Inter (4-3-1-2): Frey; Coco, Cannavaro, Blanc, Grosso; Davids, Pirlo, Seedorf; Ronaldo; Cruz, Batistuta.
Panchina: Orlandoni, Favalli, Emre, Muntari, Pizarro, Cristiano Zanetti, Morfeo, Balotelli.
Allenatore: Zaccheroni

No, non è la formazione più forte degli anni 2000 della storia neroazzurra, bensì quella degli esclusi. Ci sono campioni del Mondo, palloni d’oro, plurivincitori della Champions League, attaccanti leggendari, gregari di lusso. Un mix di calciatori che per motivazioni differenti non sono riusciti a lasciare il segno in modo indelebile, eccetto due che meritano una menzione a parte: Sebastian Frey, portiere nella purtroppo disastrosa stagione 2000/01(in termini di risultati), il quale ha vissuto una carriera di tutto rispetto ed è stato per anni uno dei più forti nel suo ruolo a giocare nel massimo campionato, e Julio Ricardo Cruz, per tutti El Jardinero, infallibile quando vedeva i colori della Juventus, sua avversaria prediletta, che è ciò che lo ha reso uno dei preferiti dal tifo neroazzurro. La sua assenza dalla cinquina degli attaccanti in corsa per il titolo di migliore è dovuta alla concorrenza enorme, ma avrebbe tranquillamente potuto farne parte. Il fatto che tra gli esclusi figurino “mostri sacri” come Cannavaro, Grosso, Pirlo, Seedorf, Ronaldo e Batistuta dimostra che il decennio protagonista di questo sesto appuntamento è stato realmente eccezionale. Se negli anni ’60 l’Inter è divenuta popolare in tutto il mondo, è in questi anni che vive un percorso quasi cinematografico. I primi anni 2000 sono infatti colmi di cocenti delusioni, come il tragico 5 maggio 2002, con le lacrime del Fenomeno in un Olimpico che doveva essere il teatro della nostra festa, o gli euroderby persi in quelli che erano anni in cui ancora il calcio italiano riusciva a dettare legge in Europa con una certa frequenza. Con l’insediamento di Mancini, e dopo lo scandalo Calciopoli, iniziò un periodo dorato per la Beneamata, culminato con il memorabile Triplete targato José Mourinho, che permise al nostro club di issarsi dopo 45 anni sul tetto d’Europa, coronando il sogno di Massimo Moratti e di un intero popolo.
Scriverei ore di tutto questo, ma ci sarà modo e tempo in questa splendida cavalcata.
Non perdiamo altro tempo: ecco le nomination e i vincitori degli Oscar anni ’00 che accederanno alla finalissima, ormai sempre più vicina.

Presentatore: Paolo Bonolis
Ospite musicale: Max Pezzali
Guest star: Calatino
, autore della strepitosa copertina. Ciò che ha realizzato mi ha lasciato realmente sorpreso, e lui lo sa bene. Grazie davvero, Calatino, questo articolo sul decennio più bello della storia interista non poteva avere di meglio!

  • CANDIDATI MIGLIOR PORTIERE

  1. Julio Cesar – Nel 2005 Roberto Mancini decide di affidargli la custodia della porta neroazzurra, fino ad allora difesa dal suo rivale in questa serata, l’immenso Francesco Toldo. Negli anni si guadagnerà l’appellativo di “acchiappasogni”: impresso nella memoria di ogni interista l’intervento nella semifinale di ritorno di Champions League 2010 su Lionel Messi, con la punta delle dita a impedire che quella conclusione potesse spezzare il nostro, di sogno. Di lì a qualche settimana quest’ultimo si sarebbe coronato, con la conquista del trofeo più importante e con il brasiliano considerato miglior portiere in circolazione. Molto reattivo, è stato anche un eccellente “pararigori”: il derby del 2010 (lo scriverò migliaia di volte questo numero, lo sapete, vero?) entrò nella leggenda anche grazie alla sua prodezza su Ronaldinho, evitando di riaprire i giochi e facendoci godere di brutto contro i rossoneri. Aver fermato due dei più grandi di sempre rimane il manifesto della sua esperienza strepitosa, durata 7 anni e conclusa con 300 presenze complessive.

