Il cobra è tra i serpenti più velenosi al mondo. Uno dei più letali. Capaci con un solo morso di uccidere un elefante adulto. Agisce velocemente e non lascia scampo. Di questo esemplare ne esistono varie specie. Alcuni dei più importanti sono il cobra reale, il cobra naja, il cobra di foresta ecc...E poi ne esistono due esemplari rarissimi: il Cobra Italiano e il Cobra Macedone.
Quello italiano è stato avvistato verso la fine degli anni ‘80 in varie zone d’Italia. Chi lo ha visto nei pressi di Arezzo, chi ad Avellino, ma sopratutto a Roma e Bari. Fonti certe rivelano che sia molto letale. Il suo nome originale è Sandrus Tovalierus. Il Cobra Macedone, invece, dicono che sia ancora più devastante. Viene avvistato per la prima volta a Skopje, nella attuale Macedonia del Nord, nei pressi del fiume Vardar. Gli osservatori calcioscientifici vengono a scoprire che gli è stato attribuito il nome Darko Pancev. Questo rettile, travestito da umano, vedono, che, in un campo di erba verde, è un iradiddio. La sua zona preferita, dove risultava micidiale, e si sentiva a proprio agio, era un riquadro a righe bianche di 40x16m, dove i guardiani delle porte (chiamati comunemente portieri) venivano continuamente inferti da morsi continui e famelici. Non cè scampo per nessuno. La voce che questo supereroe travestito da rettile sia una cosa fuori dal comune, giunge nella città di Belgrado. Da quelle parti hanno bisogno di uno così.
Se lo accaparra la Stella Rossa, per sconfiggere i maligni rivali del Partizan. L’infernale stadio Marakana e’ il suo habitat naturale. Il suo veleno viene continuamente inferto in ogni partita per 4 anni. I balcani tremono, quando il cobra macedone passa. Colpisce per ben 84 volte in 92 scontri con la maglia a righe biancorosse e vince meritatamente la Scarpa d’oro. Quella squadra è ricca di talentuosi ragazzi che si concedono il lusso di far la voce grossa in Europa, vincendo la Coppa dei Campioni nel 1990-91. Ma il luccichio, prodotto dal calcio, purtroppo non si riflette nella vita di tutti i giorni. Scoppia la guerra dei Balcani. Una guerra devastante. Ma questa è un’altra storia.
Darko infierisce gli ultimi colpi in terra jugoslava fino all’anno seguente. Il suo nome riecheggia in tutta Europa. Le grandi squadre lo vogliono. Se lo aggiudica il commendator Pellegrini, presidente dell’Inter. Una nuova tuta da far indossare a Cobraman: quella nerazzurra, costata 14 miliardi di lire. Il neo acquisto proclama grandi cose per la stagione che verrà. Ed è di parola. Ad agosto, in Coppa Italia, all’andata, Pancev avvelena per tre volte il portiere della Reggiana. Tre morsi. Più altri due al ritorno nel suo nuovo “rettilario”: lo stadio San Siro. D’altronde, si sa, il Cobra nei periodi caldi è molto più letale. “Il Cobra non èèèè un serpente, ma un pensiero frequente, che diventa indecente, quando vedo te, quando vedo te...” Questo era il coro che, i tifosi dell’Inter, si erano accuratamente preparati a gridare durante quell’estate 1992, appena il bomber macedone avrebbe cominciato a regalare gol a grappoli anche in campionato.
Già, ma quando? Settembre? No. Ottobre? No. Novembre? No. E che cavolo, siamo già a Dicembre. “Magari ci regala una perla natalizia come quando aveva segnato...quand’ è l’ultimo gol che ha fatto?” borbottano i tifosi meneghini. Purtroppo no. I gol sbagliati, le improbabili rovesciate e i lisci diventano il suo mantra. “La pazienza è la virtù di chi vuol farsi venire la gastrite”. Questo deve aver pensato il suo allenatore, Osvaldo Bagnoli, in tutti quei mesi. E dopo l’ennesima domanda sul bomber(?) di Skopje, sbotta a modo suo: “Dite che bisogna avere pazienza con Pancev perchè è macedone? Sarà, ma mì sun de la Bovisa e so minga un pirla! Il concetto è chiarissimo. “Dai Darko, anno nuovo, vita nuova”, gli incitano i tifosi. Pancev sembra aver colto questo motto, e il 31 Gennaio 1993, fa la sua prima vittima in campionato. Berti crossa, la testa del Cobra si eleva quando si sente minacciato dall’avversario... e lo infilza! “Dai che adesso si è sbloccato”. I gol, purtroppo, in quella stagione non arriveranno più.
