Euro2020 è ormai alle porte, e le nazionali che sono riuscite a strappare un biglietto per l’imminente competizione, conoscono già i loro destini. Tra queste c’è anche l’Italia, che con il duro lavoro di mister Mancini, sta iniziando a “riemergere” dalle ceneri a cui si era ridotta dopo aver mancato l’ultimo mondiale in Russia a favore della Svezia. Mancini, come già detto sta svolgendo un buon lavoro, ma per continuare di questo passo, si dovrà tenere un occhio di riguardo non solo sulla Serie A, ma anche sui campionati minori, dove i nostri giovani crescono, migliorano, e “si fanno le ossa” per puntare al grande salto. E proprio sulla Serie B di quest’anno, ci sarebbe molto da dire.

 

Una classifica troppo corta

Quello che si può notare fin da subito con la classifica alla mano, oltre a un dominio del Benevento di Filippo Inzaghi, che conta ormai ben undici punti di vantaggio sulla seconda (Pordenone), è come il resto della classifica sia incredibilmente corto. Superato infatti l’abisso tra Benevento e Pordenone, ecco che ci ritroviamo la bellezza di undici squadre in soli cinque punti di differenza. Si passa praticamente dai venticinque punti di un Pordenone secondo in classifica ( a pari merito con il Cittadella), ai venti del Pisa che si trova relegato in dodicesima posizione. Undici squadre appunto, in soli cinque punti, e senza contare Spezia, Salernitana e Venezia a sei lunghezze dal secondo posto. Insomma, la classifica del campionato di Serie B, mai come quest’anno è davvero cortissima, con undici squadre che a prescindere o meno dalle vere ambizioni stagionali, sono attualmente a una manciata di punti da quella che virtualmente potrebbe rappresentare la promozione diretta in Serie A. Ma come si è creata questa situazione? Si tratta solamente di una situazione momentanea, oppure potremmo trascinarci dietro una classifica cosi corta fino a fine campionato? Statisticamente la seconda opzione sembrerebbe improbabile, ma mai come quest’anno, gli equilibri sono davvero sottili.

Un livello davvero basso

Per tornare ai fasti di un tempo, non c’è bisogno solamente di Mancini, ma anche di tanti giovani. E i giovani, eccetto rari casi come quello di Zaniolo, usano come trampolino di lancio, proprio il campionato cadetto, quello stesso campionato che al momento, sembrerebbe essersi svuotato di giovani talenti. Ma questo non è l’unico problema della competizione: la Serie B infatti, sta avendo un calo tecnico impressionante, e la classifica corta che abbiamo appena analizzato, altro non è che una cartina tornasole. Empoli, ChievoVerona e Frosinone, le tre squadre provenienti dalla Serie A, e che almeno sulla carta sarebbero le favorite per il titolo (e quindi per la promozione diretta), stanno incontrando più difficoltà del previsto. I toscani, rispetto alla passata stagione, hanno prevedibilmente “smantellato” la rosa, cedendo pezzi grossi come Di Lorenzo, Krunic e Bennacer senza optare per delle giuste alternative. Ecco spiegate le difficoltà della squadra di Muzzi, che finora ha raccolto solamente ventuno punti. Discorso simile per il ChievoVerona, che dopo la retrocessione ha ceduto ai rivali dell’Hellas l’attaccante Mariusz Stepinski e alla Spal un difensore esperto come Tomovic, senza reintegrare le due cessioni. Il Frosinone di Alessandro Nesta invece non ha fatto registrare cessioni importanti, ma non è riuscito a rinnovare i prestiti di elementi importanti come Pinamonti e Ghiglione. Ed infatti, è proprio attorno al reparto offensivo che girano i maggiori problemi del Frosinone, che difende bene (solamente diciannove i goal incassati) ma segna poco (appena quattordici le reti). Tre squadre provenienti dalla Serie A dunque, che invece di mantenere un organico tale, hanno scelto di fare cassa, abbassando il livello di un campionato che già di per se non ha una bella fama. E se non ci sono più squadre in grado di “uccidere” la classifica, di dare un taglio netto nella parte alta, ecco che Pordenone, Cittadella, Ascoli e Entella possono con una manciata di punti, fare un serio pensiero alla promozione diretta in Serie A, che mai come quest’anno, primo posto escluso (salvo un improvviso tracollo della capolista) è cosi incerta.

Soldi? Pochi, spese? Ancora meno

C’è un altro dato, che fa rumore forse anche più della cortissima classifica: è quello che riguarda le spese medie dei club nella passata sessione di mercato, sopratutto se paragonati ad altri campionati cadetti, come la Championship in Inghilterra, dove solamente nell’ultima finestra di mercato sono stati spesi la bellezza di ben 190 milioni di euro. Il confronto con la nostra Serie B ovviamente non regge: nel campionato italiano la cifra arriva ad appena 30 milioni: i presidenti spendono poco, e spesso anche male. Il calcio italiano sta passando un momento sicuramente migliore rispetto alla brutta situazione in cui versava appena un anno fa, ma per continuare a risalire la china, è sopratutto da qui che si deve passare: tornare a costruire giovani talenti, investendo sui vivai, è qualcosa che non possiamo più permetterci di rimandare, e lo stato di salute (pessimo) del campionato di Serie B, ne è la prova più concreta.