Per chi volesse una panoramica degli anni ’90 vissuti in neroazzurro, il modo migliore è quello di cliccare sul seguente link: L'Epoca d'Oro - Luci a San Siro.
Il mio caro amico blogger Emanuele84, ultimo vincitore del mensile di VXL dello scorso anno, ha realizzato una serie di articoli dedicati all’epoca d’oro del calcio italiano (e non solo), i quali invito a leggere. Non ve ne pentirete!

Il progresso tecnologico e la sensazione che ogni cosa poteva essere possibile: questi erano i connotati di quello che fu un periodo fervente sotto tutti i punti di vista. Il rock conosceva convenzionalmente la sua fine con l’uscita di Nevermind, immortale capolavoro dei Nirvana, e Tarantino cambiava per sempre la storia del cinema con la pubblicazione nelle sale di Pulp Fiction. Nel frattempo, nasceva Google, che avrebbe avuto un impatto unico sull’ascesa di Internet.

In questa cornice, l’Inter visse un decennio molto importante, pieno di luci ed ombre: tantissime le uscite a vuoto, soprattutto per ciò che concerne le scelte di mercato (tanto in ingresso quanto in uscita), ma anche un cambio di gestione importantissimo. Dopo i fasti del passato targati Angelo Moratti, nel 1995 è il figlio Massimo a prendere le redini della società, con l’intento di ripercorrere le orme genitoriali. Ci riuscirà, raccogliendo quanto seminato nel decennio successivo, prendendosi le sue rivincite dopo diversi rospi da digerire. Primo fra tutti, quello del campionato 1997/98, che ancora oggi risulta essere il torneo più controverso della storia del calcio italiano. La rivalità con la Juventus, che c’è sempre stata ma in tono minore rispetto al sentitissimo derby di Milano, si accresce proprio a partire da quella partita del 26 aprile 1998, passata ormai alla storia. Non solo, però: un torneo segnato da tantissimi errori arbitrali, che sarà solo l’inizio della sfida divenuta l’icona per eccellenza del calcio italiano, acuita dal 2002, da Calciopoli e, recentemente, dall’altrettanto nota “mancata ammonizione di Pjanic”.

Alla fine dell’articolo ci sarà un video ironico andato in onda in tv al termine di quella incredibile annata, con protagonisti gli interisti “Elio e le Storie Tese”, e che anche i bianconeri Marco57 e Dart Fener apprezzeranno (se già non dovessero conoscerlo).

Detto che quel campionato in molti lo sentono cucito sul petto dei neroazzurri, questo è anche il decennio dei successi internazionali: tre Coppe UEFA vinte e una finale persa in otto anni. Risultati brillanti, che hanno reso il club una delle big della competizione.

Per i dettagli ci sarà spazio dopo: diamo il via alla quinta serata degli Oscar Inter, quella dedicata ai fantastici anni ’90!

Presentatore: Fiorello

Ospite musicale: Ligabue

Guest star: Elio e le Storie Tese (Ti amo campionato)