  2. Francesco Toldo – Per anni fu una delle colonne della Fiorentina, con cui vinse due Coppe Italia e una Supercoppa Italiana. E nel 2000 consegnò alla storia una delle partite memorabili della Nazionale, quella semifinale contro l’Olanda nei campionati europei in cui si esaltò parando tre rigori in totale e fornendo una prestazione maiuscola. Quell’esperienza fu probabilmente l’apice della sua carriera: considerato uno dei più grandi nel suo ruolo, subirà negli anni seguenti la concorrenza di Buffon, ritagliandosi il ruolo di riserva assolutamente di lusso. A livello di club, dopo la parentesi gigliata, divenne l’acquisto per un portiere più costoso del club neroazzurro, con il quale visse i primi anni da titolare. Passò alla storia anche il suo gol/non gol più celebre del calcio italiano: in occasione della sfida contro la Juventus del 19 ottobre 2002, all’ultimo istante segnerà la rete del pareggio contro i bianconeri. Tutti impazziscono, tanto sulle tribune quanto a casa! Le immagini chiariranno che l’ultimo tocco, in realtà, fu quello di Vieri, al quale verrà poi assegnata la paternità della rete, ma nell’immaginario è rimasto per tutti “il gol di Toldo”. Ceduto lo scettro nel 2005 al collega carioca, sarà il secondo del club fino al 2010, anno in cui decide di ritirarsi dopo essersi tolto la soddisfazione di aver fatto parte di un gruppo straordinario. Un plauso per un portiere eccezionale.

WINNER: JULIO CESAR
Motivazione – Per quanto personalmente provi un affetto smisurato per Toldo, non c’era alcuna possibilità: Julio Cesar è un mito interista, un’icona. Ha deliziato il popolo neroazzurro con delle autentiche prodezze, capace di entrare nei cuori anche per il suo essere spensierato, sorridente. Ha incarnato lo spirito della Beneamata, difendendo con costanza ed orgoglio i pali della squadra.

  • CANDIDATI MIGLIOR DIFENSORE

  1. Ivan Ramiro Cordoba – Velocissimo e abilissimo di testa, ha piazzato quando possibile qualche rete preziosa su cross da corner o da punizione. Approdato nel 2000, restò fino al 2012, giocando sempre con discreta costanza, al punto che rientra tuttora nella top ten dei calciatori più presenti di sempre della storia neroazzurra. Amante di questi colori, dopo diversi anni amari in termini di trofei si è preso tutte le rivincite possibili.
  2. Lucio – L’immagine forse più eloquente del difensore brasiliano prima del periodo neroazzurro è quella legata alla finale di Champions League 2001/02, con la maglia del Bayer Leverkusen. La rete del momentaneo 1-1 venne vanificata da quella meravigliosa perla targata Zidane. Passato al Bayern Monaco, arrivo all’Inter all’età di 31 anni, nel 2009. La sua esperienza e il suo carisma si rivelarono fondamentali per la conquista del Triplete, costituendo con Samuel una coppia difensiva insuperabile. La rottura con la società avvenne nel 2012, e proprio in quell’estate passò alla Juventus: questa scelta, oggettivamente, ridimensionò la mitologia di Lucio, pur non intaccandone l’ammirazione per quella stagione leggendaria. Ancora negli occhi rimane il suo intervento in chiusura contro il Barcellona nella gara di andata delle semifinali di Champions League che valse quanto un gol. E la sua esultanza dell’epoca ne fu una dimostrazione.
  3. Marco Materazzi – La strepitosa annata 2000/01 col Perugia, in cui da difensore mise a referto la bellezza di 12 reti, convinse l’Inter ad acquistarlo. Il 5 maggio 2002 fu una ferita enorme, per lui e per tutto il popolo interista. Verace, si è legato in un modo pazzesco all’ambiente, divenendone un autentico simbolo. L’anno in cui Matrix diventa definitivamente celebre è il 2006, con un Mondiale vinto da protagonista, segnando la rete del pareggio nella finale contro la Francia, prima dei calci di rigore. Arrivato all’età di 35 anni comincia ad avere sempre meno spazio, ma resta fino al 2011, garantendo sempre professionalità e agendo da fondamentale uomo-spogliatoio. Mourinho gli regalerà la gioia di subentrare nei minuti conclusivi della finalissima di Champions League contro il Bayern Monaco. Un’altra grandissima soddisfazione per un emblema del calcio non solo interista, ma nazionale.
  4. Sinisa Mihajlovic – In Italia ha vestito le maglie di Roma e Sampdoria, prima dell’approdo alla Lazio, meravigliosa realtà del calcio mondiale di fine anni ’90. Con i biancocelesti vinse tantissimo, prima del biennio con la maglia dell’Inter con cui concluse la carriera di calciatore. Si confermò uno specialista dei calci da punizione, mettendo la firma nella finale di ritorno della Coppa Italia 2004/05 contro la sua ex squadra giallorossa, contribuendo in modo decisivo a riportare un trofeo in bacheca al club meneghino dopo 7 stagioni. Appesi gli scarpini al chiodo nel 2006, iniziò il percorso da allenatore come vice di Mancini. Un totale di quattro anni nel mondo Inter che lo rendono assolutamente meritevole della nomination.
  5. Walter Samuel – Prima di lui, “The Wall” era associabile a quella gemma del rock inclusa nel divino “The Dark Side of the Moon”, immortale capolavoro dei Pink Floyd. Giunto in Italia nella Capitale, festeggia il tricolore al primo colpo, diventando il pilastro della retroguardia giallorossa. Una parentesi non indimenticabile al Real Madrid, prima dell’approdo a Milano. La sua esperienza in neroazzurro è stata spesso falcidiata da numerosi infortuni, ma finalmente nella stagione di grazia 2009/10 si può esprimere al massimo livello, divenendo il cardine del reparto. Giocherà fino al 2014, chiudendo la carriera al Basilea.

