Voci da lontano
Da quando il Covid si è preso il mondo, tutti, hanno alzato bandiera bianca. Attenzioni, restrizioni, divieti, fino ad arrivare a diversi lockdown, dapprima circoscritti e poi nazionale. Il virus si è preso tutto e tutti, senza risparmiare nessuno. È “sceso in campo” al posto dei giocatori e ha “cacciato” i tifosi.
Poi il campionato è ripartito, ma senza le voci e i sentimenti; senza quei cori che andavano vivacizzando la partita, andando a caricare la squadra di casa e intimorendo quella ospite; senza quei striscioni, pronti per omaggiare qualcuno, spesso la squadra, o per protestare in merito a qualche indigestione; senza il tifo, solo più tardi, il calcio è ripartito ugualmente.
Alla fine, però, il barlume di speranza ha portato anche quei pochi sostenitori dentro la culla della propria squadra (1000 al massimo), come un segno di ripartenza, di ritorno alla normalità. Prima durante qualche partita sporadica di pre-campionato, poi, durante l’avvio di quest’ultimo. Voci da lontano che hanno riecheggiato in uno stadio semi-desertico, ha provato a riaccendere una piccola fiamma sentimentale.

Qualcosa è cambiato
Nonostante un lieve ritorno alla normalità, pur tenendo d’occhio, quotidianamente, il numero dei nuovi casi che possono diventare una mina vagante per il campionato, qualcosa è cambiato. Un qualcosa che non si sofferma solo sugli spalti, per l’appunto vuoti e riempiti da pochissime persone, ma volge il suo sguardo a quello che ne è il cuore, il motore del campo.
Il calcio è cambiato. Senza le voci estenuanti, senza il tifo di parte e di quello ospite, si sono notati dei cambiamenti. Cambiamenti che non hanno mutato soltanto gli introiti economici delle squadre, totalizzando gravi perdite, ma, soprattutto, risultati inaspettati.
A questi, vanno ad aggiungersi delle vere e proprie goleade. Un dato che fa riflettere e che dà vita a vasti interrogativi sul perché si sia andati incontro a risultati inebriati da cascate di gol. Eppure, il pubblico, non dovrebbe influire negativamente sul fattore campo? Andiamo per gradi.

Dati alla mano
Quello a cui non siamo mai stati abituati nel nostro campionato da inizio stagione, sono gli 0-0. Fino ad ora, non c’è mai stato un caso di reti bianche nelle prime tre partite dalla stagione e, tale accadimento, non avveniva dalla stagione 2016-17. 43 gol alla seconda giornata di campionato, con una pazza Inter che, prima, perdeva 3-2 a San Siro contro la Fiorentina fino all’87’, poi, in due minuti, ne fa 2, vincendo la partita. 6 gol del Napoli al Genoa, l’Atalanta che viaggia con una media di più di 4 gol a partita e il Sassuolo di 3.

I numeri in Bundesliga sono tutti a favore del gol: nelle prime tre giornate, non c’è mai stato un caso in cui, in un match, una squadra di casa od ospite, non abbia realizzato quattro gol. Alla prima, il Bayern, ne fa 8, insieme all’Hertha Berlino che ne rifila 4 (fuori casa) al Brema; alla seconda, la squadra campione di Germania e d’Europa, ne prende 4 dall’Hoffenheim (squadra di casa) e, lo Stoccarda (fuori casa) buca per 4 volte la porta difesa da Zentner (portiere del Magonza); infine, nella terza, a divertirsi nella saga dei 4, sono: Dortmund, Lipsia, Union Berlino e Bayern (tutte in casa).

Il caso Premier
In Premier, per giunta, nelle prime quattro giornate di campionato (con due gare ancora da recuperare), si sono totalizzati 40 centri in più rispetto alle prime tre dell’anno precedente. Una media gol altissima (3,79%), che trova il secondo posto solo al record imbattuto della stagione 1930-31 (3,95%). Un’altra percentuale non di poco conto (29%), ci indica che, 11 gare su 38 disputate, sono terminate con più di cinque gol, un risultato distante cinquantanove anni.
Si sa che è un campionato affascinante, ma, allo stesso tempo, l’ultima giornata, ha avuto qualcosa di clamoroso: la squadra di Klopp ha preso 7 gol dall’Aston Villa. Un fatto che non accadeva dal 1953 – a quel tempo fu l’Arsenal - che una squadra campione d’Inghilterra, prendesse un’imbarcata di questo tipo.
Il tasso di conversione in tiro, infine, ha subito un incremento del 5% rispetto alla scorsa stagione, attestandosi intorno al 16% circa, rispetto all’11%.[fonte dati: Premier League: Is absence of fans behind the goal rush?]

