La prima cosa da dire è che il Brescia ha meritato questa vittoria, altrimenti si farebbe un torto alla squadra di Corini. Una squadra disposta bene in campo, che ha due giocatori di sicuro talento, Bisoli e Tonali, che ha messo in campo tanta corsa e grinta, e una grande voglia di dimostrare di essere all'altezza della categoria, voglia che può essere simboleggiata dalla prestazione caparbia dell'anziano ex rossoblu Dessena. Il Brescia mi ha ricordato il miglior Cagliari dello scorso campionato, quello che correva e lottava su ogni pallone, quello che scendeva in campo con la ferma determinazione di vincere la partita. La vittoria è arrivata infine grazie al rigore trasformato da Donnarumma, dopo che altre due segnature bresciane erano state annullate per fuori gioco.

Ora però bisogna dire della squadra rossoblu e di tutto quello che non ha funzionato, perché, al di là dei meriti delle rondinelle, il Cagliari ha giocato in modo complessivamente insufficiente e, per un lungo periodo, è stato proprio inguardabile. L'undici di Maran sembrava volere ripetere per filo e per segno l'ultima partita giocata in serie A, cioè quella della Sardegna Arena contro l'Udinese. Stesso inizio promettente, stesso vistoso calo atletico e mentale nel corso del primo tempo, stesso conseguente atteggiamento dimesso che ha consegnato le chiavi della partita in mano agli avversari, stesso esito finale.

Eppure ci aspettavamo ben altro, dopo quel signor mercato. Mancava Rog, ma il Ninja e Nandez erano in campo, eppure la squadra dopo dieci minuti si è sgonfiata e la partita l'hanno fatta i bresciani per tutta la restante parte del primo tempo e fino alla metà del secondo, cioè fino a quando hanno avuto fiato da spendere. Perché questo flop inatteso, che ha riempito di amarezza e frustrazione i tifosi? La risposta è complessa ed è l'insieme di diverse considerazioni.

La prima riguarda lo schieramento degli uomini più attesi. Nessuno, si può dire, è rimasto soddisfatto dalla scelta fatta da Maran di schierare Nainggolan come mediano davanti alla difesa, perché è un ruolo che non permette al belga di esprimere tutte le sue grandi potenzialità. Il Ninja si adatta, perché è un professionista, un uomo di carattere che non esita a disporsi al sacrificio, ma già nelle amichevoli del precampionato e nella gara di Coppa contro il Chievo era apparso chiaro che in quel ruolo ci sta stretto, come frenato. Le sue qualità tecniche - visione di gioco, inserimento negli spazi, tiro da fuori area - brillerebbero (e farebbero brillare la squadra) se giocasse sulla trequarti o da mezzala alla Barella. Anche Nandez non era nel posto migliore per lui, confinato nella zona interna di destra. L'uruguaiano ha provato a cercarsi da solo i suoi spazi, convergendo verso il centro, ma così ha finito per sovrapporsi al Ninja senza costrutto, anzi rendendo ancora più faticosa e confusa l'azione rossoblu in mediana. A completare il quadro, aggiungiamo la pessima prestazione di Ionita, sempre in ritardo sulle partenze del laterale destro Sabelli e sempre intempestivo nell'aiuto a Lycogiannis, messo in grande difficoltà del più veloce e dinamico Bisoli.

La seconda considerazione riguarda la scelta di schierare Birsa invece di Castro. L'argentino aveva dimostrato nella passata stagione di avere qualità tecniche e tattiche migliori rispetto al compagno, ed era pronto a scendere in campo, avendo recuperato bene dall'infortunio. Ma Maran ha deciso per Birsa, che si è visto solo per due tiri nei primi minuti di gioco. Assente o quasi nella fase di costruzione del gioco e nella fase di recupero sulle ripartenze degli avversari, Birsa è stato uno dei peggiori in campo. Quando verso la metà del secondo tempo (troppo tardi) Castro ha preso il suo posto, la manovra offensiva cagliaritana è migliorata, grazie alle giocate più rapide, più pronte, più incisive di cui il Pata è capace. L'argentino ha pure segnato, sugli sviluppi di un'azione da lui stesso costruita, ma il gol è stato annullato per fuori gioco.

Terza considerazione. L'attacco rossoblu continua ad essere sterile. Pavoletti è ancora un po' giù di condizione, ma non è solo questo il problema. Maran, impegnato nel tentativo di trasformare Joao Pedro in seconda punta, ne ha aggiunto un altro. Perché ora Pavoletti gioca spesso alle spalle del brasiliano, a fare duro e sporco lavoro di sponda, nel tentativo di aprire i varchi per il compagno e mandarlo a rete. Così il Cagliari non ha potuto contare sulla presenza costante in area del centravanti-bomber e sui suoi micidiali colpi di testa. Joao non ha i numeri del goleador, come anche ieri sera purtroppo ha dimostrato. Maran aveva a disposizione Ragatzu, un attaccante esperto e valido, ma l'allenatore gli ha concesso solo pochi minuti nel finale di partita, oltretutto facendolo giocare da trequartista e insistendo su Joao punta. Intanto Pavoletti era già uscito dal campo per infortunio e il suo posto era stato preso da Cerri, altra persistente nota dolente. Cerri non può assicurare il rendimento di Pavoletti, questo sembra essere ormai chiaro a tutti tranne a Maran. Perché non provare la coppia Ragatzu-Joao Pedro, con Castro alle loro spalle?

Ultima considerazione.
Il Cagliari continua ad esprimere un gioco di qualità modesta, anche quando vuole essere propositivo. Troppi passaggi ripetuti, fraseggio troppo insistente e spesso inconcludente, senza sbocchi, ritmo di manovra basso, poche accelerazioni sulle corsie laterali, zero verticalizzazioni per via centrale. Unico e parziale aspetto positivo, ieri sera abbiamo visto pochi lanci lunghi da parte del portiere e dei difensori.

Eppure, rispetto alla stagione passata e per ammissione dello stesso Maran, adesso il Cagliari ce li ha i giocatori in grado di fare gioco di qualità.