Nicolò Cusano sosteneva che l’intelletto sia superiore alla ragione perché consente di percepire quello che non si riesce a comprendere mediante l’utilizzo della seconda. Tutta la storia della filosofia analizza a fondo la differenza tra queste facoltà. Non ci si vuole dilungare su tematiche molto interessanti, ma che potrebbero allontanarsi dall’ambito prettamente calcistico. In ogni caso, il raziocinio è un dono fondamentale del quale l’uomo è stato fornito. Occorre saperlo sfruttare nel migliore dei modi e vi sono situazioni in cui è necessario comprendere che questa determinante facoltà deve lasciare spazio all’intuito. Il tentativo di razionalizzare ogni vicenda rischia di “bloccare” l’individuo. Non tutto, infatti, è spiegabile tramite tale strumento ed esistono momenti nei quali deve intervenire l’intelletto che per Spinoza è la forma più elevata della conoscenza consentendo di intendere anche ciò che non si può raggiungere con la limitatezza della ragione.

Se si tenesse fede semplicemente a quest’ultima prerogativa non sarebbe semplice motivare quali siano le giustificazioni che conducono alla scelta di Messi come vincitore del Pallone d’Oro 2019. Non si vuole certo dire che i tanti addetti ai lavori che hanno selezionato la Pulce non siano uomini razionali. Anzi, tutt’altro. Hanno mostrato immenso acume riuscendo a dirimere una situazione davvero complessa, manifestando conoscenze importanti. Solitamente il colpo di genio stupisce. Penso sia accaduto anche in questa occasione. Provo a spiegarmi.

Il Pallone d’Oro non viene concesso soltanto in base alle vittorie di squadra, ma vi sono vari criteri da rispettare come le prestazioni individuali e delle compagini in cui il calciatore ha militato nel corso dei 365 giorni, il talento, il fair play dimostrato e la carriera. Si deve analizzare pure la personalità del giocatore. In sostanza, è necessario guardare al valore assoluto dell’atleta mostrato nel corso dell’anno. Cosa si intende con quest’ultimo vocabolo? La definizione matematica è molto complessa, ma nel linguaggio comune si considera un’astrazione generale che contempli una molteplicità di caratteristiche. Per stabilire chi può essere insignito del prestigioso premio di France Football non è sufficiente osservare solo quali siano i trofei vinti dal giocatore o le sue prestazioni, ma occorre tenere in considerazione plurimi fattori.

La classifica del Pallone d’Oro 2019 recita: Messi, Van Dijk e Cristiano Ronaldo. E’ richiesto uno sforzo intellettivo per comprendere che la vittoria dell’argentino è corretta. Ci si trova, infatti, di fronte a 3 grandi campioni e chiunque avesse sfilato al Teatro Chatelet di Parigi con il trofeo in mano lo avrebbe meritato per qualche motivo. Lo stesso vale anche per Mané e Salah che si sono classificati rispettivamente in quarta e quinta posizione. Il numero 10 del Barcellona non ha nemmeno vissuto la sua migliore stagione. Il rendimento non è stato sempre al top e ha concluso l’annata vincendo esclusivamente la Liga. Questa è la critica che viene mossa principalmente da chi sostiene che non avesse dovuto sollevare il prestigioso riconoscimento individuale. Di fronte all’oggettività dei freddi numeri non si può non inginocchiarsi. Detto questo, si ribadisce che non sono sufficienti a dirimere la questione. Chi avrebbe dovuto essere l’eletto? Udendo i lamenti del malcontento, si sostiene fortemente la candidatura di Van Dijk. In effetti, il difensore del Liverpool ha vissuto un’annata straordinaria nella quale è stato praticamente insuperabile. Ha conquistato la Champions League e la Supercoppa Europea. E’ tutto assolutamente vero, ma il talento? E la carriera? In sostanza, il valore assoluto? Non ci si stancherà mai di ribadire che Virgil è un calciatore magnifico, ma di fronte a Messi e Cristiano Ronaldo urge sempre “levarsi il cappello”. Tra molti anni, quando si guarderà al Pallone d’Oro 2019, tutti si spiegheranno i motivi che hanno condotto alla scelta della Pulce. La storia fa la differenza e quello che appare difficilmente argomentabile con i canoni della ragione, verrà lentamente assorbito, digerito e compreso. I Reds hanno pure sconfitto il Barcellona in una doppia semifinale di Coppa Campioni che resterà impressa come una delle sfide più assurde e divertenti del calcio. La fotografia di quel duello sarà sicuramente la remuntada inflitta dagli inglesi ai catalani nel fortino di “Anfield” con le note di You’ll never walk alone che risuonavano con veemenza e commozione. Pure chi non è un tifoso del Liverpool non può che provare emozioni incredibili e percepire un sussulto al cuore quando assiste al video di quel momento. Ammesso questo, vi è un altro istante che rimarrà indelebile nelle menti degli appassionati di calcio. Si tratta della pennellata con la quale Messi ha stordito i sudditi di Albione nella gara di andata. La sua punizione è stata perfetta. Potente come un tuono, rapida come un fulmine e dolce come il suono dell’arpa, si è andata a infilare all’incrocio dei pali disegnando una traiettoria degna di Giotto. Questi sono i colpi che denotano cosa significhi essere talentuosi. Così si entra nella storia.