  • CANDIDATI MIGLIOR PORTIERE

  1. Gianluca Pagliuca – Uno degli eroi dello scudetto della Sampdoria del 1990/91, approda a Milano nel 1994 in uno scambio con l’idolo Walter Zenga, dopo il brillante mondiale statunitense disputato da titolare e perso maledettamente nella finale di Pasadena. Proprio contro i neroazzurri nella stagione 1990/91 parò un rigore decisivo a Matthaus, che contribuì ad aumentarne la fama di para-rigori, titolo di cui è degnamente simbolo. Esplosivo e acrobatico, anche in maglia neroazzurra dimostrerà le sue doti atletiche, raccogliendo la pesante eredità lasciata dal predecessore. Vincerà la Coppa UEFA e sarà uno dei protagonisti della partita-madre contro la Juventus del 1998, parando il tiro dal dischetto (neanche a dirlo) di Alex Del Piero. Rigore concesso, per i pochi ignari, dopo la clamorosa decisione di non assegnare la stessa sanzione per l’arcinoto scontro Iuliano-Ronaldo. Cinque stagioni per lui, nelle quali confermò di essere uno dei più grandi portieri di sempre. Lascerà nel 1999 l’Inter per accasarsi al Bologna, dove troverà una buona continuità di rendimento.
  2. Angelo Peruzzi – Arrivato nel 1999 dalla Juventus insieme all’allenatore Marcello Lippi, entrambi pilastri degli innumerevoli titoli vinti dalla società bianconera negli anni precedenti, disputò una sola stagione in neroazzurro, prima di approdare alla Lazio con cui si tolse altre soddisfazioni, non ultima quella di essere convocato come terzo portiere nella spedizione iridata della Nazionale ai tempi dei biancocelesti. Considerato uno dei più forti portieri della sua generazione, a fine anni ’90 era considerato al top della forma. Peccato sia capitato in un momento di flessione del team.
  3. Walter Zenga – Dopo la vittoria del trofeo di miglior portiere negli anni ’80, lo ritroviamo con una bella nomination anche in questo decennio. Qui raccolse due Coppe UEFA, e proprio la finale del 1994 contro il Salisburgo sarà l’ultima apparizione sul campo con la maglia del suo cuore. E non poteva finire banalmente: dopo il successo in Austria di misura, i neroazzurri si impongono ancora per 1-0, con il numero uno che si congeda con una delle sue più belle prestazioni in carriera. Un sipario che cala sul portiere più presente di tutti i tempi della storia neroazzurra e che ha segnato con costanza e passione due generazioni di storia del club. Lascerà lo scettro a Pagliuca, mentre lui disputerà altre due stagioni in massima serie con la Sampdoria, prima di un anno in cadetteria al Padova e il ritiro avvenuto in MLS.

WINNER: GIANLUCA PAGLIUCA

Motivazione – Il lotto dei possibili vincitori è assolutamente da brividi. Tre nomi da paura, ma, tra tutti, colui che merita il premio di miglior portiere degli anni ’90 è lo spettacolare Pagliuca. Ha vinto meno di Zenga, ma uno scudetto sfumato e le tante splendide parate fornite, oltre all’affermazione in Nazionale, lo rendono il numero uno per eccellenza del periodo in questione. Ritroverà l’Uomo Ragno nella finalissima per contendersi la palma di miglior portiere della storia neroazzurra.

  • CANDIDATI MIGLIOR DIFENSORE

  1. Sergio Battistini – Poco noto ai più, originario toscano, il calciatore vestì la maglia del Milan nella prima fase della sua carriera, prima di passare alla Fiorentina nel 1985 e arrivare fino alla finale di Coppa UEFA persa in finale contro la Juventus nel 1990. Proprio in quell’estate, approda alla corte di Trapattoni, dove si riscatterà, vincendo due edizioni dell’attuale Europa League nei quattro anni di militanza in neroazzurro. Libero, era tatticamente inappuntabile.
  2. Giuseppe Bergomi – Il trionfatore del decennio precedente si presenta in corsa per provare a realizzare la doppietta personale. Per lui è un periodo importantissimo: nel 1992, diviene formalmente il capitano della squadra, sebbene già nel campionato dei record fu spesso con la fascia al braccio complice le numerose panchine di Beppe Baresi, che lasciò proprio in quell’anno i colori neroazzurri. Per lui arrivarono i titoli internazionali ad arricchire il suo palmares, con il neo del campionato del 1998 che rimane una ferita mai rimarginata. A livello tattico, con il progredire dell’età, gioca sempre più spesso nel ruolo di centrale.
  3. Francesco Colonnese – Parte dalla Basilicata, sua terra d’origine, che dalle serie minori lo porteranno prima alla corte di Mazzone alla Roma e poi al Napoli, dove con Gigi Simoni sfiorerà il successo della Coppa Italia nel 1997. Proprio l’anno dopo, lui e il tecnico approdarono all’Inter, vivendo una stagione vincente ma oscurata da una Serie A sfuggita e mai dimenticata. Roccioso, sempre sul pezzo, è stato sicuramente una delle pedine più importanti per la squadra. Nel 2000 lascerà i colori neroazzurri per dividere la parte finale della carriera tra Lazio e Siena.
  4. Riccardo Ferri – Anche lui inserito nella trattativa con la Sampdoria che avrebbe portato allo scambio tra i due estremi difensori Zenga e Pagliuca, fino all’ultimo rimane uno dei più performanti e attaccati alla maglia. Chiuderà con 13 stagioni sulle spalle, confermandosi come uno dei più importanti calciatori del reparto arretrato neroazzurro. Non è da tutti confermarsi su due decenni differenti a questi livelli. Chiuderà col calcio giocato in blucerchiato nel 1996, affermandosi anni dopo come uno dei più apprezzati opinionisti del panorama calcistico televisivo tuttora attivo.
  5. Salvatore Fresi – In corsa per la nomination con Laurent Blanc, Fabio Galante e Massimo Paganin, la giuria ha deciso di premiare uno dei primi acquisti della gestione Moratti. Approdato nel 1995, si affermò immediatamente come titolare fisso per almeno le prime due stagioni. Nel 1997/98, complice la concorrenza di Colonnese e Galante, trovò meno spazio, al punto che l’anno dopo tornò alla Salernitana (club da cui era stato acquistato tre anni prima) per disputare la massima serie coi campani. Chiuse l’avventura in neroazzurro totalizzando 123 presenze e alzando insieme ai suoi compagni la Coppa UEFA del 1998. Da segnalare la stagione 2001/02 al Bologna, in cui siglò 8 reti: un bottino pazzesco per un difensore, al punto che ciò gli valse la chiamata della Juventus con cui vincerà da comprimario il tricolore.

