Vi è mai capitato di ri-provare un'emozione che non nutrivate da tempo?
Avete avuto mai la sensazione di sentire internamente un'emozione che pensavate dimenticata? Ieri ho provato tutto ciò. Provare gioia nel veder negli occhi di un 60enne, mio padre, quella luce di orgoglio per il raduno della Nostra squadra è qualcosa di indescrivibile.
Di quale emozione parlo?

Per me diventare milanista è stato facile. Nascere nel periodo del grande Milan, vedere Van Basten, Gullit, Baresi e via fino ad oggi aiuta e rende tutto anche più semplice. Sono nato e cresciuto in un periodo in cui si era una macchina quasi perfetta. Facile tifare quando si vince.
Ecco perchè ho sempre ascoltato i racconti di un "casciavit" duro e puro come quelli del mio vecchio. Racconti intrisi di magia. Facile vantarsi di Rivera. Diverso è capire come poteva essere un idolo Buriani.
Ancora più difficile è stato farmi capire cosa voleva dire tifare Milan fino in fondo. Il Milan in quei racconti era un simbolo dell’imperfezione e, quindi, reale, umano. Una squadra di sofferenza, di cuore, di orgoglio e poi la luce, la gioia, la forza della Storia.
In quei racconti si è affogata la mia voglia di Milan. In quei racconti ho capito cosa vuol dire essere del Milan.

Ieri, guardando quel "muro rossonero"  ho capito il valore di quelle storie. Il milanista vero, quello a tutto tondo, sa cosa tifa, sa qual è la sua storia, sa da dove viene.
Rivivere quell'orgoglio tanto raccontato, riprovare a guardare al futuro con entusiasmo dopo tutte le angherie subite in questi anni è merito di questa nuova dirigenza. Non una parola fuori posto, non fumo negli occhi ma chiarezza. Bisognava ripartire dall'orgoglio e, per ora, la scelta paga. Bisogna richiamare il tifoso allo stadio e credo che non ci sia niente di meglio che cristallizzare il prezzo del biglietto.

Nessuno può sapere se queste scelte alla lunga pagheranno, se torneremo sul tetto del Mondo.
Bisognava ripartire da ciò che siamo, dal nostro orgoglio e ieri quel "muro rossonero", credo, abbia fatto capire un poco a tutti che stiamo tornando, che nel calcio così come nella vita si vince con il "lanciare il cuore oltre all'ostacolo".