Finito il Mondiale femminile più seguito di sempre e forse anche il più "politicizzato". Otto edizioni, quattro vittorie delle americane, che continuano a dare una lezione al calcio femminile mondiale. Non c'è storia con le americane, in questo mondiale non hanno perso mezza partita. Le hanno vinte tutte.

Dominata l'Olanda, senza se e ma. Un Mondiale che ha acceso l'entusiasmo verso il calcio femminile, di cui la maggior parte degli italiani non sapevano niente, hanno iniziato a conoscere qualche giocatrice, qualcosina, ma niente di più.  Siamo ancora all'anno zero in Italia rispetto ai Paesi del Nord Europa e dell'America. Il calcio è il calcio, ma tra quello maschile e femminile le differenze ci sono, sono evidenti, a partire dalle discriminazioni, dai diritti negati. In Italia il calcio femminile rientra nel mondo dei dilettanti.

Sono due tipi di calcio diversi, anche se le regole sono le stesse, per ovvie ragioni, fisiche, tecniche, come per tutti gli sport. Ma questa è l'occasione delle occasioni per darla una svolta a questo movimento. Deve uscire dall'oratorio ed entrare nelle dinamiche del Paese. Si deve dare la possibilità alle bambine, alle ragazze di poterlo praticare questo sport, senza pregiudizi. E' una questione culturale e di civiltà.

Va incentivato.Tutte le società calcistiche dovrebbero dotarsi di una scuola di calcio femminile.  Altrimenti, poi, inutile piangere e lamentarsi. Ci troveremmo a dover contemplare sempre la superiorità delle altre nazionali. La nazionale femminile USA è la Nazionale dell'America, che porterà sulla maglia 4 stelle, quelle dei Mondiali vinti.
La nostra Nazionale se porta le stelle sono quelle vinte dai colleghi maschietti, altro mondo, altro trattamento, altro tutto. Sarebbe il caso di rivedere totalmente il sistema, iniziare ad uscire dal medioevo nel quale ci troviamo e modernizzarsi. Indietro non si può tornare. E poi il calcio femminile come tutti gli sport può essere fonte di business, di mercato, di economia, di opportunità, oltre che di civiltà sportiva.