WINNER: GIUSEPPE BERGOMI

Motivazione – La giuria (ricordiamolo, composta da una sola persona) avrebbe voluto omaggiare la carriera di Riccardo Ferri, ma bisogna essere oggettivi: Bergomi ha giocato fino al 1999 e praticamente sempre ad un altissimo livello. Un giocatore che ha segnato venti anni di storia del club e che per la seconda volta consecutiva conquista il premio di miglior difensore.

  • CANDIDATI MIGLIOR TERZINO

  1. Andreas Brehme – Vincitore del titolo dello scorso decennio, il tedesco gioca fino al 1992. Fresco vincitore del Mondiale nel 1990, arrivò terzo nella classifica del Pallone d’Oro, per un podio quasi tutto interista, complice il successo di Matthaus. La stagione post-Italia ’90 lo vede ancora tra i protagonisti della vittoria della Coppa UEFA del 1990/91. Lascerà i neroazzurri l’anno dopo, prima di andare al Saragozza e poi tornare al Kaiserslautern, in Germania, dove realizzerà l’impresa unica di vincere in due anni il campionato di Seconda Divisione e la Bundesliga. Matthaus dirà di lui: «Il miglior calciatore con cui abbia mai giocato». Brehme, pezzo di storia interista.
  2. Roberto Carlos – Credo che nella storia del calcio, nessuna mossa sia stata peggio di quella compiuta nel 1996 dalla società neroazzurra con l’asso brasiliano. Per carità, ci sono state tantissime altre occasioni in cui ci siamo letteralmente mangiati le mani, ma mentre in altre circostanze il talento doveva ancora sbocciare (Pirlo o Coutinho, per fare due esempi), in questo caso il verdeoro aveva già fatto vedere di che pasta fosse fatto. Per lui una sola stagione, quella dell’esordio di Moratti. Poi, Hodgson, inspiegabilmente, decise di non puntare su di lui. Ancora oggi mi chiedo cosa sarebbero stati dieci anni con lui e Zanetti come terzini. Forse, e dico forse, non avremmo dovuto attendere tutto quel tempo…
  3. Javier Zanetti – Appena menzionato, la storia del suo approdo è abbastanza conosciuta. Arrivato come spalla di tal Rambert, l’argentino si è preso subito l’amore interista, divenendo con il tempo capitano e icona del club, superando a fine carriera il numero di presenze del predecessore Bergomi. Stiamo parlando della storia dell’Inter. Un portento, un calciatore capace di unire anche le tifoserie avversarie nel riconoscerne valore e lealtà. Ecco, molto spesso, quando si parla di Javier, ci si riferisce costantemente alla sua correttezza (e ci mancherebbe altro), quasi trascurando il suo valore tecnico. Eppure, lui è stato uno dei più grandi terzini della storia di questo sport, instancabile, affamato e sempre con la voglia di migliorare anno dopo anno. Da incorniciare la finale di Coppa UEFA del 1998 a Parigi, dove segnò la seconda rete del 3-0 rifilato alla Lazio. In una intervista dichiarò che fu quella la partita più emozionante mai disputata in carriera. E lui, di emozioni, ne ha vissute a bizzeffe negli anni a venire…

