Se il pubblico pescarese, dopo i play out del Curi, pensavano che il peggio era ormai alle spalle si sbagliava di grosso. Quattro punti in nove partite, sei goal realizzati e 19 subiti, ma sopratutto un gioco inesistente, consegnandosi agli avversari al primo ostacolo, senza avere mai la forza di reagire. 

Eccolo il Pescara targato Oddo: 
Modulo indefinito si parte con il 4-2-3-1 alla prima con il Chievo, 4-3-2-1 del Granillo di Reggio Calabria, 3-5-1-1 contro il Frosinone, 3-4-1-2 allo Stadio del Mare di Lecce, fino al 3-4-2-1 nelle ultime due uscite. Nel contesto una girandola di uomini con i soli Balzano, Maistro e Fiorillo punti fermi, tutti gli altri in rotazione. Senatori fatti fuori e giovani di belle speranze impiegati con il contagocce. 

La Rosa allestita ad inizio stagione non sembrava tanto male con un bel mix di giovani ed esperienza. Anche se alcuni dubbi già persistevano: una difesa troppo fragile fisicamente: Antei, Bocchetti e Balzanovengono da infortuni seri ed in più la data anagrafica non è dalla loro parte. In attacco il solo Asencio non poteva bastare. A questo si aggiungono le lesioni muscolari dello stesso spagnolo arrivato in prestito dal Genoa e del altro fiore all’occhiello nel mercato estivo il colombiano Ceter. Sfortuna o preparazione sbagliata?

La società nel frattempo rimane a guardare, impegnata in una possibile vendita ad un imprenditore ai più sconosciuti, che dà l’impressione di passare dalla padella alla brace. D’altronde il Covid da loro una mano, tenendo il pubblico lontano dai campi da gioco, al riparo da furiose contestazioni e liberi di agire indisturbatamente. Facendo sempre finta di vedere il bicchiere mezzo pieno, ma forse anziché l’acqua dentro sembra esserci il vino. Perché in questo Pescara di buono ad oggi non si è visto nulla.

Lo spogliatoio è diviso, basti vedere le scelte di formazione del tecnico ad ogni partita per capirlo. Un Oddo che in panchina sbraita, si sbraccia, si sveste ed impreca presuntuosamente verso i suoi uomini. Lui che da mago della panchina nei suoi appena otto anni di carriera dopo la promozione in riva all’Adriatico, in una squadra che tra gli altri annoverava giocatori come Torreira, Campagnaro e Lapadula che con 30 reti fece metà del lavoro, ha ottenuto ben quattro esoneri l’ultimo in Umbria poi richiamato e condannato dal rigore di Masciangelo.

Detto senza mezzi termini la classifica è già dura, nonostante la paventata ipotesi della Lega di ridurre a tre le retrocessioni. Il presidente Sebastiani dopo Pordenone è andato via dal Adriatico senza rilasciare dichiarazioni.
La posizione del tecnico è fortemente in bilico. Con Pillon ormai prossimo alla Triestina, i nomi dei possibili sostituti sono quattro: Ventura il più gettonato, Stellone, Pecchia e Sottil.