Supposizioni, voci, smentite, litigi, retroscene, opinioni. Il lavoro di un giornalista è fatto di questo e di molto altro, specialmente di trappole in cui non incappare. Quando un mese fa Lele Adani e Massimiliano Allegri litigarono in diritte televisiva fu un vero scandalo, poiché la lite fu dura e dai toni molto accesi. L’argomento? Neanche a dirlo: il “gioco” della Juventus di Max. Il tecnico toscano la scorsa settimana ha risolto consensualmente il contratto con la “sua signora”. I giornalisti in questi giorni si dividono tra chi giudica l’operato di Max negli anni e chi fantastica sui nomi dei possibili successori.

Allegri ha la media punti più alta della storia della Juventus e ha continuato la striscia di scudetti vinti ottenendone altri 5. Inserendoci però anche due finali perse di Champions League, che con Conte sembravano più che un miraggio.
E allora perché tutto questo accanimento? Secondo molti tifosi e giornalisti la Juve di Allegri non ha mai giocato “bene”. “Non so come gioca la Juve, per me conta vincere. Queste cose mi fanno sorridere: che cosa vuol dire gio­care bene a calcio? Forse so­no io che non riesco a capire. Comunque è semplice: se hai Dybala le giocate vengo­no. Altrimenti non ci sarebbero i giocatori da 1 milione e quelli da 250 e si vincereb­be solo coi moduli.” Dichiarazioni datate settembre 2017. A distanza di due anni quel campione da 250 milioni è arrivato e si chiama Cristiano Ronaldo, il risultato? La Juve fuori ai quarti di Champions, per mano di un Ajax che guarda caso si è fatto strada mostrando a tutti il cosiddetto “bel gioco”. Seguendo questo filo logico l’Ajax gioca il “bel gioco”, ripetizione obbligatoria, e la Juve no. Però, cos’è il bel gioco? Eh sì, perché infondo Max non aveva poi così tanto torto.
È possibile dare una definizione di bel gioco? Fermatevi un attimo a pensare. No! Non si può, il calcio è bello perché permette a molti di giudicare e farsi una propria idea: di una partita, di una squadra o di un giocatore e di conseguenza esprimersi su cosa è bello e su cosa non lo sia.

Ma alla fine di tutto questo cosa conta? Contano i trofei e i record. Nessun perdente viene ricordato a lungo. Solo i vincenti restano nella storia. E quindi? E quindi è semplice: giocare male e bene conta relativamente. Proprio per questo motivo il tecnico paga il non aver vinto l’unico trofeo per cui è rimasto sulla panchina questa stagione: la coppa dalle grandi orecchie. Nessuno si ricorderà di questa Juventus. Che poi la Champions non sia arrivata per colpa della trama di gioco o meno conta poco, del resto anche quando uno come Ancelotti (3 volte campione in questa competizione) si lascia a dichiarazioni del genere svaniscono tutte le parole dette: “Il calcio italiano non deve perdere le sue peculiarità: prima di tutto l’aspetto tattico e la fase difensiva”.

Una diagonale difensiva eseguita correttamente è una bella giocata? Una difesa a 4 che si muove all’unisono è spettacolo?
Arrivederci Massimiliano e ricordati di quando sei entrato a Vinovo e ti dissero: ”Caro Max, qui vincere non è importante… è l’unica cosa che conta”.