È rimasto fedele alla causa nonostante delusioni e offerte: si prenderà la sua rivincita per aver giurato amore eterno ai colori nel decennio successivo. Nel frattempo…

WINNER: JAVIER ZANETTI

Motivazione – … si prende il meritatissimo premio di miglior terzino degli anni ’90 della storia neroazzurra. Quando si parla del numero 4, tutti gli appassionati di calcio non possono che convergere sul fatto che sia stato un esempio come calciatore e lo è altrettanto come uomo. Le sue azioni benefiche e il suo carisma in campo lo hanno reso un autentico leader.

  • CANDIDATI MIGLIOR CENTROCAMPISTA

  1. Nicola Berti – Ritroviamo uno dei calciatori di culto della storia neroazzurra anche in questo decennio. Lui si può considerare uno degli eroi internazionali della squadra: nella finale del 1990/91 marca la gara d’andata contro la Roma al “Meazza”, siglando il 2-0 che a conti fatti risulterà decisivo la conquista del trofeo. Concede il bis tre anni dopo, segnando contro il Salisburgo sempre in casa. Chiuderà la sua avventura neroazzurra nel 1998, con 312 presenze e 41 reti. Più delle statistiche, però, quel che conta della sua carriera è l’amore viscerale per questi colori già descritto ampiamente anche in occasione dell’episodio precedente. Epico.
  2. Benoit Cauet – In lizza con Jugovic e Di Biagio per un posto in nomination, il francese la spunta grazie allo splendido campionato 1997/98, stagione d’esordio a Milano, condita da 5 reti totali. Per lui quattro stagioni di cui tre davvero ad alto livello; peccato che, a parte l’annata poco prima menzionata, i risultati di squadra siano stati sotto le attese. Chiude con 149 presenze, 9 reti e una Coppa UEFA nel palmares.
  3. Wilhelm Jonk – Vince il ballottaggio con il connazionale Aaron Winter ma soprattutto con Shalimov. L’indecisione è stata forte, ma in favore dell’olandese pende soprattutto la rete nella finale di Coppa UEFA del 1994 con cui la squadra riuscì a mitigare le delusioni del campionato. Per Wim solamente due stagioni ma ad altissima intensità.
  4. Francesco Moriero – Negli anni ’90 è stata una delle ali italiane più importanti, quasi vecchio stile, non disdegnando la spettacolarizzazione di alcune giocate (la rovesciata nella prima stagione in una gara di Coppa UEFA è ancora nelle menti di molti sostenitori). Curioso il suo approdo all’Inter: accordatosi con il Milan, alla fine firmò per i neroazzurri, che cedettero André Cruz ai cugini. Giocò tre anni in totale, ma la stagione 1997/98 fu probabilmente la versione migliore del Moriero calciatore, al punto che si guadagnò la convocazione ai Mondiali di Francia del 1998.
  5. Diego Pablo Simeone – Uno dei casi in cui da allenatore ha reso e continua a rendere molto di più che da calciatore, ma attenzione a sminuire le doti in campo del condottiero dell’Atletico Madrid. Arrivato anche lui nel 1997, fu un altro dei grandi protagonisti della stagione dello scudetto mancato. Vivace, intraprendente, sempre pronto a dare tutto: quello che vediamo in panchina da anni non è altro che il riflesso del combattente sul terreno di gioco ammirato fino a poco tempo prima. Andò via nell’estate del 1999 nell’ambito dell’operazione che porterà Vieri in neroazzurro.

WINNER: NICOLA BERTI

Motivazione – Sfuggito il premio nella precedente occasione, stavolta gli spetta di diritto. Incredibile, considerando che lasciò l’Inter proprio durante la miglior stagione neroazzurra di quest’epoca. Eppure, ha lasciato il segno in Coppa UEFA, entrando nella leggenda del club. Riconoscimento strameritato.

