Il Pescara sprofonda in Serie C dopo 11 anni. E' la prima volta che la proprietà capeggiata da Daniele Sebastiani dovrà affrontare la terza categoria calcistica professionistica italiana. L'obbiettivo deve essere subito risalire in Serie B, ritrovare la B perduta. La B Zona, l'habitat naturale del Pescara Calcio, la Serie B, il posto dove deve stare il Pescara.
Già l'annata precedente, che ha visto il Delfino Biancazzurro salvarsi ai play out contro il Perugia di Massimo Oddo, poi divenuto allenatore del Pescara con pessimi risultati, c'era stato il primo campanello d'allarme. E anche in quell'annata, come questa che è costata la retrocessione in Serie C per il Pescara, c'erano stati tre cambi di allenatore, ovvero Zauri, Legrottaglie e Sottil. Quest' anno Oddo, Breda e Grassadonia, ma nessuno dei tre è stato capace di salvare il delfino biancazzurro.

E' stato un Pescara pessimo, squadra sempre troppo lunga tra i reparti, gli attaccanti non ricevevano mai il giusto supporto e venivano lasciati sempre troppo soli, in balia dei difensori avversari. La difesa è stata ballerina ed inefficiente. Gli esperti della squadra non hanno trascinato il resto del gruppo, e penso a Galano, Scognamiglio, Sorensen, come lo stesso Salvatore Bocchetti, ex Milan cugino di Antonio Bocchetti, responsabile scouting e dirigente del Pescara. 
I giovani, quasi tutti in prestito, non si sono valorizzati come avrebbero voluto e dovuto, e penso a Raoul Bellanova, prodotto del vivaio del Milan, così come Ceter o Odgaard, tanto per fare degli esempi. Qualche sprazzo del loro talento, qualche gol da parte degli ultimi due di ruolo attaccanti, ma nulla di rilevante e comunque decisivo in positivo per le sorti del delfino. E' stato sbagliato anche l'atteggiamento della squadra, spesso schiacciata dietro come se fosse arrendevole o comunque spaventata dall'avversario. Si aveva più paura di prenderle anzichè coraggio di darle. Inoltre sono mancate anche le individualità di elementi che avrebbero dovuto fare la differenza come Valdifiori e Galano per esempio. Il Pescara ha perso, negli ultimi match, gli scontri salvezza contro il Cosenza per 3 a 0 e contro la Cremonese per 3 a 0.  Paradossalmente è riuscita negli ultimi match a fare meglio con le prime della classe pareggiando per esempio 2-2 contro l'Empoli e 1-1 contro il Monza, ma con le sue dirette rivali per la salvezza, il delfino è sprofondato. Da segnalare il traguardo delle 200 presenze del portiere Fiorillo con la maglia del Pescara.

Il Pescara ha anche sbagliato il mercato di gennaio. L'attacco era sterile, gli attaccanti segnavano poco e si è preso Giannetti, che nell'arco della sua carriera non ha segnato pià di 8 gol in una intera annata. Con il senno di poi, non era lui il bomber che sarebbe servito al Pescara.
Nel mezzo di questa annata c'erano stati anche rumors sulla cessione del club, e addirittura era uscito il nome di Stefano Pessina tra gli altri, imprenditore farmaceutico e ingegnere pescarese con un patrimonio stimato di circa 9,7 miliardi di dollari. Voce che non hanno poi trovato conferma per una acquisizione del club così come tutti gli altri rumors, che resta così saldo nella mani di Daniele Sebastiani.

Il Pescara non va in Serie C da 11 anni. C'era Pietro Scibilia, patron del Pescara e della Gis Gelati a quel tempo, e poi c'è stato anche Dante Paterna, che nel 2004/2005 retrocesse in Serie C ma poi fu ripescato in B. La Serie C è una realtà che il Pescara non affronta da tempo. Forse può anche essere un bene per riacquisire un po' di umiltà. Negli ultimi anni il Pescara con Sebastiani è andato 2 volte in Serie A per poi retrocedere dopo un solo anno in Serie B.
Negli ultimi anni è sembrato come se il Pescara fosse diventata una grande della B ed ogni anno bisognava obbligatoriamente puntare ad andare in Serie A. Il Pescara è stato fondato nel 1936 e nell'arco della sua storia ha partecipato a 39 campionati di Serie B fino ad oggi, vincendone anche due classificandosi al primo posto, nel 1986-1987 con Galeone in panchina, e nel 2011-2012 con Zeman in panchina. In Serie A ne ha disputati 7 di campionati. Alla luce di questi dati, si comprende che la realtà del Pescara è più la Serie B, e non si capisce come anche la piazza pretenda che il delfino lotti ogni anno per la Serie A, che non è la sua realtà.

Questa perdita di visione della realtà, di come stanno le cose, influisce anche sulla pressione che la piazza mette alla squadra ogni anno. E poi porta anche a disastri sportivi come dimostra questa annata, senza nulla togliere alla dirigenza e alla squadra, anch'esse responsabili di questa disfatta. La realtà non va distorta e che piaccia o meno, il Pescara non è una realtà da Serie A e come risultato sportivo non si può pretendere ogni anno che si vada nella massima serie. Il Pescara non è neanche una piazza da Serie C. In Serie C il Pescarà è una grande e sulla carta sarà una delle favorite per la promozione, ma la sua realtà è una Serie B dove puntare ad un permanenza tranquilla ogni anno consolidandosi in questa categoria.

Dopo 11 anni non sarà facile affrontare il campionato di Serie C per il Pescara. Un campionato tecnicamente meno valido della Serie B, ma più fisico, "ignorante", "rozzo", falloso, un campionato dove si picchia molto e dove ci sarà parecchio da lottare con umiltà senza sentirsi automaticamente i primi della classe, anche se sulla carta il Pescara sarà considerato così. Ma senza umiltà, fame, spirito di sacrificio, non si otterrà nulla. Bisogna lavorare per tornare subito in Serie B.
E' importante prendere gente affamata, possibilmente pochi prestiti, calciatori che hanno voglia di lottare per la maglia del Pescara, umili ma determinati, concreti e senza troppi grilli in testa. Anche gente esperta che conosce la categoria, con giovani promettenti e qualche elemento di categoria superiore, che magari conosce anche la C e che può fare la differenza. 

L'obbiettivo del Pescara deve essere il ritorno immediato in Serie B. Questo è un obbiettivamente realisticamente possibile per il delfino biancazzurro.