Alzi la mano chi si aspettava una sconfitta in casa contro la Fiore. L’ ultima volta che i viola vinsero a Torino fu 12 anni fa. Non erano mai passati all’Allianz da quando lo Stadium e’ stato inaugurato. In questa stagione la compagine toscana aveva raccolto la miseria di 11 punti che avevano causato l’esonero di Iachini. Finora la Juve aveva sempre raddrizzato in una maniera o in un’altra partite rese difficili da un animus pugnandi piu'molle di un coniglio bagnato. 

Molto e’ successo e tutto ha remato contro. In primis una giornata nata male con la sentenza farsa del Collegio di Garanzia del CONI. Totalmente ribaltata la decisione dei due gradi di giudizio precedenti in cui si era stabilito il dolo della societa’ partenopea. Via i tre punti in classifica e partita da rigiocare chissa’ quando. Un’ avversita’ puo’ provocare una reazione veemente o gettare nello sconforto. La scesa in campo e’ stata indolente. Oltre al danno la beffa, Rabiot ha dovuto scontare una giornata di squalifica e il Maestro e’ rimasto senza centrocampisti. Poi lo sciagurato fallo di un Cuadrado stranamente nervoso. Infine l’arbitro. Non vede che il fallo di Cuadrado e’ da rosso diretto, ma il VAR presente lo corregge. Non espelle Borja, eppure mette la mano nel taschino per estrarre il secondo giallo, accortosi dell’inevitabile espulsione, lo rimette in saccoccia. Non vede due rigori: uno su Ronny e uno su Berna. Il VAR assente non lo invita a riesaminare. Errori da Penna rossa. Ci sarebbe abbastanza per un’ assoluzione con formula piena di Balsamo alle Erbe Tropicali e Kiwi. Vorremmo che fosse cosi’.

Capello ondeggiante ha iniziato la sua avventura prematura con un’ idea meravigliosa. Difesa alta e riconquista. Ha scelto un modulo, il 4-4-2 fluido che diventa 3-2-5 in fase di attacco. Ha dichiarato ai quattro venti che i centrocampisti della Juve sono inadatti a giocare in un centrocampo a tre, ma sono intercambiabili in quello a due. Per questo tra il gioiellino del Lione Houssem Aouar e Federico Chiesa, ha scelto il figlio di Enrico. Viste le difficolta' iniziali, si e' corretto e ha virato su un centrocampo a tre spurio, con cinque interpreti per tre posti. Considerati problemi ricorrenti di Aaron Ramsey, in pratica quattro giocatori per tre spot. Una coperta cortissima, come si e’ visto ieri.

Sono cinque le espulsioni in questa stagione, un primato non solo italiano, ma europeo.Tre indizi fanno una prova, cinque espulsioni cosa dicono? Forse i giocatori sentono la pressione. Il pressing aggressivo richiesto dal Mister condurrebbe a degli eccessi di foga. Gli sbagli arbitrali in successione possono dare alla testa e tolgono la ragione. Difficile rispondere. Qualche dubbio sulla capacita’ di Una Cascata di Capelli di gestire gli uomini e di comunicare coi giocatori sorge legittimo. Nel post partita parole forti sull’ arbitro, sull’ atteggiamento dei giocatori e sulla sentenza. Sembrano passare inosservate. Il tono della voce e' quello di uno speaker di Radio Maria. L’ espressione e’ immutabile come la costante di Planck. Lontani sono i tempi dei cappotti di Allegri. A Sarri bastava una parola sopra le righe per attirare l’ attenzione.
Stupiscono i cambi. Dopo l’espulsione toglie un centrocampista per un difensore. In queste situazioni il manuale del calcio suggerisce di sostituire una punta con un centrocampista per riequilibrare la squadra. L’ispettore Pirlo invece decide di adottare un 4-3-2 che costringe i mediani rimasti a un superlavoro. Il nostro prode si accorge dell’errore e richiama Morata per affidare la riscossa al Carrarino n2. Mai decisivo in questa stagione, ai margini del progetto, in uscita a Gennaio. Evanescente ancora una volta. Nonostante i due uomini in meno, la Juve reagisce, in maniera scomposta, ma getta il cuore oltre la Viola. Mette alle strette, digrigna i denti e solo le decisioni del direttore di gara si frappongono tra la sconfitta e un risicato vantaggio in qualche modo meritato. Nel bel mezzo dell’incerta rimonta, l’Uomo Che Sussurra ai Follicoli Piliferi decide di affossare le residue speranze togliendo l’unico lottatore seppur provato per il leone mancato Kulu. Si gioca in 7. E I Magnifici rimasti non riescono ad arginare un avversario in 10 che dilaga rifilandoci altre due pere.

E’ colpa di Pirlo se sia Berna che Kulu hanno mandato in campo i loro cugini? Certo che no, ma era prevedibile. Se lo stoico Bonucci si fa infilare come un tordo piu’ di una volta e performa peggio di un Under23, possiamo chiamare l’ allenatore in causa? La logica presenta due alternative: giochi senza Bonucci o giochi con Bonucci e gli metti ai fianchi altri due centrali, ieri Pirlo non ha scelto nessuna delle due. Ha lasciato il viterbese in balia delle sue debolezze.

24 punti in 13 partite sono una media da Europa League. Un bilancio impietoso, parzialmente mascherato dai 3 punti a tavolino e dalle incertezze comuni ad altre squadre. Adesso che la classifica e’ stata ridisegnata e l’ Inter ancora una volta l’ ha sfangata. Il RE e’ nudo, ma la folla chiude gli occhi. Si dice che Pirlo sia un investimento per il futuro, ma non esistono investimenti rischiosi dal rendimento certo e riprendono le solite canzoni stonate sulla mancanza di tempo, sulle deficienze della rosa, sul calendario ravvicinato e BLA BLA BLA.

Il confronto con l’allenatore tosco-partenoeo parla chiaro. Sono -11 rispetto alla passata stagione. Le fedeli truppe cammellate sarebbero gia’ preparando la sucessione se Sarri avesse portato alla real casa i suddetti risultati. Invece Onda Lunga e Silenziosa mangera’ il panettone e probabilmente anche la colomba. 
La sua inesperienza e indecisione iniziano a costare troppo e i punti sono denari. In una stagione senza pubblico, il piazzamento in Champions e’ grasso che cola. E dico Champions perche’ niente fa pensare al decimo.