Ieri mattina ero convinto che Luciano Spalletti difficilmente sarebbe diventato il nuovo allenatore del Milan. Quando ci sono importanti contratti di mezzo, non si può pensare di chiudere in 24 ore. Poi nel pomeriggio tutto sembrava stare per smentirmi, con il tecnico toscano vicino a vestire i panni di nuovo trainer rossonero. 

Tutto saltato. Zhang non paga, Luciano pretende e il Milan rimane, come accade un po' troppo spesso ultimamente, con il cerino in mano. Il motivo del rifiuto, o del raffreddamento della trattativa se vogliamo, si deve al fatto che Spalletti pretende di vedersi pagata almeno una delle due annualità che ha ancora di contratto con l'Inter. In soldoni significano dieci miliardi lordi, ma dalla Cina nerazzurra hanno fatto sapere che non si andrà oltre i tre o i quattro. Spalletti, che un po' si sente anche defraudato dall'addio forzoso a fine stagione, non ci sta e si impunta. Risultato: il Milan deve virare bruscamente su un altro allenatore. 

Sono cose che succedono in un mondo dove girano soldi importanti, come quello del calcio professionistico. Il Milan ha bisogno di un nuovo tecnico, anche se non si capisce esattamente da dove nasca tutta questa fretta di chiudere prima di mercoledì. E' vero, sfruttare il nuovo allenatore durante la pausa nazionali sarebbe buona cosa, ma lo farebbe con meno della metà della rosa a disposizione. Inoltre, se vuoi portarti a casa un nome importante come Spalletti, forse avere un po' di pazienza potrebbe comunque giovare. 

Perché questo sta cercando il Milan: un nome importante a cui affidare la panchina. Niente traghettatori, niente rincalzi, niente nomi di secondo piano o promesse che, lo si spera, sboccino prima o poi. Maldini e Boban vogliono qualcuno di rodato nel calcio che conta, uno che raggiunga gli obiettivi che gli vengono prefissati. E qual miglior nome oggi libero sulla piazza, se non Luciano Spalletti? In questo infatti, il neo duo dirigenziale aveva per un attimo illuso anche i più scettici sul loro operato. "Che forse si siano finalmente svegliati dal torpore giampaoliano?".

Purtroppo per loro, e per chiunque tifa rossonero, l'improvvisa virata su Stefano Pioli pare smentire un simile atteggiamento. Chiaramoci: Pioli è un buon allenatore, un uomo tutto d'un pezzo che ha raggiunto, anche se raramente, dei risultati ragguardevoli (vedasi 3° posto con la Lazio). Detto ciò, il signor Pioli non sembra rientrare nell'identikit del "nome importante", di quello che ha le carte per risolvere una situazione assai affaticata. 

Più che una scelta ragionata, sembra un'azione disperata. Abbiamo bisogno di un allenatore, il più presto possibile. Questo traspare dalle azioni di Maldini e Boban. E Pioli fa al caso loro. E' libero e motivato a salire sulla panchina del Milan, senza condizioni ne troppi preamboli di contratto. Se veramente avessero cercato un allenatore importante, prima di pensare a Pioli avrebbero fatto qualche sondaggio su Rudi Garcia, anch'egli dotato di un curriculum ragguardevole rispetto agli altri. In questo senso non ci sono state voci riguardo ad abboccamenti, dunque il pensiero maligno torna prepotente a farsi sentire. 

Piccola parentesi: simili situazioni si erano già viste durante il mercato estivo, dove la dirigenza, incapace di chiudere Sensi e Veretout, ha dovuto virare su Krunic e Bennacer. Chiusa parentesi. 

Se Pioli dunque non è un rincalzo, poco ci manca. Forse dalla sua ha l'appeal di poter lavorare con il 4-3-3 già rodato al Milan. E' un estimatore di Suso (purtroppo per molti) ed è uno che sa accontentarsi della rosa che gli viene assegnata. Tradotto: a Gennaio non busserà giornalmente alle porte della dirigenza per richiedere questo o quel giocatore. Uno che non fa troppo rumore, che entra in punta di piedi.

A parere di chi scrive, come già è stato segnalato qualche paragrafo sopra, mi prenderei qualche giorno di riflessione e cercherei di vedere se la situazione Spalletti è veramente, e definitivamente, bloccata. E, anche se così fosse, nel caso girerei la palla verso Garcia, tentando di capire se in quella direzione vi siano o meno delle possibilità. Perché la decisione di Pioli, cattiveria o no, appare essere proprio quello che sembra: un rincalzo, una decisione rapida e raffazzonata. 

Ripetiamo: Pioli è un bravo allenatore, ma con squadre di categoria media. L'exploit della Lazio, essendo un caso quasi isolato, non dà da pensare che sia il profilo giusto per la situazione e le prerogative attuali del Milan. Detto ciò, la speranza è sempre quella di essere smentiti. 

Non resta che attendere e vedere cosa accade. Le prossime ore, con ogni probabilità, saranno quelle decisive.