Come sfruttare al massimo una chance concessa dall’allenatore: per informazione chiedere a Rebic.
La sfida tra Milan e Udinese dimostra chiaramente come ogni giocatore possa incidere pesantemente sul suo destino. L’attaccante croato assiste dalla panchina al primo tempo, terminato con il Milan sotto per 0-1 per via del gol di Strygen-Larsen. Nell’intervallo il mister rossonero decide di chiamarlo in causa, sacrificando Bonaventura e aumentando il peso dell’attacco milanista. Non poteva esserci mossa più azzeccata: partendo dalla sinistra per poi accentrarsi, Rebic crea fin dai primi minuti diversi pericoli alla retroguardia bianconera. In una di queste circostanze trova il pari, sfruttando al meglio un suggerimento dalla destra di Conti. Il gol del croato dà il là ad un secondo tempo per cuori forti: Theo Hernandez fa esplodere il tifo rossonero, gelato dal successivo pareggio di Lasagna. Il match sembra avviato verso il 2-2, ma Rebic è l’ultimo a mollare e firma il gol della vittoria a pochi istanti dal fischio finale. Una doppietta decisiva per il Milan e per il croato che, nel 4-4-2 messo in campo da Pioli nelle ultime partite, può risultare un elemento determinante. Impiegabile sia come ala che come spalla di Ibrahimovic, Rebic in 45 minuti ha messo – forse definitivamente – a tacere qualsiasi voce di mercato. L’Eintracht Francoforte, club proprietario del suo cartellino, non lo riavrà a breve alle sue dipendenze.

Gregario Ibra 

L'attesissimo taumaturgo ha dovuto limitare i propri lampi: soltanto quando Bennacer trascinava palla in avanti, il ritmo si alzava un po' e gli permetteva di uscire dall'imbuto. Altrimenti emergeva il palleggio di De Paul: arretrato in mediana, l'argentino era ideale catapulta per le percussioni di Fofana e Mandragora e per le progressioni di Lasagna e Okaka. A fine primo tempo i fischi di San Siro e la legittima preoccupazione hanno dunque scortato la squadra negli spogliatoi. Ne è riemerso un Milan diverso: più feroce, più attento, più impetuoso. La metamorfosi non va attribuita soltanto al cambio deciso da Pioli - Rebic, più vivace, per Bonaventura - ma anche appunto all'atteggiamento e a un gioco più razionale, al quale ha contribuito Ibra, defilandosi più spesso dall'area per creare spazio ai compagni. Si è calato con intelligenza nelle vesti del gregario di lusso.

Rebic in 45 minuti cambia il futuro 

Ti aspetti il primo gol a San Siro di Zlatan Ibrahimovic, invece ecco l'eroe che non ti aspetti. Ecco il protagonista a sorpresa. Ecco la grande rivincita e la possibile svolta, sua e del Milan. Insperato, sicuramente inaspettato ma accolto con estrema gioia: l'avvento di Rebic a San Siro in una fredda domenica di gennaio è stata la meritata sorpresa per un Milan in fiducia che aveva dato segnali di risveglio. Oggetto del mistero del mercato estivo, l'attaccante croato sembrava segnato al deludente destino di un ritorno a Francoforte ma in 45 minuti emozionanti ha deciso di riscrivere 6 mesi inspiegabili.
Come possono cambiare le stagioni da un momento all'altro. Basta una partita, o addirittura un secondo tempo da assoluto protagonista per togliersi la rifiutata etichetta di “oggetto del mistero” e appicicarsi quella prestigiosa di “risorsa importante”. Ad essere sinceri già in settimana, nella gara di Coppa Italia contro la Spal, era arrivato un primo e tiepido segnale di risveglio del croato dal lungo letargo di questi primi mesi in rossonero. Una partita, quella di Rebic contro la Spal, contraddistinta da intensità e qualità, due caratteristiche che quest’oggi si sono aggiunte ad una potenza ancora maggiore. Entrato concentrato e determinato sin da subito, l’ex Eintracht non ha solo trovato due gol decisivi ma ha orchestrato tantissimi contropiedi dimostrando di godere di un’ottima intesa con Leao. Il giocatore, quindi, non sembra recuperato solo sul piano fisico ma anche mentale come dimostrano i tanti abbracci finali.

Al Milan la sua terza esperienza in Italia, con l’Eintracht Francoforte al top

Rebic punto fermo del Milan di oggi e di domani? Saranno i prossimi mesi a dirlo. Certamente la carriera del croato non è un inno alla fedeltà ad un solo club. Partito dall’RNK Spalato, nell’estate del 2013 viene acquistato dalla Fiorentina. In viola non trova lo spazio necessario per esprimersi e, dopo una sola stagione, viene girato in prestito al Lipsia. La stagione in Germania è povera di gol ed emozioni così come le successive, vissute con le maglie di Fiorentina ed Hellas Verona. Nell’estate del 2016 si concretizza per l’attaccante una nuova cessione in prestito. Stavolta è l’Eintracht Francoforte a puntare su di lui, che ripaga questa fiducia con gol e prestazioni convincenti. Un’esperienza durata 4 anni, che raggiunge l’apice con la doppietta nella finale di Coppa di Germania 2017/18 vinta per 3-1 contro il Bayern Monaco. Un exploit che regala dopo 31 anni un trofeo all’Eintracht, che a fine stagione acquista il giocatore a titolo definitivo dalla Fiorentina. Ora il Milan. 