WINNER: WALTER SAMUEL

Motivazione – È stata durissima, perché il carisma e l’interismo di Materazzi avrebbero meritato ugualmente il premio, ma la stagione devastante di Samuel è stata fondamentale per ottenere quei successi ed entrare nella storia del calcio. L’argentino è dunque il più forte difensore neroazzurro del primo decennio del nuovo secolo.

  • CANDIDATI MIGLIOR TERZINO

  1. Cristian Chivu – Che ci fa nella lista dei migliori terzini? Sì, è vero, il difensore rumeno è nato come centrale, tanto all’Ajax, quanto alla Roma, compagini in cui mostrò la sua straordinaria leadership. Approdato all’Inter nel 2007, con l’avvento di Mourinho le sue abilità mancine vengono messe a frutto allargandolo come quarto di difesa. Una mossa azzeccatissima, per un player in grado di dare il suo contributo in duplice veste. Terribile lo scontro ad inizio 2010 contro Pellissier, che gli costò la frattura del cranio: operato immediatamente, tornò in campo dopo oltre due mesi, con uno speciale caschetto protettivo. Da lì a qualche altra settimana, sarebbe stato tra i protagonisti dell’apoteosi. Anche lui lascerà il club nel 2014.
  2. Maicon – Da qualche settimana indossa la casacca del Sona, club veneto militante nel girone B del campionato di Serie D. Il suo approdo, come è naturale che sia, ha fatto impennare le attenzioni sul piccolo club e sul campionato. E non poteva essere altrimenti: Maicon è stato un fenomeno assoluto. Sei stagioni ad altissimo livello e in un ambiente in cui ha espresso le sue migliori qualità: corsa e abilità nel tiro da fuori. Come non ricordare il capolavoro contro la Juventus o la rete che fece impazzire San Siro nella semifinale di ritorno contro il Barcellona? E non parliamo delle sue innumerevoli cavalcate sulla fascia, un motorino sulla destra in grado di far ammattire qualunque avversario. Le sue avventure successive non sono mai state all’altezza degli anni d’oro in neroazzurro. Personalmente, sono fiero di avere avuto dalla mia parte un calciatore del genere.
  3. Maxwell – Per alcuni è stato una meteora, per me è stato un buon calciatore che non si è espresso al top, e le esperienze successive della sua carriera in Catalogna e a Parigi lo hanno dimostrato. Nonostante ciò, i suoi tre anni con la maglia neroazzurra, dal 2006 al 2009, lo hanno visto tra i protagonisti dei tre scudetti vinti in quel lasso di tempo. Valido.
  4. Davide Santon – Uno dei più grandi rimpianti della storia interista. Nella stagione 2008/09, a soli 18 anni, fu autore di una prestazione mostruosa in Champions League, annullando Cristiano Ronaldo nella gara di andata degli ottavi di finale contro il Manchester United. Pareva essere il futuro, ma l’infortunio occorsogli l’anno dopo fece precipitare le sue quotazioni. E allora, perché inserirlo nel lotto? Perché Santon, in un brevissimo periodo, è stato luminoso. Ha giocato benissimo e per qualche mese ha rappresentato un possibile pezzo pregiato del futuro. Poteva essere e non è stato, e la giuria ha una sorta di predilezione per questi calciatori e per queste storie.
  5. Javier Zanetti – Il capitano lo ritroviamo per la seconda volta consecutiva in nomination (e ci mancherebbe!), dopo la vittoria nello scorso decennio. In questo periodo, lui avrebbe potuto benissimo prendere altre direzioni e, onestamente, non gli si sarebbe rimproverato nulla: un professionista serio e talentuoso come lui avrebbe legittimamente potuto scegliere di andare in Spagna a fare incetta di trofei. Lui, però, ha scelto la squadra che ama. Ed è rimasto, andandosi a prendere tutto quello che poteva, diventando il capitano più presente e più vincente della storia del club. L’icona assoluta del pianeta Inter. Non aggiungo altro: dite che non lo ritroveremo anche nel prossimo appuntamento? Io credo proprio che ci sarà… e se lo dico io, potete giurarci che sarà così.