  • CANDIDATI MIGLIOR ATTACCANTE

  1. Maurizio Ganz – Ha legato il suo nome al Milan, di cui è attualmente allenatore della squadra femminile, ma i due anni e mezzo di militanza in neroazzurro lo hanno meritatamente inserito nella cinquina di miglior attaccante degli anni ’90, vincendo la concorrenza di Branca. Fu il grande protagonista della cavalcata in Coppa UEFA del 1996/97, di cui si è parlato troppo poco. I dettagli sono decisivi: quell’edizione lo vide come miglior marcatore della competizione, ma la squadra perse maledettamente la finale contro lo Schalke 04 ai rigori in un San Siro pieno fino all’orlo. Ecco, solo per questo, avrebbe meritato molto di più.
  2. Jurgen Klinsmann – Arrivò in sostituzione di Ramon Diaz nel 1989. Tre anni per lui, con tanti gol a referto, una Coppa UEFA in bacheca e, nel frattempo, campione del Mondo nel 1990. L’Italia si prenderà la sua rivincita nel 2006, con l’ex attaccante interista alla guida dei teutonici in panchina. Nomination meritata per un attaccante formidabile.
  3. Ruben Sosa – Chiamato a sua volta in sostituzione del tedesco, fu letteralmente devastante. Nel 1992/93, con 20 reti, trascinò la squadra al secondo posto, mentre l’anno dopo contribuì in modo decisivo alla conquista della Coppa UEFA, con l’assist per la rete di Jonk. 50 reti in 103 presenze lo rendono uno dei marcatori più prolifici in termini di media. Ricordato con molto piacere dal popolo neroazzurro per la sua tecnica e per le sue prodezze (memorabile la rimonta contro il Parma grazie a due punizioni da distanza siderale).
  4. Christian Vieri – Mister 90 miliardi. Così venne accolto nell’estate del 1999, il colpo più costoso della storia del calcio in quel momento. Non poteva essere diversamente: in quel periodo, era probabilmente il più forte centravanti del mondo. Possente, devastante, sgraziato ma finalizzatore unico. Tutti coloro che hanno vissuto l’adolescenza in quel periodo non potevano non essere innamorati di Bobo, capace di divenire un’icona anche fuori dal campo (ha lanciato delle linee di abbigliamento e accessori ed è stato un personaggio popolarissimo, che ha travalicato i confini dello sport). Giunto dalla Lazio, giocò in totale sei anni. Nella suddetta analisi, può essere presa in considerazione solo la prima stagione, in cui realizzò 13 reti, ma nella quale patì numerosi infortuni, che lo penalizzarono in tutta la sua carriera.
  5. Ivan Zamorano – Legatissimo a Javier Zanetti, Bam Bam ha fatto esaltare il popolo neroazzurro grazie al suo temperamento e, a livello tecnico, al suo particolare colpo di testa. Già: raccontò di essersi allenato a colpire i lampadari di casa quando era piccolino, e ciò lo rese uno dei più performanti in questa particolare giocata. Segnò infinitamente meno rispetto ai numeri collezionati al Real Madrid, ma firmò due finali di Coppa UEFA consecutive: nel 1996/97 non servì, ma l’anno dopo fu l’apripista del successo. Chiuderà la sua avventura interista nel 2001.

WINNER: CHRISTIAN VIERI

Motivazione – 29 agosto 1999. Inter-Verona. Esordio del calciatore dei record. Tripletta. Amore a prima vista. Non è mai più successo, per il sottoscritto, di provare un sentimento così grande per un calciatore. Ha influito l’età, sicuramente era un altro calcio in cui le singole partite erano eventi e non c’era questa massa enorme di match che hanno fatto perdere pathos, ma quel che conta è che Vieri è stato il prototipo del centravanti per eccellenza e senza alcun dubbio ha rappresentato una parte importante del mondo Inter. Nonostante l’addio burrascoso e l’assenza di trofei importanti, ciò che ha fatto è stato unico. E anche lui, in molte interviste, ricorda con emozione l’aver giocato tutte quelle stagioni con San Siro perennemente esaurito. Sì, in molti non lo sanno, ma Vieri era capace da solo di reggere una squadra e di riempire uno stadio del genere. Semplicemente: grazie, Bobo.

