Nella serata di martedì, l’Inter di Antonio Conte ha esordito in Champions League in casa contro lo Slavia Praga, ed è stato un mezzo disastro solamente grazie a Barella, che ha acciuffato il pareggio all’ultimo respiro; ieri sera invece è toccato all’Atalanta esordire, per la prima volta in assoluto. E anche qui, è stato non un mezzo disastro: una disfatta completa, simboleggiata da un pesantissimo quattro a zero per i padroni di casa, la Dinamo Zagabria. È scesa in campo anche la Juventus ieri sera, che da un vantaggio di 0-2 in casa dell’Atletico Madrid, si è fatta rimontare fino al 2-2. Insomma, l’unico a vincere è stato Ancelotti che con il suo Napoli ha surclassato il Liverpool, quindi la domanda che ci poniamo è la seguente: ma perché le italiane – sopratutto quelle che passano dal terzo posto – fanno così tanta fatica in Europa?

 

Non si tratta di un caso
Una giornata “no” a tutte le italiane può capitare, eppure, anche volendo salvare quel poco che c’è da salvare in questa settimana europea, quello tra le italiane e l’Europa resta un rapporto fatto più di dolori che di gioie. Sorvolando sulla Juventus, che negli ultimi anni è riuscita a collezionare ben tre (verificare) perse, dietro abbiamo un vero e proprio burrone: il Napoli è arrivato al massimo fino agli ottavi di finale; il Milan sono anni che non prende più parte alla competizione, l’Inter dopo esserci tornata è uscita nella scorsa edizione, nella fase a gironi e la Lazio nella stagione 2016-2017, non ha superato nemmeno I preliminari, uscendo contro il Bayern Leverkusen. La Roma invece potrebbe rappresentare l’unica eccezione, vista la semifinale raggiunta dopo aver rimontato lo storico quarto di finale contro il Barcellona, ma dall’altra parte della bilancia ci sono vari punteggi tennistici collezionati durante l’esperienza europea. Insomma, non si tratta certamente di un caso.

Questione di mentalità
Manca qualcosa al nostro calcio per essere competitivo anche in Europa, e non stiamo parlando di giocatori o tattiche, perchè passino le solite Liverpool, Manchester City, Barcellona, Atletico Madrid e Bayern Monaco, ma credere che club come Slavia Praga e Dinamo Zagabria non siano alla portata di Inter e Atalanta, sarebbe come tapparsi gli occhi per far finta di non vedere il problema; e inoltre, quella storia che “difesa e ripartenze” oramai non servono più a nulla è un qualcosa che abbiamo fortunatamente messo a tacere.
Si tratta “semplicemente” di mentalità: andare a San Siro per tenere “sotto” I padroni di casa per ben novanta minuti, così come ha fatto la formazione allenata da Jindřich Trpišovský lo scorso martedì, è un chiaro esempio di quella personalità che a noi tanto manca, e che occasionalmente -vedi la Roma nella rimonta storica contro il Barcellona – abbiamo tirato fuori anche noi. Fortunatamente I giochi non sono ancora fatti, anzi, anche se le strade delle italiane nella “coppa con le orecchie” si fanno adesso in salita – e che salita, vero Atalanta?- nulla è perduto. Basterà scendere in campo, nella prossima partita, con il piglio giusto, quello di chi vuole vincere a qualsiasi costo, quasi senza aver nulla da perdere. Perchè solo osando Davide può sconfiggere Golia, e se poi si cade, beh pazienza.
Almeno non si avranno rimpianti...