Nei giorni scorsi ascoltavo in religioso, stizzito silenzio, da una parte gli osanna provenienti da ogni parte per aver piegato Lecce e Roma, dall'altra gli inni alla proprietà illuminata che, ancora una volta, ripiana, benedicendo la folla, un passivo di 100 milioni. Ovviamente il muezzin e il codazzo alla ricerca di un posto fisso in tribuna stampa, beatificavano Elliot, incolpando il Covid-19 per il clamoroso, ennesimo passivo.
Manco a dirlo, nel corso dei ripetuti salamelecchi, omettevano di chiedersi e chiedere al capo che non parla mai ma vede e provvede, per quale motivo Gazidis non ha trovato uno sponsor in due anni, oppure chi ha a bilancio Gattuso, Giampaolo, l'esonerando Pioli, Boban ed i rispettivi staff, oltre ad una quindicina di illuminati che occupano le sedie in pelle umana di via Aldo Rossi. Sicuramente anche questi orrori finanziari andranno annoverati tra le responsabilità della pandemia.

Ma torniamo al calcio giocato, che è peggio! 39 tiri in porta ed almeno 15 corner: pareggio col polmone d'acciaio al 95mo su autogol di una precisione balistica da cineteca contro l'ultima in classifica! Questo, siorre e siorri, è il vero, autentico Milan; ecco perché nei giorni delle preghiere per le imprese compiute, ho preferito tacere; la bestemmia tutto sommato non mi pare opportuna ed ho voluto evitarla! Se i numeri di un match obbrobrioso, l'ennesimo di una lista senza fine, sono questi, ci si chiede se tra qualcuno dei suddetti scalda poltrone ci sia qualcuno che si stia ponendo delle domande sulla cifra tecnica di questo squallore di squadra e se pensa davvero di arricchirla con quattro o cinque codici fiscali. Io ho già la risposta: nessuno si pone queste domande, tutti hanno il crapone imbottito di master rivolto a Palazzo Marino, il Milan sanno a malapena che è un cricket & football club.

Inutile imprecare contro questo manipolo di scarsoni che vanno in campo, men che meno contro la sfortuna: se tiri 39 volte in porta e la centri una, significa che fai tecnicamente tenerezza. Si continua a non capire il significato dell'esistenza calcistica di Kessie (solo quantità, zero qualità), o di Calhanoglu, la cui presenza ha senso ad andar bene tre minuti a gara, oppure di Paquetà (il gran pacco brasiliano), che come i suoi compagni, per centrare la porta deve effettuare una dozzina di tiri, la cui traiettoria arriverebbe a colpire ogni singolo quartiere di Milano se prolungata all'infinito. Non è che ci provano e sono ignorati dalla dea bendata, è che proprio non ce la fanno! Sono scarsi e basta e la colpa è di coloro che li han messi lì.
Ecco in sintesi le ragioni per le quali vorrei che fossimo già, non dico a fine campionato, dove ogni giornata facciamo un felino balzo in avanti dal settimo al settimo posto, ma alla conclusione del solito, umiliante circo del calciomercato al termine del quale i soliti noti si fregheranno le mani per i mirabolanti 4/5 sconosciuti (e inutili) che avremo tirato a bordo per uno spettabile campionato 2020/2021 da comprimari. Cronici.