Si discute da tempo della disparità di trattamento che la Uefa riserva ai team quando si parla di fair play finanziario. Severissimo con i piccoli club e con quelli italiani nonostante il blasone (sotto le loro grinfie sono passati club del calibro di Roma, Inter e Milan), ma comprensivo ed amorevole come una madre con i propri figli quando si tratta del Paris Saint Germain.

La squadra francese infatti è finita sotto la lente d'ingrandimento numerose volte per le sue operazioni da mille ed una notte sul mercato e sui metodi poco chiari di foraggiamento del suo bilancio tramite sponsor che hanno come proprietari gli stessi del club parigino.

Ma stavolta, per assurdo, vorrei ragionare come ragioniamo per i bilanci dei club di casa nostra (quindi mettendo in conto l'applicazione dei parametri del FFP).

A questo punto la partita di stasera assume un'importanza vitale a livello economico tanto quanto per quello sportivo. Sappiamo infatti che peso ha il passaggio o meno agli ottavi di finale di Champions League per un club e definire la sfida con il Liverpool decisiva è dire poco. Il PSG, escludendo dal totale gli introiti che arrivano dal market pool (che in linea di massima si può calcolare con precisione a fine competizione o quantomeno quanto sarà finita per tutte le squadre francesi), ha già incassato 15,25 milioni di euro per la sola partecipazione alla fase a gironi più 4,5 milioni grazie ai risultati sportivi ottenuti nelle prime 4 partite di esso (una vittoria e due pareggi). Sempre escludendo market pool ed incassi ai botteghini, il solo premio per il superamento del turno porterebbe in cassa altri 9,5 milioni (ai quali aggiungere 0,9 milioni per ogni pareggio e 2,7 milioni per vittoria nelle restanti due partite che decideranno la qualificazione). Soldi che rappresentano ossigeno per un club che soltanto per due terzi del tridente ha speso cifre folli: 222 milioni più 30 annui d'ingaggio per Neymar e 180 di cartellino più 10 al giocatore per Mbappe. Prendendo come scenario quello di un'eliminazione e con la Uefa che decide che il FFP vale pure per gli sceicchi, appare evidente come per pareggiare le eventuali perdite si renderebbe necessario il sacrificio doloroso di almeno uno dei top player presenti in rosa. Alcune voci dicono di un possibile ritorno in Spagna del numero dieci brasiliano (sponda Real o un ancora più clamoroso e poco credibile ritorno a Barcellona), ma ci sembrano veramente fantamercato in quanto al momento del suo acquisto Neymar è diventato il testimonial dei mondiali del 2022 in Qatar quindi è impensabile che il Psg se ne privi. Rabiot porterà poco o nulla perché in scadenza, Cavani e Di Maria pur essendo campioni hanno superato i 30 anni ed hanno ingaggi pesanti, restano il talento nostrano Verratti e quello transalpino Mbappe. Entrambi fanno gola a mezzo mondo (se non tutto) e molti club sarebbero pronti al bagno di sangue (per le loro casse) necessario per acquistare uno dei due.

Visto che sognare non costa nulla e che dopo l'acquisto di CR7 nulla sembra più porre limiti alle ambizioni del presidente Agnelli, forse alla Juventus conviene gufare (in maniera tristemente antisportiva, lo ammettiamo) il PSG in Europa in questa e magari le prossime stagioni al fine di potersi trovare (se ovviamente per lei le cose andranno meglio che ai francesi) nella condizione di portare in maglia bianconera quel Kylian Mbappe che tutti considerano l'erede di Cristiano Ronaldo e che tutti rivedono ne l'identikit che Agnelli ha fatto del prossimo grande acquisto della Juventus: "Il nostro progetto ci deve portare a poter comprare il prossimo Cristiano Ronaldo, ma all'età di 25 anni". Chi vivrà vedrà