Suso + 2 panchine = 6 punti

C’è un Milan che lotta, vince e sorride. C’è un calciatore rossonero, però, che sembra aver perso il sorriso.
Si tratta di Jesus Suso, oggi lo spagnolo è rimasto per tutti i novanta minuti in panchina e sembra sempre più fuori dai piani tattici di Stefano Pioli. Anche i tifosi del Diavolo hanno preso una posizione, alla lettura del suo nome da parte dello speaker, fischiandolo sonoramente. Il futuro, alla luce dei fatti, sembra essere lontano da Milano e questa settimana si capirà qualcosa di più. La dirigenza rossonera non, però, intenzione di svendere il suo numero 8. La richiesta è sempre quella di 30 milioni di euro, non uno di meno. Come tutti sappiamo nel calcio l'ultima parola spetta sempre al campo e in questo caso il risultato è stato molto evidente a tutti: Suso nelle ultime due partite è stato in panchina e il Milan ha ottenuto 6 punti. 

Theo Hernandez goleador 

Theo Hernandez come Serginho? Un paragone azzardato, considerando quello che ha fatto il campione brasiliano nella sua carriera e in particolare al Milan. Il gol di Theo Hernandez non è stato importante solo perché ha contribuito alla vittoria del Milan contro l’Udinese, ma è stato anche bello. La volée da fuori area per il provvisorio 2 a 1 è stata infatti splendida. Ma la rete che l’esterno ha segnato oggi contro l’Udinese gli permette di eguagliare proprio Serginho in termini di reti: sono sei quelle segnate finora in questa stagione, proprio come il brasiliano nel 2002-03. E pensare che siamo solo al 19 gennaio, quindi c’è ancora tutto un girone di ritorno ancora da disputare. In questi sei mesi, dunque, Theo Hernandez ha conquistato i tifosi del Milan, dimostrando di essere stato un buon investimento, e ha pure raggiunto un mostro sacro come Serginho nella classifica rossonera dei gol fatti. Theo Hernandez intanto si gode la vittoria: l’ex Real Madrid ha voluto celebrare i tre punti con un nuovo post sui social. «Fino alla fine», ha scritto il calciatore, in riferimento a come è arrivata la vittoria oggi contro l’Udinese.

Con Suso anche Piatek e Paquetà pronti a partire 

PIATEK - Le prestazioni deludenti lo hanno trasformato da idolo della tifoseria, che si era innamorata di lui anche grazie all’iconica esultanza con le pistole, ad asset di difficile collocazione nel nuovo Milan di Pioli, soprattutto dopo l’arrivo di Ibrahimovic. Con lo svedese destinato a un ruolo centrale nell’attacco rossonero, la dirigenza ha iniziato a considerare le offerte per Piatek durante questa finestra di mercato, anche a costo di complicare i futuri bilanci. Per il polacco, che è stato pagato 35 milioni più bonus un anno fa, si sono fatti avanti prima l’Aston Villa e poi il Tottenham, con proposte intorno ai 30 milioni. Se da un lato è innegabile che l’efficienza di Piatek è calata drasticamente in questa stagione, è altrettanto vero che il centravanti polacco è stato il calciatore ad aver pagato di più la crisi identitaria del Milan, soprattutto nella metà campo offensiva. Il mese di gennaio, però, ha portato due svolte fondamentali per il proseguo della stagione: la prima, quella più affascinante, è il ritorno di Ibrahimovic, che colmerà l’enorme buco di leadership e carisma così evidente nella rosa; la seconda è il cambio di modulo di Pioli, che sembra finalmente pronto a rinunciare al 4-3-3 che ha contraddistinto gli insuccessi del Milan degli ultimi 18 mesi per affidarsi al 4-4-2. Così Piatek è diventato l’ultimo destinatario della maledizione del numero 9 del Milan. 

PAQUETÀ - Paquetà doveva essere il volto del nuovo Milan ma dopo un impatto eccezionale, infatti, il brasiliano non è più riuscito a rendersi protagonista e Leonardo (che lo scorso anno lo aveva portato al Milan per 35 milioni di euro) vorrebbe portarlo al Paris Saint-Germain. Finora, però, le offerte non hanno mai soddisfatto il Milan, che lo lascerebbe andare solo per 45 milioni. Tuttavia, oggi, interrogato da alcuni tifosi del Milan, che gli chiedevano se sarebbe andato al PSG o invece se sarebbe rimasto, il numero 39 rossonero ha risposto: “Speriamo, vediamo” Niente di chiaro, niente di definito. Situazione che può svilupparsi in un senso o nell’altro. L'unica cosa che sembra certa è che il giovane brasiliano non rientra più nei schemi di Stefano Pioli.