Circa due mesi fa, il 7 marzo scorso, subito dopo Napoli – Milan, scrissi un articolo intitolato “Da tifoso interista: come il Milan di Zac!”, la cui parte centrale, quella più ricca di significato recitava così: Il Milan ha fatto quello che doveva, quello che sa fare, quello che gli riesce meglio, quello che forse lo porterà al diciannovesimo scudetto: ha corso tanto, non ha concesso spazi, ha lottato su ogni pallone e ha sfruttato al meglio l’unica vera occasione capitatagli in una partita brutta, noiosa, poco europea, dominata dal pensiero primo non prenderle...quello che mi spaventa, da tifoso interista, è la somiglianza di questo campionato con quello del 1998/99, quello in cui un Milan sicuramente inferiore alla Lazio allenata da Sven Goran Eriksson, vinse, recuperando nove punti ai laziali, uno scudetto inimmaginabile, difendendosi bene e segnando reti rocambolesche con Ganz e Bierhoff.

Le ultime due giornate, che sulla carta dovevano essere sfavorevoli al Milan visti gli impegni all’Olimpico con la spumeggiante Lazio sarriana e a San Siro con la brillante e vogliosa di Europa Fiorentina, quello che tutti si aspettavano era che lasciasse sul campo qualche punto, che l’Inter mettesse la testa avanti per non essere più ripresa andando così sola e trionfante al traguardo della seconda stella.

E invece no signori, Radu fa la papera del secolo e Terracciano fa un assist alla Maradona a Leao, rovesciando tutti i pronostici, facendo sempre più somigliare questo campionato a quello di venti tre anni fa.

Ci sono giorni in cui provo a farmi una ragione di quello che sta succedendo, giorni in cui provo a convincermi che questo Milan è forte, che non è in testa alla classifica per caso, per fortuna, per demeriti altrui, ma perché ha giocatori forti, più forti di quelli di Inter, Napoli e Juve, perché ha un allenatore non mediocre, anonimo, ma invece rivoluzionario, unico, capace.

Provo a convincermi che sia così, poi prendo uno a uno i giocatori di Inter e Milan e li confronto, prendo i due allenatori e faccio la medesima cosa. Risultato: solo Leao giocherebbe titolare nell’Inter, solo Leao, per la sua capacità nell’uno contro uno invidio a questo Milan.

Le statistiche, che spesso valgono come il due di picche quando la briscola è fiori, dicono che l’Inter è la squadra che ad oggi, nel campionato in corso, ha subito meno goal e quella che ne ha fatti di più. Il Milan invece, come record stagionale, ha quello di non avere un giocatore in doppia cifra nella classifica cannonieri.

Ora tutti si aspettano il terzo atto, dopo quelli del 1973 e del 1990, della fatal Verona, tutti pensano che il Milan non vincerà né con gli scaligeri né tantomeno con l’Atalanta, tutti sono convinti che invece l’Inter avrà vita facile con Empoli, Cagliari e Sampdoria, che alla fine festeggerà il meritato scudetto numero 20.

Io credo che a questo punto, dopo tutto quello che abbiamo visto, vissuto in questo mediocre ma avvincente campionato, non sia più una questione di forza, di meriti, ma di destino, un destino che ahimè temo accomuni Pioli e Zaccheroni, quello di vincere uno scudetto senza un perché.

Simone Inzaghi, non dovesse portare a casa neanche la coppa Italia pagherebbe con l’esonero la colpa non di non aver vinto ma di averlo fatto perdendo non dalle pari o forse superiori Juve e Napoli ma dal sicuramente inferiore Milan.

Quei 7 punti in 7 partite di inizio 2022 pesano come un macigno su questa stagione, le due partite di Champions Con il Liverpool non sono una scusa accettabile per giustificare quel mese e mezzo orribile fatto di pareggi e sconfitte e di una sola vittoria.

Pioli, come Zac, verrà lanciato in cielo trionfante, e l’anno prossimo, come successe al suo collega, verrà cacciato perché colpevole di non essere stato ancora in grado di convincere Inter, Juve e Napoli a regalargli lo scudetto.

Pioli e Zac figli dello stesso destino.