WINNER: MAICON

Motivazione – Sono stato combattutissimo. È stata la seconda decisione più difficile della serata (più avanti troverete la prima in classifica). Premiare l’amore viscerale che provo per Javier oppure riconoscere il valore assoluto del terzino più forte del mondo di quel periodo? Alla fine, ha prevalso quest’ultima opzione. Avrei potuto scrivere uno dei due nomi indifferentemente, ma credo che Maicon sia stato davvero il top a livello globale e merita dunque la palma di miglior terzino del decennio interista.

  • CANDIDATI MIGLIOR CENTROCAMPISTA

  1. Esteban Cambiasso – Forse qualcuno non lo sa o non lo ricorda. Cuchu è stato prelevato a parametro zero. No, non sto scherzando. Snobbato dal Real Madrid (e non sarà l’ultimo episodio), approda nel 2004 alla corte di Mancini, e in poco tempo diviene il metronomo della squadra, garantendo sostanza e continuità. La rete al Chelsea è il ricordo più lampante, ma l’ordine e le geometrie che l’argentino ha regalato alla squadra per dieci stagioni sono state il vero segreto. Già, io credo fermamente una cosa: senza di lui, non avremmo mai realizzato il Triplete. Ne sono convinto.
  2. Dejan Stankovic – C’è stato un momento in cui si parlò con insistenza di una sua cessione alla Juventus. Mi vengono i brividi solo a ripensarci. Arrivato a gennaio del 2004, divenne un elemento imprescindibile del centrocampo nerazzurro. Anche quando non godeva della titolarità assicurata, è sempre stato il “dodicesimo” per eccellenza. Duttile, è stato il più grande sotto il profilo balistico: se dico Genoa cosa vi viene in mente? Ecco, appunto: questo era Stankovic. Basta un frammento.
  3. Thiago Motta – Verso questo calciatore c’è stata, a mio avviso, una esagerata severità, soprattutto negli anni post-triplete. In quella stagione, però, è stato inappuntabile. Un giocatore prezioso, autore di uno dei gol più belli nella storia del derby della Madonnina e che è stato ingiustamente espulso nel “suo” Camp Nou (ha giocato per sei anni con la maglia blaugrana). Un rosso che gli ha impedito di partecipare alla finale (giusto per ricordare a chi vuole sminuire il Triplete con le solite… sciocchezze), ma nessuno gli ha potuto togliere il titolo di campione d’Europa, più che meritato. Così come l’inclusione nel lotto dei migliori nel ruolo del decennio.
  4. Juan Sebastian Veron – Il meglio lo ha dato con le maglie di Parma e Lazio, ma dal 2004 al 2006 è stato uno dei pilastri del reparto nevralgico del nuovo corso manciniano. Un calciatore di spessore, di un livello fuori dal comune e, diciamolo, tremendamente nostalgico. Se penso a lui, penso a quel calcio che non esiste più. E poi, cinicamente, quella rete in Supercoppa Italiana contro la Juventus… che goduria!
  5. Patrick Vieira – Uno dei pochi eletti ad aver vestito le tre casacche delle big italiane, curiosamente ha però riscosso la maggior notorietà giocando nelle fila dell’Arsenal, contribuendo a rendere il club londinese una delle potenze europee per eccellenza. A seguito della retrocessione in cadetteria della Signora dovuta allo scandalo Calciopoli, arriverà all’Inter, impattando immediatamente sull’ambiente e vincendo innumerevoli titoli. Andrà via a gennaio del 2010, a seguito di un impiego sempre più limitato. Rimane però uno dei simboli della rinascita neroazzurra.

