Negli ultimi giorni l'attenzione mediatica e degli operatori di calciomercato è stata assorbita principalmente dall'affare Bonucci: da un lato il giocatore ha espresso il desiderio di tornare a Torino, sponda zebrata, dopo solo un'estate dal suo trasferimento al fu Milan cinese; dall'altro le due società, informate di tali intenzioni, si sono messe al lavoro per trovare un'accordo, che sembra sempre più probabile includerà il trasferimento a Milano del giovane Caldara, solo recentemente approdato alla Corte di Mister Allegri, dopo due stagioni di ottimo livello a Bergamo. 

La lettura più diffusa della trattativa individua nella disponibilità della Juventus di perdonare il figliol prodigo trentunenne e riportarlo ad essere il perno centrale della difesa bianconera, la chiara intenzione della dirigenza di giocare il tutto per tutto per arrivare alla vittoria nella Champions 2019, vittoria sfumata già due volte negli ultimi 3 anni praticamente al nastro d'arrivo. Si ritiene pertanto che l'aggiunta di Bonucci, anche al netto del sacrificio per Caldara, possa dare quel quid pluris necessario a portare ancor più vicina al trofeo dalle grandi orecchie la Vecchia Signora. 

In tale contesto vi è stata la levata di scudi di buona parte della tifoseria, che se certamente non perdona il tradimento di Bonucci dell'estate scorsa (e neppure l'esultanza dopo il goal all'Allianz Stadium) parimenti non si vuole privare di quello che considera un'enorme prospetto in fase difensiva per gli anni a venire.

Orbene, credo che vi siano almeno due aspetti della vicenda che vadano tenuti ben distinti e approfonditi separatamente: vi è certamente da considerare l'aspetto tecnico ricollegato al rientro di Bonucci ma non si può neppure ignorare la pianificazione strategica che ogni società internazionale è tenuta a fare ciclicamente per mantenersi competitiva sul proprio mercato di riferimento (quella per intenderci che non è stata fatta negli ultimi 7/8 anni dalle due squadre milanesi).

Partendo dal primo dei due aspetti, vorrei provare, a esacerbare le ragioni tecnico-tattiche per cui la Dirigenza della Juventus considera utile se non addirittura auspicabile il rientro di Bonucci, a differenza dello scrivente che non ritiene l'eventuale ritorno del centrale rossonero aumenti in alcun modo il potenziale della rosa. Agli occhi della dirigenza, ma anche di buona fetta dei tifosi, l'assenza di un difensore di impostazione che potesse scavalcare in caso di necessità il centrocampo o lanciare in profondità le ali si è sentita eccome (soprattutto nella prima parte di stagione); in tal senso l'acquisto di Bonucci andrebbe proprio  a colmare quella lacuna in fase di costruzione del gioco, ricreando quella situazione tattica di doppio playmaker tanto cara alla juventus versione Conte (Bonucci regista basso, Pirlo qualche metro più avanti); inoltre, nelle valutazioni dello staff, l'inserimento di Bonucci che già conosce alla perfezione sia i compagni di reparto che i movimenti difensivi sarebbe molto più semplice e soprattutto rapido rispetto a qualsiasi altra aggiunta nel ruolo (Godin o chi per lui). Infine, indubbie sono le qualità carismatiche e l'esperienza del giocatore in questione che certo non subirebbe la pressione delle partite decisive, fattore non secondario, non avendo garanzie su tal punto nè da Rugani nè da Caldara (aggiungerei anche Benatia in questa categoria nonostante l'età). Al netto di tali osservazioni la trattativa in oggetto non può che apparire più che condivisibile, quantomeno dal punto di vista tecnico-tattico; tuttavia vi sono, a parere dello scrivente, altrettante ragioni che giustificherebbero una valutazione opposta, vediamo quali. 

Innanzittutto, non si può prescindere da una breve analisi delle qualità difensive di Bonucci; si è sinora parlato dell'abilità nella fase di costruzione ma requisito indispensabile per un centrale difensivo non è tanto, quello di avere i "piedi buoni" quanto la capacità di muoversi in sincrono coi colleghi di reparto, l'abilità nel marcare il propio uomo ed infine la concentrazione nell'arco dei 90 minuti. Ecco, in tali categorie, l'ormai trentunenne centrale mi è sempre parso deficitare parecchio; e della stessa idea sono stati gli allenatori che si sono succeduti sulla panchina della squadra bianconera, che con Bonucci in campo non hanno mai azzardato la difesa a 4 ripiegando costantemente sull'utilizzo di ulteriori due centrali (Barzagli e Chiellini) che potessero rimediare agli svarioni (numerosi) del suddetto in fase difensiva; impressionante vedere anche nell'ultima stagione la facilità con cui veniva saltato in 1 vs 1 più o meno da qualsiasi giocatore offensivo degli avversari, e ancor più da brividi sono state le marcature perse in area sui cross dalle fasce durante tutta la stagione. Insomma se parliamo di difensori centrali di caratura internazionale (Varane, Godin e compagnia) è difficile trovarne uno che faccia peggio dell'ex bianconero nella parte primaria della sua attività: difendere l'area e fermare le incursioni avversarie. 

