Quando si parla di calciatori professionisti che hanno vinto molto e hanno calcato i campi degli stadi più importanti del mondo, si pensa a ragazzi e uomini privilegiati che nulla hanno di cui lamentarsi. Forse è così. Però non per tutti. È il caso di Per Mertesaker, forte difensore tedesco che con la sua Nazionale tedesca ha vinto il mondiale nel 2014, che ha detto basta, non ce la faccio più a sopportare tutto questo. Il tedesco in forza all'Arsenal dal 2011 ha giocato la partita di addio al calcio nella sua Hannover dove iniziò la sua carriera, con una selezione di giocatori allenati da Wenger e davanti addirittura a 40mila spettatori che sono andati a salutarlo. Momenti toccanti quando alla fine è stato sostituito dal padre di 67 anni, momento commovente al quale il tedescone non è riuscito a trattenere le lacrime di commozione.
Ma a rendere questo addio al calcio diverso dagli altri sono state le sue parole, questo addio suona più come una liberazione. Dice Per: "Non si gioca più a calcio per divertirsi, siamo considerati macchine senza emozioni, nello spogliatoio prima di ogni partita vomito oppure ho attacchi di diarrea, tanta è la pressione. Durante il Mondiale del 2006 in Germania stavo scoppiando, e quando siamo stati eliminati dall'Italia dentro mi sono sentito sollevato e libero. Preferivo stare in panchina o addirittura in tribuna che scendere in campo".
Parole queste che accendono la luce su un aspetto di alcuni calciatori e del mondo del calcio che non sempre è tutto roseo. Per noi offendere o insultare un giocatore quando gioca male o sbaglia partita é semplice, ma troppo spesso dimentichiamo che sotto la maglietta e i pantaloncini c'è sempre un ragazzo, un essere umano con sensazioni con un cuore e con ognuno i suoi problemi, e non possiamo sempre semplificare tutto con i soldi che guadagnano. Non tutti sono uguali, c'è chi a 40 anni ancora non sa dire basta e chi non vede l'ora di smettere. Goditi la vita, Per Mertesaker
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