WINNER: ESTEBAN CAMBIASSO

Motivazione – Basterebbe replicare la frase scritta prima. Senza di lui non avremmo mai concretizzato il sogno. Per me, è il simbolo di quel decennio. Il calciatore silenzioso, colui che non si sente, ma necessario per rendere grande un collettivo. Forse è solo una mia suggestione, ma un giorno mi auguro di vederlo sulla nostra panchina. Era un allenatore in campo, perché non vederlo all’opera dalla base tradizionale? Cambiasso è l’indiscusso vincitore della categoria.

  • CANDIDATI MIGLIOR ATTACCANTE

  1. Adriano – Nessuno sa spiegare cosa diavolo sia accaduto. Lui era l’Imperatore. Forse esagero, ma per un brevissimo lasso di tempo, è stato l’attaccante più forte del mondo. 59 reti in due stagioni e mezza, ha raccolto la pesantissima eredità di Vieri dopo averci giocato insieme. Dal 2006 in poi, non abbiamo più visto lo stesso Adriano. Quel gol memorabile all’Udinese, la potenza del tiro (che bomba in amichevole all’esordio contro il Real Madrid!) e la sua foga in campo hanno rappresentato per molti ragazzi di quell’epoca un mito (compreso lo scrivente). Spiace averlo avuto al top per pochi anni. Avrebbe potuto dare di più, ma rimane comunque uno dei più grandi di quelle annate.
  2. Hernan Crespo – Quando nel 2002 Ronaldo prende la via iberica, per mitigare la pesantissima partenza Moratti si affida all’argentino, che la Lazio a sua volta aveva prelevato dal Parma due anni prima ad una cifra record, rendendolo il colpo più costoso dell’epoca. Fu il protagonista principale dell’edizione della Champions League 2002/03, in cui mise a segno 9 reti nelle due fasi a gironi. Un infortunio condizionò la seconda parte di stagione. Resta il rimpianto di quella semifinale contro il Milan. Terminata quell’annata, vestirà le maglie di Chelsea e anche quella dei cugini rossoneri, conoscendo la più grande delusione: la notte di Istanbul. Tornerà all’Inter nel 2006, restando per tre anni e vincendo finalmente lo scudetto fino a quel momento mai ottenuto nonostante una carriera stratosferica nella massima serie italiana (alla fine saranno tre i titoli, naturalmente).
  3. Samuel Eto’o – Al suo arrivo, lo scetticismo regnava sovrano. Non per le sue qualità, sia ben chiaro, ma perché aver ceduto Ibrahimovic nel pieno della sua carriera pareva una mossa azzardata. Gli eventi hanno poi cambiato le previsioni: è stato l’affare di mercato più redditizio della storia neroazzurra. Non solo incassammo un discreto gruzzoletto, ma approdò alla corte di Mourinho un campione assoluto, determinante per la conquista del Triplete blaugrana l’anno prima e altrettanto in quello conseguito in neroazzurro. Per Mourinho si sacrificò tatticamente andando a ricoprire un ruolo non proprio, ma lo fece con abnegazione e professionismo. In molti lo ritengono (al solito) un demerito: invece no, è stato un esempio di attaccamento e di voglia di realizzare qualcosa di storico. Di leggendario. E comunque, la sua firma l’ha messa da vero cannoniere: chiedere dalle parti di Stamford Bridge per informazioni.
  4. Diego Albero Milito – Gol nella finale di Coppa Italia. Gol all’ultima giornata contro il Siena. Gol in tutte le gare d’andata ad eliminazione diretta, curiosamente giocate perennemente in casa. Doppietta nella finale di Champions League contro il Bayern Monaco, che riporta la coppa dopo 45 anni a Milano, sponda neroazzurra. Arrivato dopo una stagione mostruosa a Genova, si prende l’Inter sulle spalle e ne diviene il trascinatore. Quando penso a Milito, lo confesso, mi viene da piangere. Pensare a ciò che ha fatto, a ciò che ha dato. Grazie, Principe!
  5. Christian Vieri – Io sono legato a lui in un modo che non si può descrivere. Il mio interismo è divenuto così forte grazie alle sue reti e al suo carisma, al punto che la sua partenza fu un colpo non facile da metabolizzare. Già, perché ci sono calciatori che ti fanno innamorare di un club, di uno stadio, di una storia. E lui era uno di questi. A conti fatti, ha vinto una sola Coppa Italia, l’anno in cui andò via. Nella realtà, però, ha vinto nel cuore di molti tifosi, o perlomeno, nel mio. I due anni con Cuper avrebbero meritato ben altro epilogo: un campionato e una Champions League sfiorate non rendono giustizia al più grande centravanti italiano di quel periodo e tra i migliori al mondo. Segnerà una valanga di reti, vincendo la classifica marcatori nel 2002/03. Per lui, dopo la vittoria del titolo di miglior attaccante degli anni ’90, arriva una più che meritata nomination nel primo decennio degli anni 2000. Idolo incontrastato.

