La "Celeste": quella nazionale alquanto bistrattata, sottovalutata e a tratti odiata per via di quell'agonismo fastidioso agli avversari. Successivamente quello spirito competitivo ha preso il nome di "Garra Charrùa", ovvero l'artiglio che graffia nelle situazioni importanti. Non solo i giocatori: un gruppo guidato da un maestro come Oscar Tabarez, uno che a rinunciare ad allenare non ci pensa nemmeno nonostante la carta d'identità dica il contrario. La Copa America si avvicina, e la domanda è la seguente: perché bisogna tifare per l'Uruguay? Cosa mi spinge a supportare una nazionale tanto antipatica rispetto alle altre due (Brasile e Argentina)? Cominciamo... partendo dal rettangolo verde fino a passare per le curiosità e icone di un popolo.

ORGANICO - Iniziamo dalla retroguardia: sono tante le difese con nomi blasonati e ormai conosciuti e quella dell'Uruguay presenta anch'essa grandi firme, o meglio scomodi stopper in grado di creare grattacapi alle punte avversarie. In primis Godin e Gimenez: la coppia targata Atletico Madrid si è rivelata una non piacevole antagonista. Chiedete alla Juve che al Wanda Metropolitano ha sofferto la fisicità e la concretezza dei due centrali con "Los Huevos". Abili gregari in grado di dare manforte in attacco, specialmente sui calci piazzati.
Nella rosa è presente anche un po' di Italia: Caceres e Laxalt tra i convocati, con i due che tenteranno un riscatto dopo un'annata deludente. Sulla mediana troviamo Bentancur e Vecino, quest'ultimo precursore di una filosofia che ha mandato in visibilio i tifosi nerazzurri contro il Tottenham, ovvero quella di colpire al momento più opportuno e non mollare mai. E in attacco? "El Pistolero" Suarez ha le revolver pronte a sparare e dopo la stagione col Barça macchiata dalla brusca eliminazione in semifinale contro il Liverpool cercherà di mietere nuove vittime. Accanto a lui "El Matador" Cavani e la rivelazione Stuani, uno che prima di approdare alla corte di Tabarez ha dovuto rimboccarsi le maniche partendo da categorie inferiori. Al di là dei profili presenti al grande appuntamento di quest'estate...quale potrebbe essere un'altra ragione per rimanere incollati al televisore per Tabarez & Co.? Forse la potremmo trovare nella cultura di massa. 

​​​​​​​SIMBOLI E CURIOSITA' - Un'icona del paese è senza dubbio il Presidente emerito della Repubblica uruguaiana Pepe Mujica. Quel "viejo" con il suo inseparabile Maggiolino che ha stregato tutti grazie alla spontaneità e semplicità del suo pensiero e modo di vivere, quasi a voler dire: "Sono uno di voi". Secondo motivo: Giuseppe Garibaldi, eroe dei due mondi iniziò a diventarlo in maniera significativa in Sud America, precisamente dalle parti di San Antonio dove ha combattuto la sua prima grande battaglia per la libertà del popolo uruguaiano. San Antonio, distretto di Salto e, ironia della sorte, città natale di Edinson Cavani. E poi la capitale: Montevideo, famosa per le sue librerie, l'architettura, i caffé e il mate. Una città che mischia volti di spagnoli del nord e italiani del sud, nonché quella del loro condottiero definito in patria come "El Maestro". 

​​​​​​​Rosa con un elevato tasso tecnico, capitale accogliente e passionale e popolo pronto a trascinare l'intera nazionale. Il termine "Garra Charrùa" viene indicato anche per sottolineare un destino non proprio segnato, come se gli artigli che graffiano possono ribaltare le sorti. Tabarez, con la sua determinazione, continua a combattere la sua malattia e adesso è pronto a guidare i suoi. Poche ragioni ma significative per tifare un gruppo pronto a lasciare il segno come un artiglio che graffia.