Sono passati quattro anni dal suo ritiro dal calcio giocato, eppure Antonio Cassano da Bari vecchia è rimasto quel genio e idolo di giocate e sregolatezza, che nessuno della nostra generazione potrà mai dimenticare. Così gli ho scritto una poesia, una poesia che racchiude la sua carriera, e quel che poteva essere ma non è stato.

Quando il 18 Dicembre 1999, in quel Bari-Inter seconda giornata, ti ritrovasti titolare, nessuno sembrava tremare, la difesa era grossa e forte, con Blanc e Colonnese che ostruivano le porte, ma un piccolo genio quella sera era sceso in campo, altro che paura di quella difesa baluardo. E dopo una gara passata in sordina, ecco che sull'1-1 tutto il pubblico s'inchina, stop di tacco volante e un dribbling che sconquassa la difesa avversaria, poi anche Peruzzi s'inginochia con le braccia per aria.
Era l'88esimo e il risultato era gelato, e da quel giorno nasce il mito Cassano.
Un campione in erba di quella fattura non poteva restare a Bari per altri anni ancora. Così che nel 2001 dal Cupolone ecco la chiamata della Roma del Pupone (Totti). La coppia sembra stellare, quella 18 sulle spalle, che ti aveva portato fortuna nella tua Bari, e le gerarchie almeno all'inizio ti misero alla pari. Sessanta miliardi per il tuo cartellino per uno che vedeva la porta come un cecchino. La grande piazza però si rivelò dolce e amara. La prima in Champions League, con il gol al Real Madrid. Ma da quel piccolo genio qualcosa si doveva ancora vedere, in un talento che sembrava la strada giusta seguire, ecco che dal cilindro magico e sregolato, le prime 'cassanate' hai regalato: La non convocazione in under 21 nazionale di Gentile, ti ha portato a lasciare l'allenamento e con la macchina sparire, le 'corna' all'arbitro Rosetti con la Roma, a seguito di un espulsione, ti portò a cominciare a gongolare. La Roma era una piazza importante, ma una lite con il capitano, pian piano ti portò da Roma lontano.
Ecco Madrìd, quel Real da tutti sognato, che in quel  gennaio 2006 grazie a Fabio Capello a casa ti si è portato, cinque milioni per il tuo cartellino, e anche lì hai fatto un casino. Soprannominato 'El Gordito' (il grassetto) per aver messo qualche chiletto, e per giocare hai dovuto prima dimagrire, altro che pranzi lucuriani, qui c'era da rimboccarsi le mani. La prima rete non tarda a d arrivare, contro il Betis Siviglia, entrando dalla panchina decidesti la gara alla prima (esordio). Ma quel Capello che t'aveva portato, alla fine altri ti ha preferito, e così in una notte di Champios League, per fargliela pagare, lo provasti ad imitare, cosa che ti costo poi tanto, visto che da quel giorno non vedesti più il campo. Reintegrato soltanto nel 2007, con un minutaggio al contagocce, la Spagna ai salutato, dopo aver vinto con il Real un campionato.
Ecco l'arrivo in blucerchiato (Sampdoria), che a 25 anni ti avrebbe rivalutato, quella maglia indossata in passato da campioni, sembrava riportarti ai giovani albori. Ma dopo tre anni di grandi imprese (qualificazione Champions League 2009-2010), si arrivò al presidente Garrone a rivolgere delle offese. Anche da Genoa le valigie hai preparato e nella Milano rossonera nel gennaio 2011 ti sei presentato. A 28 e interista dentro al cuore, hai vinto con i rossoneri il tricolore, e il 6 agosto, senza nemmeno giocare, hai visto il Milan la tua Inter sbranare. Chissà che dolore alla fine ti ha recato, ma in quel momento i colori rossoneri difendevi su quel prato (stadio). Di ritorno da Roma in una gara ottombrina hai sentito un dolore mai sentito prima, era il cuore che si faceva sentire, e un brutto spavento a tutti a fatto pigliare. Si parlava di carriera quasi finita,ma con grande sorpresa, ad Aprile 2012 la speranza si è riaccesa, sei tornato in campo per venti minuti, ealla rete applausi e saluti. Eri tornato in campo, questo era l'importante, dopo aver vinto una gara estenuante.
Anche nel Milan lo spazio era poco, ma la sorpresa ti segnò poco dopo. Era arrivata la tua Inter ad offrirti un contratto, e in quel momento ripercorrendo la tua giovinezza, ricordavi quando della tua Inter non potevi fare senza. Buona la stagione, 39 presenze, 15 assist e 9 reti, anche se anche in quell'Inter non hai più avuto giorni più lieti. A 31 anni l'esperienza a Parma, con gol al debutto in Coppa Italia, mentre a Napoli la centesima segnatura per un talento che si era mangiato un'intera carriera. Ma il Parma lo stipendio non paga, e la messa in mora di colpo ti è scattata, anche se il club negava un pò tutto, dopo un anno e mezzo per andartene hai fatto di tutto. Ritorno alla Sampdoria, ma i chili sembrano un pò troppi, e la stagione ha parecchi intoppi. La società al posto del campo ti offre un posto dirigenziale, e tu non accetti e preferisci andare. A 33 anni la carriera sembra finita, ma tu in due provini fai una specie di gita, a Luglio ti accordi con l'Hellas Verona, ma dopo pochi giorni e con il fisico che non regge, rescindi consensulmente il contratto alla bella e ti trasferisci in Serie B alla Virtus Entella, ma anche qui dopo un allenamento fugace, credi che sia arrivato il momento più atroce, quel del ritiro dal calcio giocato, dopo che quei campi per 18 anni avevi incantato. La Nazionale ti aveva visto bambino, i 4 anni dall'Under 15 alla Nazionale Maggiore, un salto da vero campione, e la fortuna però ti ha voltato le spalle, anche perchè tra Mondiali ed Europei, per poco hai sfiorato quello del 2006, ma Lippi dopo un consulto, decise che rischiare sarebbe stato troppo. Dopo altre buone apparizioni, non arrivò mai un trofeo Nazionale che a quella bacheca avresti voluto portare.
La carriera alla fine è finita, e adesso dietro uno schermo vedi un'altra partita, quella dei rimpianti per una testa un po' troppo matta, che se non avesse seguito l'istinto, ti avrebbe portato ad un percorso ben più che distinto.