Ho visto gli anelli di San Siro come delle fedi a testimonianza dell'amore tra i tifosi e la squadra... al largo dei bastioni di Orione. 
L'aggiunta finale è mia (ci stava bene) ma la frase sopra è tutta crusca e farina di Luciano Spalletti. Si potrà discutere a volte questo tecnico per qualche formazione o tattica sbagliata, ma le perle di poesia che ci sa regalare ci ripagano di tutto ampiamente.
Le persone che come lui eccellono in qualcosa, ma si devono poi applicare in ben altro per guadagnare il pane, sono tante, e tutte come da manuale, alla fine si logorano un po' e possono andare incontro a dei lievi problemi.

Spalletti ad esempio vorrebbe ovviamente che la sua squadra nel far calcio esprimesse poesia, ma non una poesia semplice e diretta alla Ungaretti, no, lui ha in testa qualcosa di molto più difficile da ottenere, tipo coniugare il Boccaccio con il Petrarca o anche fondere un Pasolini con un Calvino. Capite che le pretese sono veramente alte oltretutto in una squadra in cui il regista non lo fa Bunuel, ma Vecino o Gagliardini, e i risultati a volte ottenuti appaiono al di sotto delle aspettative.
Qui, purtroppo per lui e per i tifosi, subentra la frustrazione del professore che come come spesso accade, fa sì che invece di mettersi in dubbio e giudicare errate le pretese e il metodo dell'insegnamento, ci si incattivisca rincarando la dose di studio a carico della classe, pensando che sia invece tutto dovuto ad una scarsa dedizione.
Avrete capito subito che questo non può che essere l'inizio di un brutto circolo vizioso. Qualcuno all'inizio ce la potrà anche fare a seguire il professore, ma saranno pochi e alla lunga saranno emarginati dalla classe, altri no ma faranno finta e altri infine getteranno subito la spugna.

Se ho capito bene la persona Spalletti invece, lui continuerà a seguire il suo sogno e pazienza se le poesie che ha in testa la sua squadra non le saprà ancora scrivere sul campo, le potrà poi sempre declamare lui in conferenza.