Partiamo da quello che è un postulato, un assioma sconfinato in verità inconfutabile: lo sfottò tra tifoserie, nel calcio (come in altri sport), è sempre esistito e sempre esisterà.

E per fortuna -diremo noi- perché è proprio lo schierarsi ed il prendere una posizione netta sposando in toto filosofia e colori che smuove i nostri ventri e condisce i nostri discorsi da bar.

 

Tutto contribuisce ad arricchire ciò che per tanti è già molto più che un semplice sport.

I cori dedicati, gli striscioni, le battute sui social, le coreografie.

Soprattutto le coreografie.

Perché le coreografie sono una delle più alte manifestazioni di tifo, l’espressione collettiva di un pensiero o un messaggio, il lato più creativo e viscerale di chi fa della curva una seconda casa.

Ed è proprio per tutti questi motivi che, se penso a GAME OVER esposto dalla nord durante Inter – Juve, rabbrividisco.

 

Penso concretamente che GAME OVER sia la coreografia più stupida che io abbia visto in vita mia e i motivi che me lo fanno credere sono davvero molti.

Potremmo cominciare dalle basi: una coreografia sana dovrebbe essere dedicata ad incitare la propria squadra, e non a denigrare quella avversaria.

O quantomeno ad irridere il nemico riportando i propri successi, e non le sue sconfitte.

Ricordo perfettamente il “Realizziamo i vostri sogni” esposto dai tifosi rossoneri durante un derby della madonnina. Ecco, in questo caso era uno sfottò indirizzato all’Inter ma giocato sulle vittorie rossonere.

Ed infatti ci stava, perché quello era un periodo in cui il Milan vinceva molto mentre l’Inter -come sempre- no.

Ricordo anche il “Rivolete anche questa?” esposto da Materazzi durante i festeggiamenti per la Champions League.

Certo, meno elegante di quello milanista, ma altrettanto pertinente in quanto esibito durante un momento di grande celebrazione e supremazia neroazzurra.

Ricordo anche il 4 con la mano di Totti a Tudor. Un gesto poco simpatico ma tollerabile, in quanto frutto di un effettivo predominio totalitario giallorosso e di 4 palloni effettivamente infilati nella porta juventina.

 

Ma GAME OVER non posso accettarlo.

Come non dovrebbe nessun tifoso dotato di normale raziocinio, che sia esso milanista, romanista, napoletano, parmense, fiorentino e via dicendo.

La sua esibizione, quando per gli autori è GAME OVER in tutte le competizioni da mesi, quando non alzi un trofeo e anzi, collezioni solo figure barbine da 10 anni, è la più grossa scemenza che potessimo vedere ieri sera.

Soprattutto se lo esibisci a chi domina in maniera incontrastata da un decennio.

 

L’Inter ha impiegato 9 anni a tornare in Champions dopo il 2010, e quando l’ha fatto è uscita ai gironi.

Non solo: a marzo a salutato l’Europa League sotto i colpi dell’Eintracht e a gennaio la coppa Italia per mano della Lazio.

Le velleità Scudetto, nemmeno a dirlo, sono sparite già a novembre. Come ogni anno, del resto.

Una squadra che negli ultimi due lustri ha cambiato diverse proprietà, ha macinato e interscambiato giocatori su giocatori e ha bruciato più di un allenatore senza trovare un’identità stabile e credibile (e solo ora che hanno assunto quello che per 9 lunghi anni hanno definito come l’incapacissimo “occhio di falco”, sembra poter sopraggiungere una parvenza di progetto e progettualità).

Una società in rotta col proprio capitano, ostaggio della moglie soubrette.

 

Un club che 10 anni fa (anche se come meteora) era ai vertici del calcio europeo ed ora si trova impantanato nelle sabbie mobili dell’anonimato e della mediocrità, prende in giro chi invece 10 anni fa è stato spedito negli inferi della Serie B, e oggi è ai vertici del calcio europeo.

Con metodo ed oculatezza, visione prospettica e competenza.

Due percorsi uno inverso all’altro che dovrebbero lasciare poco spazio ad interpretazione e ancora meno a parole.

Praticamente come se Ricky Memphis perculasse sonoramente Leonardo Di Caprio perché non vince l’Oscar.

Che poi l’Oscar alla fine l’ha vinto pure.

 

La coreografia che ha fatto da cornice a Inter – Juve è quanto più di ridicolo potesse esserci.

Dimostra scarsa cultura calcistica e sportiva e denota una limitatezza mentale preoccupante se proiettata nel già caotico mondo calcistico.

Senza considerare la riflessione più banale, naturalmente: se l’unica cosa che hai da esibire sono le sconfitte altrui e non le tue vittorie, forse è il caso che ti dedichi meno agli striscioni e rifletti di più su come va il mondo, sulle persone a te circostanti, e ti chiudi in casa a farti un bell’esame di realtà.

 

Anche questa sera i tifosi interisti hanno mostrato al mondo il motivo per cui non vincono mai e per cui continueranno a non farlo.

Ed è proprio qui che si sbagliano, i supporter neroazzurri: il gioco non è affatto finito.

Il gioco, purtroppo per loro, è appena iniziato.

 

Ci vediamo a luglio, quando sotto l’ombrellone sarete di nuovo campioni di tutto e noi staremo programmando il prossimo trofeo da sollevarvi in faccia.

 

Come diceva Cantona alzandosi il bavero in un celebre spot Nike: “Au Revoir”.

 

Juventino col Papillon