A San Siro il 24 aprile è stata disputata la semifinale di Coppa Italia davanti a oltre 60.000 spettatori: benchè siano già passati tre giorni dall'evento, ancora oggi i titoli dei giornali danno ampio spazio a comportamenti razzisti avvenuti nel setttore ospiti dello stadio.

Per avere il quadro completo degli eventi si deve risalire a circa 10 giorni prima, quando sempre a San Siro si è disputata analogo match, valido per il Campionato di serie A. Tale gara era stata preceduta da una innocente "provocazione" del calciatore laziale Acerbi, ma anche stimatissimo ex del Milan, che aveva giudicato la compagine laziale superiore alla squadra rossonera, sia individualmente che come collettivo. La risposta dei milanisti nell'occasione, fu affidata a Bakayoko che giustamente rimandò l giudizio al verdetto del campo.

La partita, peraltro importante per la classifica delle contendenti, fu molto tesa; al di là di episodi di campo e le immancabili contestazioni arbitrali, al fischio finale si accese una rissa tra i calciatori, peraltro subito sedatasi; inoltre avvenne un episodio molto criticato: Bakayoko e Kessie esibirono alla curva milanista la maglietta biancoceleste scambiata in campo con Acerbi.
Apriti cielo! Cosa volessero fare con quell'antipatico gesto i due milanisti è stato oggetto di feroci interventi persino a livello politico; è stato immediatamente aperto un procedimento sanzionatorio a carico dei due calciatori e del Milan, che ha dovuto patteggiare la sanzione pecuniaria ed emettere un comunicato per cospargersi di cenere e battersi il petto contrita.

In realtà per quanto odioso e inopportuno, sono certo che il gestaccio di fine partita di Bakayoko e Kessie volesse nelle intenzioni rientrare in quella sorta di polemica goliardica apertasi con la diatriba di chi fosse il più forte.
E' stupefacente che l'abbiano capito solo i calciatori, mentre la voce dei Media dilagava intorno alla vicenda; ovviamente, noi riteniamo ovvio che si sia verificata, il clamore ha comportato una becero reazione nella parte più turbolenta del tifo laziale: ecco quindi i cori di natura razzista contro i due calciatori milanisti nella partita casalinga disputata dalla squadra capitolina contro la Udinese, poi ripetuti nella successiva gara di Campionato in casa contro il Chievo.

Incredibile ma vero non solo non c'è stata nessuna presa di posizione di quegli stessi politici e dirigenti sportivi che non avevano mancato di intervenire contro il Milan e i calciatori coinvolti, ma neppure il Giudice Sportivo è intervenuto nella vicenda, sanzionando la Società Laziale.
Con queste premesse risulta chiaro ed evidente che il "clima" a San Siro il giorno 24 aprile non poteva essere tranquillo. La partita valeva l' ingresso alla finale di coppa e entrambe le squadre venivano da risultati negativi.

Veniamo ora all'ultimo nodo cruciale della vicenda, le dichiarazioni di Leonardo, che ha sottolineato come in presenza dei cori razzisti, la partita andava sospesa; che il Giudice sportivo avrebbe dovuto aprire una inchiesta come fatto precedentemente contro il Milan; che i politici e i massimi dirigenti della Lega calcio avrebbero dovuto prendere posizione contro le manifestazioni razziste.

Che ci siano delle frizioni tra il club in mano a Elliot e il Palazzo è una cossa ormai accertata; il Milan quando fu sanzionato dall''UEFA con l'estromissione dalle coppe europee si trovò solo, senza l'appoggio della propria federazione, che pure vanta ed espone un apporto di 7 Coppe dei Campioni al lustro del calcio italiano...
Purtroppo i tempi in cui Berlusconi e Galliani erano "minimo" tenuti in considerazione, sono largamente alle spalle: oggi le linee guida le dettano gli Agnelli, i Pallotta, i Lotito.

Ma anche il Milan non è esente da responsabilità: perchè dire ora che la partita andava sospesa? Nasce il sospetto che sia l'inutile e meschino tentativo di guadagnare a tavolino ciò che si è meritatamente perso sul campo.
Se andava sospesa Milan -Lazio, andavano sospese anche Lazio vs Udinese e Lazio vs Chievo; ma come si fa a perseguire una minoranza di qualche centinaio di facinorosi su oltre 60.000 di spettatori corretti? facciamo vincere i primi? creiamo i presupposti per altri gravi disordini?

Infine la Società Lazio. Non può non conoscere chi sono queste teste calde; non può non isolarle e impedire che entrino all''Olimpico; non può addirittura esportarle fuori regione e tollerare che vengano esposti striscioni come quelli di Milano.

Politica e razzismo; retorica e vittimismo; speculazione e pretestuosità...

Povero calcio dove sei arrivato...