Ebbene sì: oggi su ogni acquisto, ogni cessione, si fanno paragoni o si inneggia ai ricordi del tempo che fu. Allora si resta a bocca aperta quando parliamo di giocatori che arrivano da squadre minori, si guardano le rose delle top squadre, dei grandi risultati degli altri, ma noi dove siamo? Oggi il Milan vive nel limbo delle limitazioni imposte e nelle imitazioni di quelle squadre che raccolgono dal settore giovanile per arrivare, poi, ad ottenere traguardi importanti. Tutto dipende dai punti di vista. Personalmente una squadra vincente deve avere un mix tra "vecchi" e giovani, vecchi ma grandi e giovani che potrebbero diventare tali: ieri il Milan prendeva giocatori già affermati, con pedigree di qualità, ma adesso tutto è diverso, le cifre che girano attorno ai campioni sono improponibili, fuori da ogni norma di buon senso, uno schiaffo alla povertà e alla crisi quindi, voi sognatori della grande epopea del Milan, rassegnatevi e ricordate che il buon tifoso resta tale nei momenti bui come in quelli di luce assoluta.

La società ha una scala piramidale ma abbiamo dentro due bandiere dello sport e non solo del Milan, due uomini pronti a gettarsi anima e corpo su un progetto importante, una proprietà che deve assolutamente valorizzare il brand perché nel suo dna non esiste altra soluzione, bisogna puntare su giocatori di talento da fare crescere e portare nel calcio dei grandi, mandare via coloro che non dimostrano l'impegno adeguato, coloro che non capiscono il valore di quella maglia, coloro che non inseguono l'avversario fino allo sfinimento, coloro che lasciano sporchi gli spogliatoi perché almeno questo deve essere doveroso, il rispetto delle regole, verso il prossimo, verso i compagni, i tifosi e la società. Devono essere uomini e non bamboccioni, l'attaccante che aiuta la difesa: uniti si vince sempre, nel bene e nel male, una regola di sport ma soprattutto di vita.