WINNER: DIEGO ALBERTO MILITO

Motivazione – L’amore per Vieri mi ha ovviamente messo in difficoltà, ma non ci possono essere dubbi: l’attaccante argentino è stato l’uomo copertina della stagione più importante della storia, colui che ci ha portato dove nessun altro club italiano è mai stato. Con una sola stagione, è il più forte attaccante del decennio.

  • CANDIDATI MIGLIOR TOP PLAYER

  1. Luis Figo – Ha vissuto il meglio della sua carriera tra Barcellona e Real Madrid, divenendo un caso quando si trasferì dalla Catalogna per approdare nella capitale nell’estate del 2000, anno in cui venne incoronato da France Football come miglior giocatore dell’anno, vincendo il Pallone d’Oro. Arrivato nel 2005, nelle quattro stagioni in cui militò prima di appendere gli scarpini al chiodo, si ritagliò uno spazio importante, a dispetto dell’età, dimostrandosi uno dei più forti di sempre.
  2. Zlatan Ibrahimovic – Arrivato insieme a Vieira nel 2006 dalla Juventus, con la maglia neroazzurra si è definitivamente consacrato. Tre stagioni per lui piene di successi, tanto collettivi (tre scudetti e due Supercoppe Italiane), quanto individuali (vinse la classifica marcatori nella stagione 2008/09). Tantissime reti spettacolari, come il colpo di tacco volante o quello classico che è valso la vittoria del titolo di miglior capocannoniere, e altrettante soddisfazioni. Peccato per la rottura non propriamente delle migliori, con Zlatan che decise di accettare la corte dei campioni d’Europa in carica del Barcellona, ritenendo di aver scelto il club blaugrana per poter vincere l’ambita Champions League. La storia, però, sappiamo bene come è andata…
  3. Goran Pandev – Arrivò nella sessione invernale della stagione top. Segnò la rete del 2-0 del derby, tenuto in campo da Mourinho con la sostituzione già pronta appositamente per battere quella punizione in favore dei neroazzurri che poteva essere solo del macedone. E così fu: l’ennesima intuizione del genio di Setubal. Divenne una pedina fondamentale per il leggendario successo. Un campione straordinario.
  4. Alvaro Recoba – 9 gennaio 2005. All’87’ l’Inter è sotto di due reti contro la Sampdoria a San Siro. I tifosi stanno abbandonando lo stadio. Poi, in tre minuti, Martins e Vieri la recuperano. Potrebbe già bastare così, ma al 93’, quel piedino mancino che sei minuti prima aveva visto una sua conclusione impattare sul palo, decide di far entrare nella storia una classica partita pomeridiana. 3-2: il delirio! Il racconto di questa perla è il sunto dell’interismo. Lui avrebbe potuto dare di più, ma quel che ha dato rimane ugualmente impresso.
  5. Wesley Sneijder – Arriva a Milano il giorno prima del derby della Madonnina. Si accomoderà in panchina, pensano tutti. E invece, Mou decide di fidarsi del suo nuovo numero 10. E lui non tradisce le attese. Un calciatore letteralmente spaziale, che con il neroazzurro ha vissuto il momento più splendente della sua carriera. Nel 2010 avrebbe vinto il Pallone d’Oro con le vecchie regole di assegnazione del premio. Tanto basta.

