Si è chiuso il mercato invernale e la Juventus ha varato le seguenti operazioni di rilievo: la cessione di Mandzukic e di Emre Can e l’acquisizione (con prestazioni calcistiche “differite” alla prossima stagione) di Kulusevski. 

Di conseguenza, non si può certo affermare che, per la stagione in corso, la citata campagna acquisti di “riparazione” abbia prodotto un miglioramento tecnico del materiale umano a disposizione, semplicemente perché non ci sono state operazioni in entrata ma solo in uscita.

In tale contesto, appare ancora più stridente la dicotomia esistente tra l’acquisto, con effetto pratico a partire dalla prossima stagione, del 19enne Kulusevski (pagato 45 milioni di Euro e con ingaggio quinquennale da Euro 2,5 milioni netti), con un valore di mercato di Euro 25 milioni e l’apparente disinteresse manifestato in merito alla possibilità di acquisire subito il 27enne Eriksen per Euro 21 milioni (con un ingaggio annuale per quattro stagioni, che non si comprende se sia di Euro 6,5 milioni netti o di Euro milioni 8 + 2 netti) e con un valore di mercato di Euro 90 milioni.

L’analisi delle possibili motivazioni non appare semplice, in quanto potrebbero sussistere diverse ragioni, magari anche in concorso tra loro. A me vengono in mente le seguenti, non necessariamente in ordine di importanza


L’inadeguatezza di Paratici
Ho pensato all’inadeguatezza di Paratici, perché mi riesce difficile pensare che, a parità di condizioni, Eriksen avrebbe comunque preferito l’Inter alla Juventus, per il semplice motivo che la squadra bianconera è universalmente considerata tra le big europee ed è ancora impegnata nella fase finale della Champions League, che è una vetrina giudicata troppo importante da giocatori top del calibro di Eriksen che, peraltro, pur essendo giovane non è più giovanissimo e, quindi, almeno per quest’anno, non calcherà quelle scene.

Tale motivazione trae oltremodo spunto dalla considerazione che, per questa e per le prossime stagioni, è proprio il reparto del centrocampo della Juventus, che avrebbe bisogno di un restyling importante e il danese avrebbe rappresentato un innesto, almeno sulla carta, di grandissima qualità e che avrebbe, di conseguenza, subito alzato il livello del reparto per affrontare al meglio la parte decisiva della stagione

Precedenti negative esperienze e (forse) dubbi sul calciatore
L’investimento su Eriksen, tra corrispettivo e stipendio, sarebbe stata per la Juventus un’operazione finanziaria significativa sulla falsariga di quelle già poste in essere dalla Juventus nel recente passato. Mi riferisco, nello specifico, agli acquisti dello stesso Emre Can (stagione 2018/2019), nonché di Rabiot e di Ramsey nell’odierna stagione.

Le citate operazioni, nonostante siano state effettuate a “parametro zero”, hanno comportato un importante impegno finanziario tra commissioni agli agenti ed ingaggio pluriennale ai calciatori. E sin qui sarebbe del tutto accettabile se le prestazioni dei calciatori fossero state all’altezza delle aspettative (e degli ingaggi). Ma così non è stato e non è, per cui sarebbe del tutto legittimo pensare che alla Juventus sia stato posto il diktat per acquisizioni, che comportino, soprattutto se effettuate nei confronti di calciatori non più giovanissimi, ingaggi elevatissimi, che rendono sostanzialmente quasi impossibile procedere negli anni successivi alla cessione, ove gli stessi calciatori non rientrino più nel progetto tecnico della Società.

Se a ciò si aggiunge che all’asta per il danese pare non abbiano partecipato altre big europee, ciò genera il sospetto che, forse, corazzate come il Real Madrid, il Barcellona, il PSG non abbiano ritenuto d’interesse acquisire le prestazioni del calciatore in questione. Onestamente, se Real o Barcellona avessero nutrito interesse per Eriksen, il danese avrebbe scelto l’Inter o la stessa Juventus? Mah…difficile crederci.


Nuova strategia di mercato
L’acquisizione di Kulusevski sembra il preludio ad un cambio radicale della strategia di mercato della Juventus.
L’anagrafica della rosa è ormai un datata e l’organico ha bisogno di una sferzata di gioventù, in modo da creare un giusto mix tra giocatori di esperienza e giovani prospetti.

Per le prossime campagne acquisti, sarà dunque lecito attendersi investimenti, anche importanti, su giovani calciatori e il prossimo Europeo potrà svelare qualche interessante opzione, sperabilmente in ambito Nazionale Italiana (Chiesa, Tonali, Pellegrini, etc,) e ciò anche al fine di ricreare il c.d. “zoccolo duro” di calciatori italiani, che ha contraddistinto da sempre la storia della Juventus. E’ ovvio che non basta che siano italiani ma occorre che abbiano carisma e che siano in grado di cementare, da leader, lo spogliatoio

L’investimento importante su un giovane è indubbiamente rischioso ma può rivelarsi un autentico crack, sia in termini di prestazioni calcistiche sia in prospettiva di futura cessione. In questo senso, la citata operazione Kulusevski è caratterizzata da un elevatissimo margine di aleatorietà (investimento rilevante rispetto ad un giovanissimo con minima esperienza) ma era arrivato il momento di scommettere nel medio ma, sperabilmente, anche nel breve termine


L’insostenibilità del monte ingaggi
In tutte le società, i ricavi sono ovviamente fondamentali per la crescita ma l’attenzione ai costi deve essere analogamente valutata perché il mancato equilibrio tra costi e ricavi genera l’insostenibilità dell’impresa, anche calcistica.

E’ di palese evidenza che il monte ingaggi della Juventus (circa Euro 300 milioni) è sproporzionato rispetto ai ricavi. La Società bianconera è la terza sul podio per stipendi erogati ai calciatori dietro a Real Madrid e Barcellona ma, rispetto ai due giganti iberici, ha un fatturato nettamente inferiore. Nell’ultima stagione, il Barcellona ha generato ricavi per 959 milioni di dollari e il Real Madrid per 864. La Juventus è solo decima con un fatturato di 524 milioni e il tutto grazie all’effetto CR7 (il cui ingaggio però “droga” quello dell’intera rosa).

E se pensiamo che a percepire rispettivamente Euro 7 + 2 milioni ed Euro 7 milioni sono Rabiot e Ramsey, c’è da farsi accapponare la pelle (entrambi con scadenza contrattuale al 2023), mentre si passa alla sofferenza pura con gli ingaggi di Khedira e Douglas Costa (entrambi ad Euro 6 milioni e con meno di 20 partite a testa nell’arco della stagione).

E’ in tale ottica che vanno interpretate le “dismissioni” di Mandzukic e di Emre Can che, a parere dello scrivente, prima di essere sottoposte al vaglio tecnico dell’allenatore sono state volute dalla Società per ridurre il costo degli stipendi, tanto è vero che ambedue i calciatori non sono stati rimpiazzati da altri innesti.

Credo di aver esaurito le possibili ragioni che hanno determinato il titolo di questo articolo. Il dibattito e la discussione resteranno comunque aperti e solo il futuro potrà consentire di comprendere quali siano effettivamente state le ragioni di una scelta (o di una non scelta).