E' tipico del tifoso discettare sulle difficoltà quando le cose vanno male. Peccato che la delusione monti così tanto che quel male si trasforma in catastrofe e nel tritacarne ci finiscono anche i beniamini. D'altra parte lo scrittore Christian Nestell Bovee ammoniva che “i peggiori delusi sono quelli che si sono delusi da soli”. Purtroppo è quanto succede nel mondo juventino, dove l'idea di invincibilità si è insinuata a seguito di nove anni di vittorie.
Così sono state mosse le prime critiche all'ambiente, prima su Paratici, quindi su Nedved e ora su Andrea Agnelli. Diceva Benedetto Croce che gli Italiani sono strani perché "sono così pignoli che in ogni problema cercano il pelo nell'uovo. E quando l'hanno trovato, gettano l'uovo e si mangiano il pelo”. Ma il pelo, come dimostra la saggezza popolare, è sempre indigesto e provoca lo sputacchiamento. 
Io non ci sto, perché non butto via nove anni di vittorie per una stagione sfortunata, dove il Covid l'ha fatta da padrone, le assenze sono state moltissime, l'economia ha devastato le finanze e la preparazione è stata uno sgambettamento incolore. Credo che la ragione debba trionfare sulle emozioni. Lo raccontava Picasso: “i colori, come i lineamenti, seguono i cambiamenti delle emozioni”, e capita che il nero prevalga sul bianconero.

Andrea Agnelli ha preso in mano la Juve il 19 maggio 2010 e ha vinto 9 scudetti di fila (la Juventus non vinceva un campionato dal 2007, ma era quello di serie B), 5 supercoppe italiane, 4 coppe Italia e ha partecipato a due finali di champions. Ha portato a termine lo stadio di proprietà, ha realizzato il centro sportivo Continassa, ha creduto nel calcio femminile portando a casa 3 scudetti, 1 coppa Italia e 2 supercoppe italiane e dando visibilità al movimento calcistico femminile. Ha creato la seconda squadra, nell'intento di far crescere in casa qualche talento, ha scelto Conte e poi (contro la volontà dei tifosi) Allegri, che ora viene rimpianto.
Davanti a questi numeri credo non si possa ridicolizzare un professionista per alcuni errori capitati nell'ultimo anno. Certo, la scelta di Pirlo è stata azzardata, il caso Suarez ha destabilizzato l'ambiente, la creazione della Super League non è stata comunicata nel modo adeguato (eppure se ne parlerà nei prossimi anni, perché il voltafaccia di alcuni club è più per interesse immediato che per convinzione), ma il decennio ha più luci che ombre.
Oggi la Juventus ha ridotto l'età media: 27,8, nonostante Buffon 43 anni, Chiellini quasi 37, Ronaldo 36 e Bonucci 34 il primo maggio. Penso che la scelta di ringiovanire abbia portato in squadra giovani che possono crescere giocando. Certo, forse è il momento di rinunciare al cuore, visto che gli stessi senatori hanno numeri infiniti di presenze: Buffon 683, Chiellini 531, Ronaldo 438 solo nel Real Madrid e Bonucci 438. Anche questa è colpa di Agnelli?

Io credo che il Presidente abbia fatto molto per i colori bianconeri e penso che non si possa cadere nella rabbia che offusca il pensiero solo per una stagione negativa. Purtroppo i cicli si concludono, ma trasformare un'impresa in una catastrofe rischia di portare confusione su quella che deve essere la progettualità. 
Già Gandhi diceva che “perdere la pazienza significa perdere la battaglia”. Io sono ancora un romantico.