Questo è il primo di una serie di articoli in cui analizzeremo come potrebbero migliorare le più importanti squadre d'Italia.

Oggi tratteremo del Milan, che ormai rientra nella cerchia delle squadre più forti d'Italia, sia per la forza della società stessa che per il gioco espresso dalla squadra, ma ogni giornata emerge chiaramente un limite di gioco: lo schema è sempre lo stesso, il collaudato 4-3-3 con Suso e Calhanoglu ali, Paquetà mezzala e Piatek (o Cutrone) punta, che sembra mettere a proprio agio quasi tutti i giocatori del Milan. Qualche volta, tuttavia, Gattuso, o a partita in corso o dal primo minuto, prova uno schema in particolare, il 4-4-2, con Cutrone e Piatek punte. Uno schema che l'allenatore calabrese sembra quasi preferire, per il maggior peso che garantisce all'attacco e per la presenza costante di almeno due uomini nell'area di rigore avversaria, ma sfavorisce il regista offensivo rossonero per eccellenza: Jesús Joaquín Fernández Sáenz de la Torre, noto come Suso. In questo articolo non metteremo in dubbio le qualità tecniche dello spagnolo, ne quelle atletiche, bensì la sua capacità di adattamento a determinati schemi di gioco: nonostante tutte le ultime critiche ricevute da varie testate giornalistiche, rimane uno dei giocatori più influenti nelle azioni di gioco dei rossoneri, avendo totalizzato fino ad ora 6 goal e 7 assist fra Serie A, Coppa Italia ed Europa League. Allora, quali critiche potrebbero essergli mosse contro?

Partiamo dal pressuposto che, nonostante sia così importante nel gioco dei rossoneri, non è fondamentale: il connazionale Castillejo ha dimostrato di saperlo sostituire egregiamente in molte situazioni, con tutti i limiti che può palesare un giocatore alla prima esperienza nel complicato campionato italiano. La perfetta dimostrazione del costante miglioramente dell'esterno offensivo è la partita contro l'Empoli, vinta del Milan per 3-0, trascinato da un assist e da un goal proprio dello spagnolo. Al contrario Suso, nella partita di Coppa Italia contro la Lazio, ha vagato per il campo 73 minuti, non riuscendo a produrre nessun pericolo per la difesa laziale, fino alla sostituzione proprio con Castillejo. Certemente la caratura delle avversarie è estremamente diversa, ma un giocatore così importante dovrebbe accendersi proprio in queste partite. Dopo ciò sorge un'altra domanda: perchè Suso, arrivato marzo, o aprile, si spegne definitavamente, mettendo in fila prestazioni deludenti contro qualunque avversario? Potrebbe essere un deficit di condizione? La risposta a quest'ultima domanda è no. Un no secco, confermato da un fatto: ciò succede ogni anno, con qualsiasi allenatore. Nessuno, da Montella a Gattuso, è riuscito a risolvere questo problema che limita uno degli esterni spagnoli più talentuosi dell'ultimo decennio.

Il talento è un'altra chiave di critica contro Suso: è indubbio che sia dotato di una tecnica cristallina, di un dribbling da funambolo combinato con un tiro potente e preciso.Tuttavia questo talento è incatenato dall'uso esclusivo del piede sinistro, che limita fortemene le sue giocate sulla fascia: è infatti passato dall'essere un giocatore infermabile all'essere estramamente prevedibile, con il suo movimento a rientrare sul mancino che è diventato una costante assoluta nel suo gioco. Eppure, ciò sembrava essere stato superato fino a qualche mese fa, come nella sfida contro il Genoa, in cui si ricorda un'ottima prestazione dello spagnolo, incorniciata da un goal in contropiede, di destro, a battere l'estremo difensore Radu. Nonostante ciò, Suso non è cambiato, quel goal è stato il frutto di una mera casualità, e l'esterno ha continuato a offrire prestazioni sottotono proprio quando il gioco corale del Milan era in costante miglioramente, dimostrando che in una squadra con difficoltà riusciva a brillare, mentra quando gli era richiesto il ruolo di comprimario, non sembrava nemmeno lo stesso giocatore, l'esterno che incantò persino il Real Madrid.

Esterno, un altro termine che, fino ad oggi, ha limitato fortemente il giocatore di Cadice, che ha dimostrato di essere in grado di rendere esclusivamente da ala destra in un 4-3-3. Ogni esperimento in un altro ruolo ha dato esito fortemente negativo: esterno in un 4-4-2 o seconda punta in un 3-5-2, il risultato è stato sempre di prestazioni sottotono, non giustificabili in un professionista di tale fama e importanza. La sua carriera sembra ormai congelata in un ruolo che fino ad adesso ha portato risultati aleterni, spesso positivi, ma che rischia di frenare la sua crescita e quella del Milan. Per questi motivi la società di via Aldo Rossi ci guadagnerebbe soltanto a vendere Suso, non tanto nel breve periodo quanto nel lungo, che garantirebbe allo spagnolo la possibilità di mettersi in mostra in un'altra squadra, e al Milan di cambiare più spesso schemi e giocate, aumentando maggiormente la pericolosità e l'imprevedibilità offensiva. Inoltre, garantirebbe al Milan una plusvalenza di minimo 40 milioni, sufficienti a finanziare l'affare Bakayoko, permettendo anche di muoversi sul mercato per un altro esterno, per esempio Deulofeu o Saint Maximin, che garantirebbero forza fresche e nuova imprevedibilità in un reparto che ne ha molto bisogno. In attesa che Suso decida il suo futuro.