  • CANDIDATI MIGLIOR TOP PLAYER

  1. Roberto Baggio – Partiamo da un presupposto: il mio più grande rimpianto calcistico è aver avuto Baggio, Ronaldo e Vieri nella stessa squadra, quella che amo, e non averli potuti ammirare al meglio. Il Divin Codino è la storia del calcio italiano: arrivato nel 1998 dopo la stagione mostruosa a Bologna e un Mondiale importante, giocò due anni, lasciando per alcuni dissapori (così pare) con Lippi. Memorabile l’ultimo incontro in maglia neroazzurra, il 23 maggio 2000. L’Inter aveva appena perso la finale di Coppa Italia, e doveva affrontare lo spareggio contro il Parma per accedere alla prossima edizione della Champions League. Se la squadra avesse perso, Lippi sarebbe probabilmente stato esonerato per aver fallito l’obiettivo minimo, ma Baggio avrebbe avuto la chance di restare; viceversa, se la squadra avesse vinto, Lippi sarebbe rimasto e lui avrebbe fatto le valige, complice l’incompatibilità ripresa molto spesso tra i due. Il professionista Baggio decide il match con due reti stupende: ecco, credo che basti questo aneddoto per far capire chi fosse.
  2. Dennis Bergkamp – Capocannoniere della Coppa UEFA vinta nel 1994, è stato due anni nelle fila interiste senza mai esprimersi ai livelli a cui aveva abituato all’Ajax prima e all’Arsenal poi. L’ambientamento non fu dei più semplici e nel complesso non si può dire che fu un’esperienza indimenticabile, ma resta comunque una stagione in cui ha siglato 18 reti e portato a casa un trofeo: tanto basta per rendere meritoria la menzione.
  3. Youri Djorkaeff – Non capita a tutti di finire nella copertina dell’album delle figurine. Il francese ci è entrato, complice la rete segnata contro la Roma in rovesciata: estatica. Restò tre anni in totale, perdendo la Coppa UEFA nel 1997 (unico a segnare nella lotteria dei rigori per l’Inter), una vittoria l’anno dopo nel 1998 e quel tricolore… va beh, basta parlarne, avete capito!
  4. Lothar Matthaus – Dopo essere stato il principale protagonista dello scudetto 1988/89 e aver vinto il Mondiale, diventa il primo interista a fregiarsi del Pallone d’Oro nel 1990. Il connubio proseguirà fino al 1992, con un’altra Coppa UEFA in bacheca. Lothar ha già vinto il premio nello scorso decennio e avrebbe potuto vincere anche questo, ma ha dovuto fare i conti con un alieno…
  5. Ronaldo – Inutile girarci intorno, non ci sarebbe bisogno: il Fenomeno è stato il più forte calciatore interista del decennio e, in generale, uno dei più grandi interpreti di sempre. Arrivato nel 1997, dopo Lothar è il secondo neroazzurro a vincere il premio di France Football, disputando una stagione mostruosa: 34 reti totali, con un tricolore che avrebbe dovuto vincere a mani basse. Sono certo che gli amanti del calcio ammetteranno che quel titolo sarebbe stato più che meritato. Vincerà comunque una Coppa UEFA, con una rete stratosferica in finale. Gli anni successivi furono segnati da diversi infortuni: il tandem con Vieri non fu mai composto realmente, e questo rimane, ad avviso dello scrivente, il più grande peccato calcistico di sempre.

WINNER: RONALDO

Motivazione – Serve davvero?

