Un paio di estati fa, di questi tempi, sull'asse Torino-Napoli prendeva forma una delle trattative più discusse del calcio nostrano, quella che ha portato Gonzalo Higuain a vestire la maglia della Juventus, dopo aver difeso a suon di gol e prodezze la casacca partenopea per tre memorabili stagioni.

Sembra la storia più vecchia del mondo: lui, il figlio adottivo di quella Napoli che lo ha amato incondizionatamente, in maniera quasi viscerale, che si lascia ammagliare dal fascino di una signora un po' attardata, ma troppo seducente per essere respinta, la rivale di sempre, la più odiata.
Il campione che passa da eroe a traditore in un lampo, vittima di una tifoseria troppo calda e passionale per accettare un simile affronto. Novanta milioni, stipendio all'altezza del nome e la promessa di raggiungere grandi traguardi.
Il bilancio? Due stagioni condite da 55 gol in 105 partite, 2 campionati, 2 coppe italia e una Champions sfumata solo in finale contro il grande Real Madrid.
E allora perchè un giocatore con questi numeri all'improvviso non è più indispensabile? La grinta c'è, l'impegno e soprattutto i gol anche, ma nel momento in cui queste componenti fondamentali non mancano, ecco che l’oggetto del giudizio si sposta inevitabilmente sull’impatto che il giocatore ha avuto in termini di campo, in poche parole la sua capacità di essere stato decisivo nei momenti che contavano. E a chi mi domandasse se Higuain è stato decisivo o meno, io non potrei che rispondere “SI”. Mi vengono in mente i gol al Napoli, il gol scudetto con l’Inter a San Siro, le tre reti siglate in Coppa Campioni nella doppia sfida con il Tottenham, la doppietta a Montecarlo in semifinale di Champions.
Eppure la sensazione diffusa è quella di un giocatore che non ha reso abbastanza, che non è stato in grado di reggere il peso delle aspettative, inevitabilmente alte ed influenzate dall’ultima stagione in biancazzuro, conclusa con il record di gol. I colpi si sono visti, eppure tante volte Higuain è apparso macchinoso, lento, troppo distante dalla sua amata area di rigore, quasi come fosse penalizzato dai metodi “allegriani” di intendere il calcio, incapace di realizzare ciò per cui era stato effetivamente comprato: trascinare la squadra a mettere le mani sulla coppa dalle grandi orecchie, l’ossessione che tormenta da qualche tempo a questa parte il popolo e la dirigenza juventina e che la spinta qualche giorno fa ad ultimare il passaggio in bianconero di un certo Cristiano Ronaldo.
E se all'improvviso ci si trova costretti a dover condividere la poltrona con il migliore al mondo, allora chiunque verrebbe messo in discussione.

La signora sembra aver trovato un nuovo amore, tanto bello quanto costoso, e allora ecco che il pezzo da novanta improvvisamente diventa il compromesso, il sacrificio necessario per viverlo a pieno.
Sarà la ruota che gira, oggi più che di Higua-IN sarebbe più giusto parlare di Higua-OUT, perchè il Pipita appare sempre più distante dalla Juve, e forse giù a Napoli si faranno qualche risata ora che il suo destino appare incerto.
Intanto Higuain aspetta, con la Juve più lontana e Londra sullo sfondo, lì dove il maestro Sarri lo aspetta a braccia aperte, per rivivere un nuovo amore.