WINNER: WESLEY SNEIJDER

Motivazione – Proprio l’affetto smisurato per le imprese compiute (vedi le reti a Dinamo Kiev e Barcellona) mi ha fatto pendere per lui, nella scelta più difficile della serata. Oggettivamente, Ibrahimovic avrebbe potuto benissimo prendersi il riconoscimento, ma Sneijder è stato realmente decisivo per la conquista del Triplete. E questo è necessariamente un aspetto da considerare. Non sarà il Pallone d’Oro, ma essere eletto miglior calciatore del decennio… dai, non è da buttar via.

  • CANDIDATI MIGLIOR ALLENATORE

  1. Hector Cuper – Le due stagioni più dolci e più amare che io possa ricordare. Abbiamo sfiorato uno scudetto e una Champions League, ma abbiamo maledettamente perso entrambe. Io ho un ricordo bellissimo del tecnico argentino, piuttosto criticato per il suo gioco prudente. Invece, lui ha sfruttato al massimo le caratteristiche della rosa, regalandoci dei sussulti come pochi altri hanno fatto. Nomination più che meritata per un professionista che avrebbe meritato molte più soddisfazioni. I misteri del calcio.
  2. Roberto Mancini – Conteggiando solo il numero di trofei vinti, è il tecnico più vincente della storia interista insieme all’immenso Herrera. Addirittura, circoscrivendo il tutto ai soli titoli nazionali, è il numero uno indiscusso. Tre campionati, due Coppe Italia e due Supercoppe Italiane in quattro anni. Chi crede che il merito sia di Calciopoli, forse dovrebbe ripassarsi la storia: già con l’avvento dell’attuale CT azzurro, l’Inter era tornata ad alzare trofei e a ridurre il gap con Juventus e Milan. Merito del grande lavoro dell’allenatore marchigiano.
  3. José Mourinho – Vorrei scrivere un libro, ma chi è coraggiosamente arrivato fin qui ne avrà già le tasche piene. Che dire? Lui è l’Inter. Si potrebbe sintetizzare così. E credo vada bene. Non ha bisogno di altre parole.

WINNER: JOSÉ MOURINHO

      Motivazione – Triplete basta?

  • CONCLUSIONI

Si conclude questa lunghissima avventura. Ci tengo ancora una volta a ringraziare Calatino, autore della preziosissima copertina. Il decennio più importante della storia interista è difficile da concentrare. Servirebbe un libro. O un film. O, perché no, una serie televisiva, che va tanto di moda.
Però, dobbiamo accontentarci di un lungo articolo di Indaco32.

Di seguito la top 11 del decennio:
TOP 11 (4-1-4-1) – Julio Cesar; Maicon, Samuel, Materazzi, Zanetti; Cambiasso; Ibrahimovic, Milito, Sneijder, Eto’o; Vieri. Allenatore: Mourinho.
Ecco coloro che accedono alla finalissima.

​​​​​​Portieri: Ghezzi-Sarti-Bordon-Zenga-Pagliuca-Julio Cesar
Difensori: Guarneri-Picchi-Burgnich-Bergomi (2 Premi) -Samuel
Terzini: Facchetti (2 Premi) -Brehme-Zanetti J.-Maicon
Centrocampisti: Skoglund- Suarez-Oriali-Baresi-Berti-Cambiasso
Attaccanti: Lorenzi-Mazzola S.-Boninsegna-Altobelli-Vieri-Milito
Top Player: Nyers-Mazzola S.-Corso-Beccalossi-Matthaus-Ronaldo-Sneijder
Allenatori: Foni-Herrera-Bersellini-Trapattoni-Simoni-Mourinho

 

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