È verissimo che i colpi di genio, di teatro, molte volte conducono ad intuizioni geniali, ma non è esattamente la strada maestra per condurre una delle più blasonate società calcistiche di sempre. La conferma di Stefano Pioli, che mi rallegra davvero per la persona squisita che è, è ancora una volta figlia dell'improvvisazione. E questa sconcertante, reiterata gestione dilettantesca che ci affligge da quindici anni non è nel caso dei Singer figlia della loro incapacità di assoldare una dirigenza adatta ad operare nel calcio, ma figlia del fatto che del Milan, società sportiva, si sono voluti liberare un secondo dopo esserselo trovato tra i regali piedi quale pegno dello sconcertante Yonghong Lì.

Se i rossoneri, intesi come società sportiva, e non come progetto immobiliare su vasta scala (unico vero obiettivo), non rappresentano un asset sul quale costruire un progetto vero a medio-lungo termine, è palese che Rangnick rappresenti l'uomo sbagliato al posto sbagliato. Del tedesco non si sa molto, ma la sua carriera parla chiaro: è un pianificatore meticoloso, mette voce in ogni operazione di mercato e, senza dubbio, avrà preteso almeno 6 innesti di sua scelta, giovani o meno giovani, costosi o meno costosi, ma comunque facenti parte di un obiettivo almeno biennale. Ecco dunque scattare la luna storta all'impalpabile Gazidis che dopo aver sfasciato il reparto tecnico con Boban in prima fila, si gioca il milionario stipendio da plenipotenziario se prende per l'ennesima volta una cantonata. Avere tra le scatole un meticoloso, che pretende pure che gli compri 6/7 profili, che non mi fa monetizzare quasi nulla, rappresenta un rischio di bilancio troppo elevato oltre alla convivenza con una figura difficilmente addomesticabile! Il sudamericano già si presenta alla proprietà col seguente bottino: un bilancio schifoso come quello dei 15 anni precedenti, main sponsor in fuga senza rimpiazzo. Basterebbe un quarto di questi risultati e qualsiasi testa dirigenziale sarebbe già saltata da sei mesi. Ma non va scordato che Gazidis è un contabile, un'eminenza grigia messa in quel posto per tenere a bada l'armata di cani inferociti, leggi tifosi, in attesa di Arnault o equipollente.

Ecco, però, che la fortuna arriva in soccorso: il mite Pioli colleziona una serie di risultati post-Covid impressionante, dà una svolta alla squadra che ha dell'incredibile, rivitalizza cadaveri come avveniva tra gli alchimisti dell'800 alle prese con le prime forme di utilizzo dell'energia elettrica! Quindi: stra-confermato! E si tenga anche quel rompipalle di Ibra che costa un quinto di un centravanti col punto interrogativo. Non solo: se il teutonico pretendeva sette acquisti già stesi nero su bianco su una pergamena affissa in via Aldo Rossi, il Pioli me lo bevo come un bicchiere di gazzosa. Tre ciuchi tappabuchi nella sessione di mercato, massimo 8 milioni a testa di spesa, resa tipo Leao al sabato sera ad una festa etnica. Per il resto una sfilza di supercazzole, tanto a Milano, parte rossonera, ci hanno fatto il callo: Kessié è il futuro Seedorf, Calhanoglu un clone di Rivera, Calabria e Conti di Tassotti e Cafu! Paquetá? Beh è brasiliano dunque un fuoriclasse per definizione! Siete voi che non avete capito nulla!