Reinserire Bonucci nel reparto difensivo bianconero, non potrà quindi prescindere dal ritorno alla difesa a 3 con tutte le conseguenze e le difficoltà del caso poichè risulta impensabile vedere una juventus schierata a 4 dietro con tre difensori su quattro assolutamente impreparati in fase di marcatura (già vi sono legittimi dubbi sulla sostenibilità e coesistenza di due terzini esclusivamente di spinta come Cancelo e A. Sandro) e il quarto, Chiellini, ormai sul viale del tramonto. Inoltre è giusto ricordare un dato già emerso sotto la gestione Conte: in Europa negli ultimi 18 anni nessuna delle squadre che ha vinto schierava una difesa a 3 (3-5-2/ 3-4-3); ed il perchè è evidente: ad oggi non ti puoi nè permettere di avere 6/7 giocatori costantemente dietro la linea della palla, nè tantomeno di schierare formazioni che non si adattino, più o meno specularmente, a quelle dei tuoi avversari.  

Passiamo ora alla questione della pianificazione strategica, solo accennata precedentemente.

La rosa della Juve per la stagione 2018-2019 dovrebbe essere quella con l'età media più alta dell'intera serie A (che già risulta il campionato più vecchio d'europa); Benatia, Chiellini, Barzagli, Matuidi, Khedira, Marchisio,Higuain, Mandzukic e il neo arrivato Cristiano Ronaldo hanno tutti superato i 30 e l'unico under 23 in rosa, e destinato a restarvi, è Bentancur. Non esattamente un quadro roseo per le prospettive societarie future (e che crea dubbi anche sul presente), soprattutto alla luce della fisicità che il calcio europeo sta via via andando a rimarcare e richiedere ai diversi competitor; abbiamo visto l'esperienza dei vari Godin, Chiellini, Bonucci, Barzagli, ridicolizzata nelle competizioni europee ( tutti e 4 asfaltati nelle finali di champions giocate da avversari troppo più giovani e conseguentemente fisicamente troppo superiori), il calcio europeo non è più un "giuoco per vecchi", parafrasando un famoso film; oggi imperversano giocatori rapidi che ti puntano, ti saltano e vanno in porta in proporzione molto maggiore al passato e senza la tenuta fisica, ancor prima che la sagacia tattica, si fatica enormemente a fare strada. Già nella scorsa stagione, a marzo, è iniziato un brutale declino fisico della rosa, che ha portato allo scempio dello 0-1 allo stadium col Napoli (Allegri ha giustamente fatto da paravento addossandosi le colpe delle scelte tattiche conservative, ma la verità evidente era che le gambe avevano salutato e non giravano più) ed è presumibile che questo si ripeta nelle stagioni a venire, se non sarà effettuato il dovuto svecchiamento. 

Per questo preoccupa molto l'approccio all'inseguimento alla chimera Champions che sembra aver scelto di seguire la società (prendere giocatori formati se non già arrivati perchè o si vince ora o non si vince più). La Juventus è già una società top a livello internazionale, ha giocato due finali negli ultimi 3 anni, vi è approdato il giocatore più decisivo dell'ultimo decennio, davvero vincere oggi un determintao trofeo risulta cosi essenziale? la champions è e deve essere uno degli obiettivi stagionali , ma si deve sempre ricordare che si vince si per la forza e la qualità del team ma anche e SOPRATTUTTO per fortuna (negli accoppiamenti, con gli infortuni, con la condizione, con la dea bendata all'interno di un singolo match). Pertanto, qualsiasi investimento verrà fatto con il mero scopo di inseguire la coppa dalle grandi orecchie non potrà dare alcuna garanzia di successo, e investire sull'alea, dall'alba dei tempi, non risulterà agli occhi dello scrivente una grande idea. 

Piuttosto che ricercare e acquistare giocatori che nulla aggiungono al tasso tecnico o alle probabilità di successo della squadra (Bonucci, Godin e altri over 30 spesso citati in questi mesi estivi), rinunciando alla costruzione del futuro (vedi eventuale cessione Caldara), sarebbe opportuno lavorare sull'individuare i perni del progetto futuro (pianificazione a 3-5 anni), come sembrano aver iniziato finalmente a fare alcune squadre italiane (De vrij- Skriniar / Romagnoli- Caldara) e come fanno regolarmente i top team europei (il Real ha appena speso 70 milioni per due ragazzi brasiliani, Vinicius Jr e Rodrygo che insieme non hanno l'età di Barzagli; il Barcelona ne ha spesi quasi quaranta per il regista del futuro, tale Arthur, e via dicendo). 

L'obiettivo non deve essere giocare una finale di Champions e vincerla, che più che un obiettivo è un sogno, ma costuire ciclicamente la squadra migliore possibile cosi da arrivare a giocare 5 finali in 10 anni, e per mera probabilità e statistica, vedrete che almeno una si porta a casa.

In quest'ottica un ritorno di Bonucci non solo non è auspicabile ma costituirebbe un enorme passo indietro nella costruzione della Juventus di domani e dopodomani, cosi come lo sarà ogni acquisto di giocatori over 25/26 che verrà approntato nel futuro prossimo; è un difetto imprenditoriale tutto italiano, non avere prospettiva e pianificazione a 5/10 anni, fare poca ricerca e puntare tutto sull' "uovo" oggi, ma sono fiducioso che la dimensione internazionale della società sarà un arduo ostacolo per l'attecchire di questa miope visione delle cose.

Orbene, e qui si conclude l'analisi, dieci anni fa si navigava in acque incerte dopo un passato recente burrascoso, oggi si può ritenere la Juventus una squadra di massimo livello europeo, forse giusto uno scalino sotto ai mostri sacri Real, Barcelona, Bayern Munchen, si continui su questo solco e non si faccia l'errore fatto dall'Inter post triplete di dimenticarsi le carte d'identità dei giocatori e le necessità per il futuro, perchè dalle stelle alle stalle, è un attimo, o meglio, un paio di sessioni di mercato poco oculate.