Se dopo gli acquisti ed i soldi spesi da inizio stagione, il quinto posto fosse stato ottenuto sotto la gestione Li-Fassone-Mirabelli sarebbe esplosa una rivolta.

Anche se lo trovo nauseante, premetto quanto ribadito qua ed altrove da chiunque: Gattuso, i giocatori e la dirigenza sono tutti responsabili della triste fine di questa stagione: i primi per gl’inaccettabili black out che li hanno sempre accompagnati (letale l’ultimo post derby), nonché per il nervosismo latente e non, per la mancanza di alternative tattiche, per la cocciutaggine messa nei momenti e nei luoghi sbagliati e totalmente assente quando sarebbe servita, la dirigenza per non essere mai stata chiara, per non aver mai difeso quel povero cristo in panchina, per non aver fatto valere alcun peso politico nelle istituzioni. Ma tutto questo ha una longa manus, senza la quale le cose non avvengono: quella longa manus che è sempre stata assente in tutto ed ora ci fa sapere (l’intervista è un miraggio), che vi sarà una rivoluzione fatta di giovani (tradotto giocatori di terzo piano) e che l’allenatore sarà o Gattuso o una figura nettamente al di sotto dell’auspicato Conte.

Preso il più forte centravanti che militava in Serie A si è consentito che risultasse nauseato e demotivato dopo un mese e mezzo; la società, di fatto, se ne accorge all’ultimo secondo facendogli capire che non verrà riscattato in caso di mancata qualificazione Champions: siamo a dicembre, non a fine anno. Caldara viene preso come uno dei centrali più promettenti e nessuno interviene per obbligare il tecnico a farlo partire titolare anche quando stava bene. Su Bakayoko (il migliore a centrocampo per tutta la stagione)si consente nel silenzio più totale che Gattuso sostenga che riceve male la palla, bruciando di fatto il suo inserimento per due mesi. Vengono spese carriolate di denaro per Castillejo e Laxalt senza che nessuno intervenga.

Ma siamo solo agli antipasti. 

La proprietà fonda il suo insediamento su due figure ben precise: Leonardo e Maldini. Due figure chiaramente incentrate sul calcio e sulla storia rossonera; l’opinione generale parla di una scelta finalmente azzeccata e soprattutto funzionale alla rinascita (anche in questo caso sempre lasciata trapelare, ma mai dichiarata con chiarezza). L’arrivo dell’ottimo dirigente finanziario Gazidis sembra esclusivamente legato agli aspetti economici (brand, merchandising), ma col passare dei mesi appare chiaro che soverchiera’ entrambi anche nelle scelte tecniche. Il tutto bollato, si fa per dire, col solito silenzio assordante.
Anzi no! Poco prima di fuggire (come Bonucci ed Higuain, sarà una combinazione?), Leonardo firma il suo testamento rossonero dichiarando il prossimo low profile sul mercato (e i 208 buttati solo quest’anno?).

La bolla e la ceralacca sulle coincidenze vengono timbrate dalla conferenza stampa di fine stagione proprio del criticatissimo Gattuso: coi giovani non si va da nessuna parte, si rinasce con due, tre profili di grande esperienza che abbiano un grande peso specifico nello spogliatoio. Questo è ciò che pensa il 120 per cento di tifo ed opinione accreditata.

A luglio salutavo con un enorme sospiro di sollievo il fatto che qualcuno fosse arrivato a tirarci via dalle grinfie fallimentari cinesi: un mese dopo scrivevo che un fondo d’investimento è un termine inequivocabile: e cioè un soggetto che deve rendere conto agli azionisti, non ai tifosi.

Niente di più lontano dalla proprietà di una società di calcio.