Massimiliano Allegri è la scelta più azzeccata che Agnelli è riuscito a fare nella sua carriera, dopo quella di aver affidato a Conte la ricostruzione di una Juventus umiliata da due settimi posti. Bravo nel gestire una rosa sorpresa dall'incredibile voltafaccia del buon Antonio, al quale si chiedette allora di progredire nelle competizioni europee, non essendo riuscito a qualificarsi contro un modesto Benfica per una finale di Europa League prevista proprio a Torino, praticamente un trofeo quasi assegnato. La società era convinta che le richieste dell'allenatore pugliese fossero esagerate e confidando nella qualità della rosa, alla luce dei 3 scudetti consecutivi, pur delusa da quanto accaduto, rapidamente individuò nel tecnico toscano il profilo con la giusta esperienza per gestire il patrimonio. E successo fù! Il buon Max con saggezza, gestì lo spogliatoio, motivandolo, e trasformò il vincente 3-5-2 in una 4-4-2 e affini, senza operare sconvolgenti cambiamenti. Avrebbe anche ricevuto quei rinforzi tali da mantenere la vetta per altri anni ancora ed arrivare a due finali di Champions dove obiettivamente le speranze di portare a casa il trofeo, erano più legate ad un singolo sorprendente episodio piuttosto che alla qualità di una rosa, francamente inferiore a quella dei contendenti. Quando Allegri fu sorpreso dall'Ajax e da quel gioco spumeggiante con Ronaldo in campo, Agnelli ha pensato, a torto, che quella squadra fosse pronta per puntare al massimo e che fosse necessario un gioco d'attacco, più bello a vedersi, per raggiungere questo obiettivo. Sarri a Napoli aveva in mano una squadra di comprimari (anche Higuain lo era al Real Madrid) affamati che lo seguirono e mostrarono il gioco più bello perchè tecnicamente sopra la media. Ma convincere la rosa della Juventus a cambiare le proprie abitudini ed a ritrovare la fame, tra affermati senatori e parametri zero d'occasione a caccia dell'ultimo lauto ingaggio più che di una nuova sfida, non gli è riuscito e comunque tale era ancora il divario tecnico con le inseguitrici che bastò svolgere il compitino per portare a casa l'ultimo scudetto del grande ciclo, senza brillare in Europa dove il clima è certamente più competitivo. Pirlo è stata una mossa insensata alla luce dei risultati e l'ultimo appello per un gruppo vincente che concluse la stagione con 2 trofei frutto di un orgoglio ritrovato ma di un gioco comunque mai digerito. Inevitabile, a questo punto, ritornare alle origini, puntare alla ricostruzione, a creare un nuovo zoccolo duro, un nuovo gruppo vincente per riportarsi in vetta. Sul mercato si è preferito puntare sul migliore centrocampista italiano acquistabile in linea con le nuove direttive di spesa: giovane, nazionale, conveniente e sull'usato sicuro, quel Moise Kean che a Torino conoscono benissimo e che ha ancora davanti a sè enormi potenzialità. Il resto verrà dopo, perchè saggiamente Allegri vuole provare tutti ed individuare quegli elementi su cui ricostruire una Juventus vincente. Sento parlare di De Ligt, Cuadrado, Locatelli, Dybala e Chiesa. A mio parere, il primo lo possiamo escludere per il procuratore e per le ambizioni del ragazzo che certamente se non quest'anno, l'anno prossimo sarà tentato da un ingaggio superiore ed un campionato in linea con la sua bravura. Altri potenziali candidati si uniranno a partire dall'anno prossimo, ma certamente il giocatore italiano e, meglio ancora, proveniente dal proprio vivaio, considera la Juventus come il punto d'arrivo e preferisce restare in Italia piuttosto che tentare l'avventura in un altro paese. Tutto questo spiega i 4 anni di contratto e spero di avervi convinto che Novembre non è Giugno 2022 e che questa squadra è in costruzione e si è affidata al miglior progettista: ci vogliono tempo e pazienza e non isterismi.