Saranno probabilmente sei (compreso Samp-Verona di lunedì prossimo), le partite che si giocheranno a porte chiuse nel prossimo turno di campionato a causa dell’emergenza Coronavirus. Quindi più della metà delle partite (in tutto sono 10) verranno disputate senza la presenza del pubblico.
Al di là del fatto che nel nostro campionato una cosa del genere non era mai accaduta, si tratta senz’altro di un’anomalia se non addirittura di una “non regolarità”. Certo non si può parlare di campionato falsato, ma sicuramente si può affermare che il campionato in questo modo non è più regolare. E il motivo è molto semplice, perché senza i tifosi viene a mancare una delle componenti fondamentali più importanti, se non la più importante, dell’evento partita. Giocare nel giardino di casa, non è la stessa cosa che giocare di fronte a 40 mila spettatori. Giocare nel giardino di casa non è la stessa cosa di come giocare di fronte a 40 mila tifosi che ogni volta che hai il pallone tra i piedi ti subissano di fischi.

Naturalmente, per la situazione sanitaria che si è creata non solo in Italia, ma anche a livello internazionale, le disposizioni che sono state emanate  devono essere accettate. Dato che è stata proprio l’Uefa (la massima autorità europea) ad indicare la strada da seguire, disponendo la disputa a porte chiuse per Inter-Ludogorets di Europa League.Ma anche in questo caso si tratta di una decisione, che al di la della contingenza del momento,  non appare regolare. Perché di solito l’Uefa fa disputare le partite a porte chiuse solo per motivi  di ordine pubblico o per motivi disciplinari, legati al comportamento dei tifosi. Quindi quando  l’Uefa impone la disputa della gara a porte chiuse, lo fa a scopo punitivo nei confronti (in genere) della squadra di casa. Per cui si tratta a tutti gli effetti di una sanzione e di una punizione.

E sulla stessa falsa riga si comporta la nostra Federcalcio, che in passato ha punito alcune nostre  società  (per comportamento scorretto dei propri tifosi) con la chiusura di curve o interi settori dei loro stadi. Per cui, ritornando alle partite del prossimo turno di campionato da giocare a porte chiuse, appare evidente che tutte le squadre che giocano in casa vengono penalizzate. Mentre tutte le squadre che giocano fuori casa (per i motivi del “giardino” di cui sopra), ricevono indirettamente un vantaggio. E non è un vantaggio di poco conto.

Di conseguenza, credo che la FIGC e le varie leghe del calcio debbano rivedere le proprie decisioni. E credo che abbiano il dovere  sia sportivo che morale di emanare disposizioni eque per tutte le squadre. Pertanto penso che  le possibilità per non scontentare nessuno siano due. La prima è quella di fare disputare tutte le partite a porte chiuse, fino a quando la situazione Coronavirus non si sarà stabilizzata. E la seconda, più estrema, può essere quella di fermare i campionati per 15 giorni o un mese, sempre in attesa e nella speranza che la situazione sanitaria si possa normalizzare.

E’ chiaro che in questo caso  le partite non disputate potrebbero essere recuperate con il prolungamento del campionato per lo stesso periodo. Con relativo spostamento in avanti dell’inizio del prossimo campionato (2020-21).
Naturalmente sono ipotesi. Ma è evidente che c’è la necessità di studiare soluzioni che non siano penalizzanti per nessuno. E di contro, che non arrechino vantaggi a nessuno. Ne va di mezzo non solo la regolarità del campionato, ma anche il “buonsenso” sportivo.