residente a Torino, in stato di isolamento domiciliare e con contatti intervenuti con il paziente ospedalizzato) Ad essi si aggiungono trentadue persone rientrate in serata ad Asti dalla Liguria (che saranno messe in isolamento domiciliare). L’ultimo capoverso della nota informativa recita che L'assessore alla Sanità precisa che sono state già effettuate tutte le indagini epidemiologiche e che c'è la certezza che tutti i nuovi contagi sono riconducibili al focolaio lombardo. Non c'è un focolaio piemontese.”

Alla luce di quanto sopra, allora sorge spontanea la domanda: “Perché Juventus-Inter si sarebbe dovuta giocare a porte chiuse?”. Non sarebbe stato sufficiente (come per le altre partite aperte al pubblico) vietare l’ingresso ai tifosi residenti in Lombardia? Se la risposta dovesse essere ricercata nel fatto che consentire l’ingresso solo a coloro non residenti in Lombardia avrebbe significato “favorire” la Juventus perché non ci sarebbero stati i tifosi interisti lombardi, allora mi dimetto ufficialmente da cittadino italiano e divento apolide!

Nella giornata di oggi, viene, invece, diffuso il comunicato della Lega Calcio che tutte le partite dell’odierna giornata – che avrebbero dovuto svolgersi a porte chiuse – venivano rinviate al 13 maggio 2020. La decisione adottata, limitandoci a Juventus-Inter, potrebbe apparire un rimedio peggiore del male, in quanto sancisce universalmente che questa partita, nonostante quanto indicato sopra, si sarebbe potuta giocare solo a “porte chiuse”.

Ciò evidenzia in modo inequivoco alla Comunità Internazionale che attualmente - in Piemonte o anche solo a Torino e come in altre Regioni d’Italia - non ci sono le condizioni di sicurezza sanitaria minime per consentire lo svolgimento di una partita di calcio. Ma, in realtà, non è così, perché, magicamente e dopo solo tre giorni, l’Allianz ospiterà la semifinale di Coppa Italia, Juventus-Milan a “porte semi aperte” o a "porte semi chiuse", in quanto saranno ammessi allo Stadio solo i residenti nella Regione Piemonte!!!

Incredibile, ma vero!!!

Il caso Lione-Juventus

In occasione della recente trasferta di Champions League, Lione-Juventus, dopo varie notizie contraddittorie, è stato consentito l’accesso allo Stadio di Lione dei tifosi bianconeri. Una delle motivazioni addotte dal Sindaco di Lione (giuro di averla letta) è che la Juventus, essendo di Torino, contava tifosi che erano fuori dalle c.d. “zone rosse” italiane, per cui poteva essere consentita la trasferta in terra francese.

Siamo ormai al delirio

Premesso che tutti i calciofili sanno che la Juventus conta tifosi in tutta Italia (e in tutto il Mondo) e che, paradossalmente, forse è proprio il capoluogo sabaudo che ne annovera meno rispetto ai cugini granata, il sindaco di Lione evidentemente aveva omesso di prendere in considerazione che a quella trasferta hanno appunto partecipato tifosi bianconeri (che magari, con il senno di poi, avrebbero fatto bene a rinunciare…) provenienti dalle più disparate Regioni d’Italia (magari proprio dalle regioni “incriminate” Lombardia, Veneto ed Emilia, ovvero territori a forte impronta bianconera).

Ma, rimanendo, a Torino, occorre considerare che Lione dista solo 240 km dal capoluogo piemontese (e che per entrare in Francia non occorre né il visto né il passaporto.. ), per cui un torinese può allegramente contagiare i cugini transalpini ma gli è impedito di farlo in Italia, in località peraltro molto più distanti rispetto a Lione.

Credo che, a questo punto, ogni ulteriore commento sarebbe superfluo.