  • CANDIDATI MIGLIOR ALLENATORE

  1. Osvaldo Bagnoli – È stato uno dei migliori allenatori del calcio italiano, portando la provincia italiana più in alto di chiunque altro: il campionato 1984/85 del suo Hellas Verona è ancora oggi scolpito nelle menti di tutti gli appassionati. Non solo, qualche anno dopo, anche con il Genoa riuscì a compiere un’impresa pazzesca: quarto posto (miglior piazzamento di sempre dei liguri dal Dopoguerra in poi) e, l’anno seguente, semifinale di Coppa UEFA, con vittorie eclatanti come quella ad Anfield Road contro il Liverpool. Nel 1992, arriva la grande occasione: l’Inter. La stagione 1992/93 fu una delle più brillanti del decennio: il Milan di Capello era troppo forte per poterlo battere alla lunga distanza, ma diede filo da torcere con onore, conquistando un secondo posto assolutamente rispettabile. L’anno dopo venne esonerato a febbraio e non accetterà più alcuna proposta per sedere in panchina. Uomo d’altri tempi e allenatore straordinario.
  2. Luigi Simoni – Anche per Gigi Simoni, tantissima gavetta, prima di ricevere la chiamata di Moratti nel 1997. L’occasione è d’oro: allenare una squadra prestigiosa come quella meneghina e trovarsi come acquisto di mercato il più forte calciatore del pianeta, Ronaldo. La stagione è quella che conosciamo: una squadra che ha costruito un gruppo solido, capace di duellare con la Juventus di quel periodo e che proprio contro i bianconeri stoppò la sua corsa nella gara peggiore di sempre. Resta però la Coppa UEFA, la terza della storia del club, vinta convincendo, e dimostrando a tutti che quella rosa meritava più di ogni altra la soddisfazione del tricolore. Verrà esonerato a novembre del 1998: a posteriori, è stato sicuramente un errore visto che con i vari sostituti e persino con Lippi la squadra non è riuscita a cambiare i risultati, anzi.
  3. Giovanni Trapattoni – Il vincitore incontrastato degli anni ’80 si ritrova menzionato anche in questo decennio. Per lui altre due stagioni, concluse con una Coppa UEFA vinta nel 1991 e con l’orgoglio di vedere i suoi calciatori vincitori di diversi premi individuali (Matthaus su tutti). Lascia dopo 5 anni un segno indelebile sulla storia del nostro glorioso club.

WINNER: LUIGI SIMONI

      Motivazione – Ieri 22 gennaio avrebbe compiuto 82 anni. Il compianto allenatore, uno dei più amati dal popolo neroazzurro ma oserei dire da tutto il mondo del calcio, ha rappresentato la serietà, la correttezza, la compostezza, unita ad una sapienza calcistica di diverso stampo. Ritengo che quel tricolore sia tutto suo. Ad ogni modo, ha vinto lo scudetto più importante di tutti: l’affetto infinito dei suoi tifosi.

  • CONCLUSIONI

Degli anni ’90, ma anche Duemila, si potrebbe scrivere un libro. Bisogna ricordare che è proprio in questo periodo che il flusso informativo diviene talmente ampio e alla portata che tantissime piccole curiosità potrebbero essere riportate. Si chiude un decennio avaro di titoli in campo nazionale e pieno di errori di mercato (Pancev su tutti), ma che vede la nascita dell’era Moratti, le vittorie internazionali e la presenza di calciatori stratosferici. Abbiamo vinto poco, è vero, ma quello che ci è stato dato in questi anni è stata la passione. La voglia di vedere giocare gli idoli del periodo. L’Inter era un luna park, sapeva farti andare su e giù come nessuno, ma personalmente lo ritengo un orgoglio. L’Inter è questa, prendere o lasciare. E io prendo, prendo tutta la vita questi colori!

Chiudiamo questa serata con il solito riepilogo!

Accedono alla finalissima. Pagliuca (portiere), Bergomi (difensore, già vincitore negli anni ’80), Zanetti J. (terzino), Berti (centrocampista), Vieri (attaccante), Ronaldo (top player), Simoni (allenatore).

Di seguito la top 11 del decennio: TOP 11 (4-2-3-1) – Pagliuca; Zanetti J., Bergomi, Ferri, Roberto Carlos; Matthaus, Berti; Djorkaeff, Baggio R., Ronaldo; Vieri. Allenatore: Simoni.

Sarebbe stato meraviglioso vedere giocare questa squadra …

Ecco coloro che accedono alla finalissima finora.

​​​​​​Portieri: Ghezzi-Sarti-Bordon-Zenga-Pagliuca

Difensori: Guarneri-Picchi-Burgnich-Bergomi (2 Premi)

Terzini: Facchetti (2 Premi)-Brehme-Zanetti J.

Centrocampisti: Skoglund- Suarez-Oriali-Baresi-Berti

Attaccanti: Lorenzi-Mazzola S.-Boninsegna-Altobelli-Vieri

Top Player: Nyers-Mazzola S.-Corso-Beccalossi-Matthaus-Ronaldo

Allenatori: Foni-Herrera-Bersellini-Trapattoni-Simoni

 

Episodi precedenti

https://vivoperlei.calciomercato.com/articolo/oscar-inter-anni-80-1

https://vivoperlei.calciomercato.com/articolo/oscar-inter-anni-70

https://vivoperlei.calciomercato.com/articolo/oscar-inter-anni-60

https://vivoperlei.calciomercato.com/articolo/oscar-inter-anni-50