Il vincitore del Pallone d’Oro non è il giocatore più forte del momento. E’ il migliore dell’anno in senso assoluto e bisogna considerare anche la sua carriera. Van Dijk avrà tutto il tempo per raggiungere l’ambito trofeo anche perché ha le potenzialità per restare ai vertici del calcio mondiale. La storia è fatta di attimi e questo non era il suo. Messi ha trionfato meritatamente. Nel rispetto “dell’intelletto” e dei precisi canoni stabiliti per centrare il riconoscimento, la seconda posizione avrebbe dovuto essere appannaggio di Cristiano Ronaldo. Leggo da più parti le dichiarazioni del difensore del Liverpool che, relativamente al portoghese, si sarebbe chiesto se CR7 fosse realmente un rivale per il titolo. Beh, credo proprio che lo juventino avrebbe dovuto scalzare il giocatore del Liverpool per quella che è la medaglia d’argento virtuale. Il valore assoluto di Cristiano, la genialità, la forza e il curriculum del bianconero, allo stato dell’arte non sono paragonabili a quelle di Van Dijk che con affermazioni simili dimostra di non essere ancora pronto a rappresentare il mondo del calcio con certi prestigiosi trofei. Non so se le dichiarazioni dell’olandese fossero goliardiche o meno. In ogni caso, credo che debba imparare a valutare meglio il peso delle comunicazioni e certe gaffe non aiutano sicuramente la sua carriera. Verso i Colleghi occorre sempre utilizzare i guanti di seta e nei canoni per conquistare il Pallone d’Oro viene valutata anche la personalità. Alzare i toni quando non si sente l’esigenza di farlo o lasciarsi andare a battute inappropriate non è proprio il modo migliore per esprimerla. Detto questo, il carisma di Van Dijk non è discutibile e non è assolutamente il caso di sollevare polemiche. E’ stata una frecciata e un momento di empasse può capitare a chiunque. Non è sempre facile essere pronti a qualsiasi evenienza e certe dichiarazioni possono risultare un “tranello”. Così è stato e non pare il caso di dare adito a ulteriori polemiche anche se la risposta forte della sorella di Cristiano, Katia Aveiro, non ha tardato ad arrivare.

Fino a quando Messi e Cristiano Ronaldo continueranno a praticare il gioco del calcio, credo proprio che lo faranno sui livelli in cui si stanno esprimendo. A quel punto mi risulta assolutamente difficile pensare che qualcuno possa competere con loro per l’assegnazione del Pallone d’Oro. Occorrerebbe vivere un anno super straordinario e durante il quale le congiunzioni astrali viaggino tutte nella medesima direzione. Se si osserva il palmares del citato trofeo si vede che, dal 2008, i 2 calciatori si sono spartiti i titoli. La Pulce ne ha conquistati 6. Il suo Eterno Rivale è a quota 5. Con tutto il rispetto per i vari Van Dijk, Salah e Manè che sicuramente sono calciatori magnifici, Xavi e Inesta non sono riusciti a scalzare questo duopolio vincendo la Champions e il Mondiale. Alla luce di questo non trovo assurdo che, come accadde nel 2010, anche ieri l’argentino sia salito sul gradino più alto del podio pur non avendo vissuto la migliore annata della sua carriera. Il suo 2019 è stato comunque fantastico ed è l’ennesima dimostrazione del valore assoluto del giocatore. Solo Modric è stato in grado di infilarsi tra questi 2 campioni e scrivere il suo nome nel palmares di France Football. Ragionando profondamente e analizzando dettagliatamente la situazione, penso che pure quella scelta sia stata corretta. Il croato vanta il talento, la classe e, scusate se mi ripeto, il valore assoluto per poter sconfiggere gli extraterrestri. Nel 2017-2018 ha vinto la Champions da eroe incondizionato. Lo stesso era accaduto nelle 2 edizioni precedenti e ha pure fatto parte della superba spedizione croata per la Coppa Rimé 2018 che solo una Francia devastante è riuscita a sconfiggere. La regia illuminata e fantascientifica del giocatore biondo ha avuto la giusta ricompensa.

Ora ci si chiederà: dopo tutto questo ragionamento, perché non premiare Cristiano Ronaldo invece di Messi? Ecco, a questo punto l’analisi diventa più complessa e bisogna davvero affidarsi al puro intelletto. A parità di grado, CR7 è stato capace di conquistare lo Scudetto, la Supercoppa Italiana e la Nations League mentre l’Illustre Rivale ha vinto solo la Liga steccando ancora una volta la Coppa America con la sua Argentina. E’ tutto vero. Il dato delle reti segnate durante l’anno, però, è alquanto eloquente. La Pulce ha realizzato 41 gol, Cristiano “solo” 20. Bisogna lasciarsi andare all’intuito e si comprenderà che il valore assoluto di Lionel, per il 2019, è stato superiore a quello dello juventino e il suo premio è meritato. Verrebbe quasi da affermare che France Football non sbaglia mai.