Scritto insieme alla mia fidanzata Alice

Il secondo episodio della serie di articoli, che discute cosa dovrebbero fare le principali squadre italiane per migliorare, riguarda sempre il Milan, ma questa volta non tratteremo una possibile cessione, bensì un giocatore che, esprimendo al massimo le sue qualità, potrebbe diventare il vero perno dell'attacco milanista, intorno a cui costruire una squadra degna di giocarsela con qualunque avversario: questo giocatore è, senza dubbio, Hakan Çalhanoğlu, trequartista tedesco naturalizzato turco classe 1994, alla seconda stagione con i rossoneri, in cui ha mostrato, per l'ennesima volta, di non essere ancora completamente sbocciato, né tecnicamente né atleticamente.
Nonostante ciò, la sua stagione fino ad ora ha delineato un nuovo Çalhanoğlu, meno talentuoso ma più grintoso, in linea con lo spirito "gattusiano" che ormai ha contagiato tutto l'ambiente rossonero. Sempre più spesso, durante le sue partite, si assiste a continui tackle difensivi, spesso efficaci, e a recuperi decisivi nella propria area di rigore, totalmente in contrasto con ciò il trequartista turco era all'inizio della sua carriera da predestinato: un giocatore fantasioso, abilissimo solo con la palla al piede, che non usava mai il suo veloce scatto per aiutare la squadra quando era in difficoltà, inoltre era uno specialista dei calci di punizione, tanto da essere soprannominato dalla stampa tedesca “FreistoßGott” "Dio delle punizioni". Quest'ultima caratteristica, probabilmente quella grazie a cui venne riconosciuto dalla stampa specializzata come un maestro al livello di Messi e di Pjanić, si è completamente persa durante questa stagione: nemmeno un goal da punizione quest'anno, il suo peculiare modo di calciare la palla, molto simile a quello del brasiliano Juninho Pernambucano, non si è mai visto. Ma tutto questo perché?

Innanzitutto, quest'anno il turco ha assunto un ruolo molto diverso rispetto a quello dell'anno scorso: è passato dall'essere un’ala molto tecnica e veloce, improntata alla sola azione offensiva, all'essere un regista offensivo, con compiti sia offensivi che difensivi: ciò si nota nella minore presenza del giocatore nell'area di rigore avversaria, con conseguente diminuzione dei tiri nello specchio della porta, infatti nella passata stagione sono state 59 le conclusioni, con 29 che hanno centrato la porta avversaria, mentre quest'anno sono state 46, di cui solo 16 hanno centrato la porta (dati Opta), e ciò potrebbe essere dettato dalla continua pressione mediatica a cui è sottoposto il giocatore, che fa leva sulla sua sterilità realizzativa.
Un altro dato che ci fa capire il ruolo più centrale che Çalhanoğlu ha assunto nel nuovo Milan: finora ha realizzato 1115 passaggi, con 52,4 passaggi a partita e con l'84,8% di passaggi riusciti, solo 72 in meno di quelli che realizzò l'anno scorso, aumentando la precisione in entrambe le fasi di gioco. Inoltre, in fase di non possesso, pur diminuendo la percentuale di contrasti vinti (55.9% quest'anno a fronte del 73% l'anno scorso), ha vinto più duelli e persino più duelli aerei, risultando più efficace di quasi il 34%: ha realizzato anche 21 intercetti, mentre l'anno scorso si era fermato a 22.
Da questi dati, si deduce che Çalhanoğlu ha arretrato sensibilmente la sua posizione, risultando quasi un regista puro, sostituendo in molti momenti il ruolo di Biglia, colmato in fase di interdizione da Bakayoko, ma scoperto in fase di regìa: quindi possiamo dedurre che Hakan sia maturato come giocatore, diventando più responsabile e coinvolto nella manovra, sacrificando al contempo la sua possibilità di brillare come singolo, per aiutare la squadra nel momento di massima difficoltà per i rossoneri. Per di più, quest'anno lo si vede molto più spesso a rincorrere gli avversari nell'area milanista, perdendo così energie utili alla manovra offensiva, venendo spesso duramente criticato per il suo basso apporto in attacco, ma mai lodato, come meriterebbe, per il gran lavoro svolto nelle zone nevralgiche del gioco rossonero.

Si è parlato spesso di una possibile cessione per Çalhanoğlu, ma Gattuso ha sempre posto un veto a ciò, difendendo strenuamente il suo pupillo, che nelle ultime 4 partite lo ha ripagato realizzando 1 goal e due assist, importantissimi per il Milan.
Eppure anche Gattuso è stato oggetto di critiche per il continuo schieramento del turco, non venendo capito dalla stampa specializzata, semplicemente perché il turco non riusciva a sbloccarsi in campionato, non osservando la sua importanza tattica nello scacchiere dei rossoneri e la sua abnegazione nella fase difensiva. Si deduce che oggi si critica Çalhanoğlu perché non abbiamo ancora capito che non è più il magico trequartista del Bayer Leverkusen, che riusciva a risolvere le partite con una punizione, ma è un giocatore più maturo tecnicamente e paradossalmente meno intermittente, decisivo in molte azioni dal basso peso specifico, che nel complesso ripagano ampiamente il suo minore contributo offensivo: il giocatore che nel 2014 quasi spinse la Juventus a investire su di lui, considerato come "fenomeno", non si è assolutamente perso, è semplicemente cambiato, e noi dobbiamo capire che questo cambiamento è stato fondamentale per il Milan.
Con buona pace di chi critica Çalhanoğlu e Gattuso.

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