Stiamo vivendo un momento difficile della nostra vita sociale e politica. La crisi di Governo, oltre a lasciarci molte incertezze, riporta il paese alle paure che sembravano sopite, ma che covavano sotto la cenere. Il ribaltone di Renzi, discutibile e anacronistico, seppure si sia insinuato in un nervo scoperto della situazione programmatica del Governo, non ha portato però soluzioni adeguate alla continuità economica, sociale e politica del paese. Il Presidente Mattarella ha subito preso in mano la situazione, e con prontezza ha chiamato Mario Draghi alla poltrona più scottante del nostro ordinamento statale, sicuro del buon seguito che possa avere per il suo prestigio, competenza e carattere.

Il Presidente Mattarella ha subito detto che oggi andare alle urne non serve a nessuno, se non a chi crede di potere avere un vantaggio di seggi nel parlamento, ma che non avrebbe la certezza di governare, visto che nessuno può pensare a priori, vista la nostra legge elettorale (Porcellum o Rosatellum sono entrambe deficitarie) di potere acquisire una maggioranza tale da potere esprimere un governo stabile e forza riformatrice. Infatti, i tempi sono stretti. Per votare ci vogliono due mesi dallo scioglimento delle camere (lo dice la Costituzione) e poi si dovrebbero formare i gruppi parlamentari, valutazione delle eleggibilità (cosa non marginale) discussione per la formazione degli incarichi di Governo e, non ultimo ma essenziale, la riforma delle commissioni permanenti e dei regolamenti dei lavori, alla luce della riduzione dei parlamentari avvenuta all'ultimo referendum. Tutto questo ci costerebbe uno stallo funzionale di almeno cinque o sei mesi. Nel frattempo ci sono trentadue miliardi di scostamento di bilancio da distribuire alle parti economiche che hanno subito danni dalla pandemia, contenere l'epidemia (che sembra per qualcuno sia un'invenzione del Governo) con un piano vaccinale più veloce e con approvvigionamenti sufficienti per tutta la popolazione. Non ultimo, fare le riforme necessarie per potere prendere i duecentonove miliardi che l'Europa ci darebbe per riequilibrare i conti e investire nel "debito buono" , come citato da Draghi, che ci potrebbero presentare ai mercati finanziari con adeguata sostenibilità del nostro debito pubblico, che oggi viaggia alla spaventosa cifra del 155%. 

La nomina di Draghi ha subito portato benefici, il rimbalzo positivo in Borsa e lo Spread a quota 100 (guarda chi si rivede, allora non era un'invenzione della sinistra). Se qualche gruppo politico pensa di non sfruttare questa opportunità, sappia che l'ottanta per cento degli italiani sono con Draghi, e comunque se proprio vogliono governare un giorno scelgano, o governare con i conti a posto e la normalizzazione sociale ed economica, oppure stare su di un cumulo di macerie e un'instabilità sociale corrispondente che poi si dovrà spiegare ai propri elettori. 

Sì che nella nostra politica va molto di moda accusare i governi precedenti, ma sentirsi dire ancora oggi che ci si dovrebbe rendere conto del disastro dei conti pubblici ai governanti di cinquant'anni fa, potrebbe non ottenere l'effetto desiderato, anche perchè gli italiani non eccellono per coscienza politica ed ancor meno di quella economica, ma non sono neanche tanto fessi da non capire che se le pensioni e gli stipendi verranno a mancare, grazie alle scelte scellerate della politica, qualcuno si chiederà cosa è successo e chi ha voluto questo. 

E' una bella responsabilità e chi gioca alla politica spero si fermi a dichiarazioni a beneficio del proprio elettorato, e non a bocciature preventive che poi nessuno capirebbe. Il Governo Monti, tanto vituperato, dovette intervenire per la crisi del Governo Berlusconi (quello sì aveva una maggioranza bulgara, in grado di governare da sola) perchè non solo lo spread saliva spaventosamente, e il nostro debito avrebbe potuto patire un default, ma persino le pensioni e gli stipendi pubblici erano a forte rischio. La cura fu molto draconiana (Draghi non c'entra) e molti si lamentarono, ma si ebbero subito benefici e riequilibrio di quei conti che a causa delle mance elettorali e di discutibili diminuzioni di tasse improponibili (non c'erano fondi adeguati in bilancio) avevano portato il paese sull'orlo del baratro. 

Oggi rischiamo anche peggio, con la prospettiva di accedere al MES, ma non a condizioni favorevoli, ma alle condizioni della Troika o peggio di Istituzioni ancora più severe. Non ultimo resta l'uscita dall'Euro. E questo sarebbe la dissoluzione sociale ed economica del nostro paese, che si troverebbe in mano a tensioni difficilmente gestibili e forti proteste che non voglio immaginare a quali sviluppi potrebbero portare. 

Forse sto disegnando un quadro troppo severo o catastrofico? Ed è qui l'indolenza dell'italiano medio, che pensa che "tanto peggio, tanto meglio" che comunque tutto si aggiusta, e che noi abbiamo sempre delle risorse nascoste. 
Ma allora, se abbiamo delle risorse, tiriamole fuori, prima che il giocattolo si rompa, perchè aggiustare è peggio che salvaguardare. Perchè la pandemia ha già creato disuguaglianze e disperazione, forse qualcuno pensa di cavalcarle per ottenere guadagni elettorali? 

Mi auguro che qualcuno rifletta, questo è il momento in cui la politica deve vincere e non perdersi dentro la pazzia ideologica.
Dio ci protegga.