Quindi, da cosa dipendono tutte queste goleade?
Oggettivamente, e lo abbiamo osservato nel paragrafo precedente, si segna di più.
A dire la sua, è anche Michael Keane, difensore dell’Everton, affermando che:
“You might concede three but still win”.
Puoi subire 3 gol, ma vincere comunque. Di fatti, il Leeds di Bielsa ne ha fatti 3 al Liverpool, eppure, ha perso per 4-3; nella giornata successiva, sempre il Leeds ne subisce 3 dal West Ham, ma con 4 gol realizzati, vince la partita. Così, come anche l’Inter contro la Fiorentina e il Bayern contro l’Herta Berlino.
Secondo Keane, è un misto tra la mancanza di pubblico e lo stesso Covid nel portare queste goleade. Il pubblico è un fattore importante, e le squadre ospiti possono sentirsi meno sotto pressione con l’assenza dei tifosi di casa. Gli attaccanti vedono con più lucidità la porta e trovano la via del gol molto più facilmente. Ma anche il virus stesso è da tenere in considerazione: calcolando la quarantena, i casi isolati, i positivi sintomatici e asintomatici, i giocatori, non si sono allenati e non si allenano alla stessa maniera. Alcuni rimangono fermi per molti giorni, altri svolgono un lavoro differenziato, insomma, tutto questo porta delle eterogeneità e delle discrepanze nella rosa. Vediamo scendere in campo giocatori più pronti – tatticamente e fisicamente – e altri no.
Si perde l’intesa con la squadra. Senza contare la nuova regola – per motivi eccezionali – dei 5 cambi stagionali. In Inghilterra l’hanno cancellata, eppure lì si segna di più, ma in questo modo entrano giocatori molto più freschi, si può cambiare metà squadra, escludendo il portiere, incrementando l’opportunità, non solo di salvare o ribaltare una partita (come l’Inter), ma di stravolgere tatticamente un match.

Parola di esperti
Il presentatore di Monday Night Club, Mark Chapman, afferma di aver parlato con atleti e professionisti l’estate scorsa, confermandogli quanto il rumore “della folla” giochi un compito importantissimo nella concentrazione e nell’attenzione professionale. Ex allenatori ed ex giocatori, parlano di adrenalina, e cioè quanto quest’ultima, viene rilasciata molto più lentamente se il pubblico non è presente.

Una mancanza di pubblico che influisce pesantemente sul decision making. Afferma come, tutto questo, possa influire positivamente su tutti quei giocatori che avviano il processo di costruzione o di manovra dell’azione; negativamente, però, nella fase di non possesso e di come venga a mancare una difesa più aggressiva, diventando più blanda, meno orientata al pressing.

Il tecnico del Braga, Carlos Carvalhal, afferma:
“The absence of fans in big clubs with big pressure on them reduces the focus and concentration of players”.
Cioè, ad essere più penalizzati, non sono altro che i grandi club, quelli più titolati, perché l'assenza di pubblico, non fa altro che ridurre la concentrazione dei giocatori. Di contro, è un fattore che aiuta gli ospiti, o i club più piccoli, quelli che non lottano per i vertici della classifica, perché senza il pubblico di casa o "delle grandi occasioni", il tutto si bilancia e il match appare più equilibrato.

Continua dicendo che:
"Fans open up your senses, increase the intensity of your muscular reaction. It has a huge influence in the head of players, I would say even 20%”.
I tifosi sono talmente importanti che amplificano i sensi, sia motori, incrementando la reazione muscolare, sia percettivi, con un'enorme influenza nella testa dei professionisti.

Non tutti sono d’accordo
Altri professionisti del mondo del calcio, non vedono la folla come un fattore che possa incidere sulle goleade. Tutto dipende dal campionato: si sa come il nostro, rispetto a quello inglese, governi un rapporto differente tra gol fatti e gol subiti. In Inghilterra si gioca diversamente: l'arbitro lascia correre, il campionato è orientato all'offendere piuttosto che al difendere e la tattica non è la stessa della nostra competizione.
Anche Sutton, ex attaccante di Blackburn e Celtic, afferma quanto si andava facilmente in gol, anche con il pubblico. Non è d'accordo sul fatto che, la mancanza dei tifosi, possa essere un fattore influenzante dei match e che condizioni il numero di gol.
Altri ancora, analizzano come, anche in passato, le goleade persistevano (United-City, finita per 1-6 a favore dei Citizens), eppure il pubblico era presente.

Un mix di fattori
Oltre al pubblico, possiamo riscontrare quanto le squadre siano state condizionate pesantemente dagli effetti della quarantena. I giocatori, sono stati per molto tempo fermi, pur avendo un personal trainer che li seguisse. Ma sono saltate tattiche, intese, moduli e schemi indotti dagli allenatori.
Fattori cognitivi e fisici che hanno portato a goleade d'altri tempi. Anche una scarsa preparazione in pre-season che, in fin dei conti, non c'è mai stata. Un campionato continuato d'estate (non per tutti) e ripreso a meno di un mese di distanza. Test amichevoli troppo irruente e un mercato spostato e prolungato che non ha dato il tempo agli ultimi acquisti di integrarsi.

Più gol e meno attenzione in difesa; meno concentrazione per la squadra di casa e meno tensione per gli ospiti; meno adrenalina e carica per le grandi squadre e un bilanciamento maggiore che va a favore delle piccole.
Il covid ha chiuso una partita e ne ha iniziata un'altra: il calcio è cambiato!