Può suonare strano detto dal sottoscritto, che non è mai stato un fan accanito di Stefano Pioli, ma la soluzione adottata dal tecnico rossonero per blindare la difesa si presenta eccellente. Saelemaekers era stato disastroso ad aprile contro la Sampdoria, quando fu utilizzato come esterno destro basso in una linea a 4. Invece,  lunedì Saelemaekers è stato efficace, perché è stato impiegato come terzino destro aggiunto in una linea a 5.

Ho iniziato a tenere d'occhio lo schieramento difensivo fin dalla partita col Nizza, dal momento che si era parlato di esperimenti per provare la difesa a 5.
La versione canonica di tale difesa è quella con tre centrali più due esterni che attaccano e rientrano a seconda delle circostanze. Tale versione ha una variante nella presenza di 5 giocatori che fanno i centrali a turno, mentre gli altri due vanno a dare man forte al centrocampo e all'attacco. L'Inter di Conte e la Roma di Fonseca applicavano soluzioni accostabili a queste versioni.
Dopo i primi esperimenti, Pioli ha capito che occorreva pensare a qualcosa che fosse più facile e veloce da assimilare rispetto alle versioni classiche della difesa a 5. In fondo, deve essersi detto,  nel modulo dell'anno scorso Saelemaekers retrocedeva a mediano in fase difensiva per prodeggere Calabria, ma questo lasciava comunque larghe le maglie della difesa. Allora Pioli ha provato a fargli fare qualche passo indietro e la mossa ha pagato. Ora è più difficile aggirare sia il belga che Calabria, come era accaduto in diverse partite della scorsa stagione (nell'andata contro il Verona, Zaccagni era andato a nozze in quella zona). L'arrivo di Florenzi, decollato proprio nel mese di agosto, va letto in tale ottica.
E' chiaro che due centrocampisti giostreranno da doppio centromediano metodista, anche se si tratta di un'apparente contraddizione, visto che il centromediano del metodo era uno solo. L'espressione serve solo a dare l'idea di due frangiflutti che dovranno fare muro, uno sul centro-destra e un altro sul centro-sinistra, per attenuare l'impeto degli avversari.
Non è un caso che negli ultimi giorni, proprio quando certe scelte sono diventate definitive, la società abbia accelerato anche per Bakayoko oltre che per Florenzi. Gli inglesi, dal canto loro, sembrano essere rimasti paghi di quel piccolo indennizzo simbolico ricevuto per Giroud. Chiedevano solo che i rossoneri la smettessero di nascondersi dietro la volontà dei giocatori blues, ma riconoscessero che i calciatori sotto contratto si pagano.

L'acquisto di Bakayoko è importante, perché Krunic, con tutto l'impegno che ci può mettere, non è un frangiflutti. Se spremuto in quel ruolo, corre tanto, ma in gran parte a vuoto. Dopo la vittoria di Marassi, c'è stata la gara a far la guardia al bidone di benzina per difendere la patria. Chi ha decantato la prestazione del bosniaco ha finito per gabellare il generoso impegno per una qualità che è mancata. Infatti, Krunic, se non è un fenomeno, non è scarso, ma è una mezza ala con buone doti di impostazione, un Chala meno tecnico, anche se più solido di gamba. Può surrogare un titolare in singole partite, ma non è certo un mediano. E se va bene sostenere la baracca e il morale con un po' di incoraggiamento, si rischia di far passare il messaggio che non sono necessari rinforzi.
Con Kessie (non entrerò nel merito del suo rinnovo, perché la cosa mi sta uscendo dagli occhi), Tonali e Bakayoko, la difesa a 5 sarà ben coperta. Il problema ora diventa l'impostazione del centrocampo in versione offensiva e, di conseguenza, l'attacco. Bennacer, del resto, quando è al 100% è proprio un gran play-maker, che dialoga a memoria con Kessie e può farlo benissimo con Tonali e Bakayoko, ma occorre costruire occasioni da gol, una volta entrati nella metà campo avversaria.

