"Oportet ut scandala eveniant" si direbbe in latino.
Lo schizofrenico rapporto tra Roma e Var e l'incredibile sequenza di errori a favore e contro la squadra giallorossa impongono una riflessione seria sul senso del video arbitraggio assistito.
I puristi del calcio, che rispetto al tennis o al cricket è uno sport di contatto, sostengono che l'introduzione del Var abbia alterato il senso del gioco: rivedere al rallentatore ogni spinta o trattenuta significa moltiplicare all'infinito i casi dubbi e potenzialmente frammentare all'infinito una partita. I due minuti passati tra il fuorigioco millimetrico di Piatek e l'annullamento del gol di Lazovic sono al limite del ridicolo: se in campo ci fosse il Barcellona di Guardiola bisognerebbe tornare indietro di cinque minuti ad ogni possesso palla.
Così come è assolutamente incomprensibile non andare a rivedere i rigori chiarissimi di Alex Sandro su Zaza o di Florenzi su Pandev.

Nel caso della Juventus, bisognerebbe riflettere molto attentamente in chiave europea sulla crescente pericolosità di Alex Sandro in area di rigore, purtroppo soprattutto nella propria.
Nel caso della Roma si tratta dell'italianissima usanza di gestire politicamente l'esercizio della giustizia.
Roma-Genoa è servita a riequilibrare, soprattutto nell'opinione pubblica, l'errore inspiegabile commesso ai danni dei giallorossi contro l'Inter: come dimenticare il chiarissimo sgambetto di D'Ambrosio a Zaniolo (per il quale peraltro ancora si attendono i commenti di Gigi Simoni e Massimo Moratti)? Come infatti spiegava Fascetti a Zeman una ventina di anni fa, in Italia gli arbitri, come in altri ambiti della giustizia, hanno storicamente un occhio di riguardo per i più potenti: sbaglieranno spesso a favore della Juventus contro la Roma, sbaglieranno a favore della Roma contro il Bari.

Per questo siamo d'accordo con chi, ad esempio il giornalista Franco Ordine, sottolinea come il nuovo protocollo Var abbia riportato tutto il potere nelle mani dell'arbitro. Si tratta di una scelta chiaramente politica, che potrebbe essere riequilibrata dall'unica riforma sensata del Var: accanto al "grave errore arbitrale", che diminuisce in maniera troppo discrezionale i margini di intervento del video, bisognerebbe  introdurre, come succede negli altri sport, due chiamate per tempo a discrezione dei capitani delle due squadre. Solo in questo modo avremmo la certezza di non perderci per strada qualche scandalo... in pensieri, opere e omissioni. 

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