Il lauto stipendio intanto continua. “Mai dire gol”, programma cult sportivo, lo bersaglia di continuo. Ormai anche i tifosi nerazzurri non vedevano l’ora che arrivasse la domenica sera per farsi quattro risate scacciadrammi sulle disavventure del cobra macedone. Lui reagisce sensibilmente da gran signore: “Tifosi fischiano, giornalisti criticano… Importa sega a me: io domani compro Ferrari!”. Attribuisce all’ambiente interista e al non essersi ambientato a Milano la sua negativa stagione. Peccato che il connazionale Savicevic, arrivato insieme a lui, ma sulla sponda milanista, a fine stagione venne battezzato come “il Genio”. Il raro cobra dell’Est ormai si è squamato, e ha lasciato spazio a un misero RAMARRO. Il presidente Pellegrini, da buon imprenditore, cerca di esportare il proprio prodotto al miglior acquirente, cercando di convincere tutti che è un buon affare. Ma quando lo propone in giro, tutti, per non ridergli in faccia, rispondono con dei garbati “no, grazie”. Il modestissimo VfB Lipsia, squadra appena promossa in Bundesliga, fa un tentativo per il prestito. Il patron dell’Inter non ci pensa due volte. Rispetto alle dodici gare disputate nella stagione nerazzurra, in Germania ne disputa due in più. Anche lo score migliora: da 1 a... 2 gol. Che sia il segnale di un minimo accenno di risalita? Non della squadra tedesca di sicuro, perchè retrocede. 

L’Inter, che nel frattempo se lo riprende, prova a dargli fiducia. Ha cambiato anche l’allenatore. Non è più Osvaldo Bagnoli, ma Ottavio Bianchi. Lui è carico come la prima volta che arrivò a Milano. Forse ancora di più.  “Ho scordato tutto il passato nerazzurro, sono qui con grande voglia di fare, di far capire quanto valgo. Che non sono il giocatore delle rare presenze in nerazzurro. Anche a Lipsia nella scorsa stagione è stato un dramma. Ho segnato solo un gol nelle ultime dieci partite e siamo anche retrocessi. Adesso Pancev cambia tutto, mentalità e voglia di dare il massimo anche in allenamento. Sono convinto di far bene, mi piace l’allenatore Bianchi perchè parla a viso aperto. Io chiedo solo che mi venga data l’opportunità di giocare tre-quattro partite di seguito”. E puntualmente, ad Agosto, infierisce i soliti colpi in Coppa Italia. Le vittime, questa volta, si chiamano Lodigiani e Padova. Ma, ahimè, ormai quando uno è ramarro è ramarro. I suoi velenosi piedi non producono più veleno mortale. Due miseri gol in 7 partite di campionato. L’Italia lo abbandona (senza rimpianto) e lui cerca Fortuna (a) Dusseldorf. Ma i Cobra non vanno a fortune. Vanno a istinto, sono predatori. Ah già, ma ormai lui non è più cobra. La costante dei due gol rimane anche nella sua seconda avventura in Germania, nonostante abbia raddoppiato il numero di partite. Anche i tedeschi gli danno il benservito. L’ultima possibilità di far riaffiorare i suoi denti gliela concedono gli svizzeri del Sion. Ma l’end è tutt’altro che happy. Cinque partite e zero gol in campionato.
Basta con il calcio, gol sbagliati e insulti. Il figliol prodigo torna in patria, dove, nel 2003, venne insignito del titolo di Miglior calciatore macedone degli ultimi 50 anni.