I lanci lunghi di Maignan (che ricorda N'kono fra i pali e William Vecchi nel dominio dell'area di rigore, mentre non ricorda affatto Dida), sono una soluzione da applaudire, perché finalmente infrangono il tabù della costruzione dal basso. Se vedi un giocatore che si smarca a 40-50 metri e sei in grado di servirlo, lo fai, alla faccia di tutti coloro per i quali l'essenza del calcio è nel come si gioca e non nel mettere la palla dentro. Come ricordava il compianto Franco Rossi, il calcio non è la ginnastica artistica, dove c'è una giuria che valuta la prestazione, ma a molti manca questa elementare percezione dello spirito del gioco.
Il problema, tuttavia, è che, se pratichi il lancio lungo in maniera ossessiva, cadi nello stesso errore che si commette partendo ossessivamente dal basso. Gli avversari mettono in atto le dovute contromosse e ti impediscono di giocare.
Maignan dovrà essere pronto a scavalcare il pressing alto dell'altra squadra, ma occorrerà essere pronti a schiodare le squadre preparate ai lanci lunghi, specie quelle che si chiuderanno in difesa. E qui Pioli, con le caratteristiche dei giocatori attuali, può farci poco.

Come ha notato Sconcerti, Diaz è un attaccante o, comunque, un giocatore dalla dimensione offensiva. E per quanto Pioli abbia passato l'anno scorso a cercare di dimostrare il contrario, ora non può non sapere di avere un gioiello da far giocare a ridosso delle punte. Il fatto è che, a Genova, qualcuno doveva andare a ridosso della propria difesa per far ripartire l'azione, ma quel qualcuno non poteva essere Krunic, impegnato a spomparsi in marcatura e dai limiti tecnici evidenti. La soluzione Diaz è stata, così, dettata dalla necessità che, a volte, diventa virtù. Forse Pioli contava su Hernandez, che è un esterno sinistro sui generis, in quanto non martella sulla fascia, bensì taglia obliquamente il campo. Theo doveva diventare l'interno sinistro che, affiancando Diaz, prendesse subito la palla e la spingesse avanti, lasciando a Diaz il compito di arrivare al limite dell'area avversaria o all'altezza del dischetto. Il francese ha giocato male e non c'è riuscito, forse distratto dall'arrivo della chiamata in nazionale.

Lasciamo da parte Pobega, mandato a Torino in cerca evidente di acquirenti. Mettiamo da parte anche Daniel Maldini, che non sembra essere stato coinvolto nel progetto. Ora è la società che deve recuperare sul mercato un paio di giocatori in grado di impostare l'azione là in avanti. Chiamateli come volete, trequartisti o quattroquartisti o terrapiattisti, ma sappiate che sono coloro i quali, di fronte ad avversari chiusi, aprono le scatolette di latta con l'assist o col tiro da lontano. Chala faceva quello e, per quanto non fosse Cruijff, lo faceva bene, per cui ora manca.
Basterebbe uno dei tanti giocatori, esterni e centrocampisti offensivi al contempo, di cui si parla. A essi dovrebbe aggiungersi anche un cantrocampista duttile, in grado di fare il regista, ma essere avanzato nella classica posizione di 10 che una volta vedeva giostrare Rivera. Adli sembra portato a questo.

Occorre però decidere cosa deve fare da grande il Milan. Se, infatti, è lodevole l'intenzione di contenere i costi e non partecipare ad aste, i giocatori buoni hanno un minimo sindacale di costo e bisogna sostenerlo. Forse Corona, Favre e Adli sarebbero strapagati a 15 milioni l'uno, come Messias a 10. Ma se li prendi ora e azzecchi l'acquisto, forse ti giochi gli ottavi di Champions alla pari degli altri, per cui i soldi potrebbero rientrare e dare ulteriori frutti nei prossimi anni.
Nel calcio esiste il rischio calcolato, ma sempre di rischio si tratta e non si può fare a meno di assumerlo, se si vuole migliorare.